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Sono trascorsi 118 anni da quel 29 aprile del 1906, giorno in cui nacque ad Acqualagna l’imprenditore marchigiano Enrico Mattei. Destinato a entrare nella storia come uno dei “capitani coraggiosi” che condussero l’Italia nell’epoca del miracolo economico, o “boom”, che coinvolse il Belpaese tra i primi anni ’50 e i primi anni ’60 dello scorso secolo, fondò l’ENI, che divenne una multinazionale del petrolio e sfidò le grandi compagnie internazionali.
Scomparso prematuramente in circostanze mai del tutto chiarite, Mattei lasciò un segno profondo nello scenario italiano del dopoguerra, tanto da risuonare in epoca contemporanea, ispirando le manovre economiche del prossimo futuro.
Ripercorriamo, dunque, la storia del “petroliere senza petrolio” a partire dalle sue origini, raccontandone intuizioni, innovazioni, fino a giungere all’odierno “piano Mattei” discusso in questi mesi dal Governo italiano.
Le origini di Enrico Mattei: da apprendista a condottiero
Nato da una famiglia di origini modeste, Mattei fu avviato prestissimo al mondo del lavoro dal padre, entrando come apprendista in una fabbrica di letti metallici. Nel giro di pochi anni, complice il profondo interesse verso il settore chimico e delle vernici, scala le posizioni verso ruoli sempre più dirigenziali, fino ad arrivare, nel 1934, a fondare la propria azienda, l‘Industria Chimica Lombarda: tale sarà il successo del proprio operato da far divenire l’ICL industria fornitrice delle forze armate italiane.
Con lo scoppio del secondo conflitto mondiale, l’imprenditore marchigiano prese le parti della Resistenza, operando dal 1943 in poi nelle Marche per il Comitato di Liberazione Nazionale. Proprio in questo contesto, il modesto apprendista che si approcciava al nuovo mondo del lavoro divenne ben presto un seguitissimo condottiero.
Iniziò, infatti, a raccogliere volontari per compiere azioni di liberazione; divenne sempre più un punto di riferimento, tanto da essere nominato capo militare delle bande partigiane cattoliche. Subì anche un arresto, che si risolse con l’evasione da un carcere di Como con l’aiuto di una guardia. Alla Liberazione, marciò in apertura della sfilata durante la manifestazione tenutasi a Milano.
Dall’Agip all’ENI
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, nel 1945, Enrico Mattei venne nominato commissario liquidatore dell’Azienda Generale Italia Petroli, più celebre con il suo acronimo AGIP. Il compito assegnatogli era quello di chiudere l’azienda, nata nel 1926, per ricavarne profitto: tuttavia, l’imprenditore non seguì i compiti datigli, vedendo nell’AGIP un buon mezzo di crescita e ripresa economica per il Belpaese. Seguirono così otto anni rocamboleschi fino alla nascita, nel 1953, dell’ENI, Ente Nazionale Idrocarburi.
Principale avversario dell’Italia, in campo petrolifero, erano le cosiddette “Sette sorelle”: nome assegnato dall’imprenditore alle principali compagnie petrolifere che, almeno fino agli anni ’70, dominarono il settore di mercato con poca competizione. Tale gruppo di compagnie era formato dalla Royal Dutch Shell, dall’Anglo-Persian Oil Company, Standard Oil of New Jersey, Standard Oil of New York, Texaco, Standard Oil of Californi e dalla Gulf Oil, alcune delle quali oggi conosciute sotto altri nomi.
Proprio dagli Stati Uniti arrivarono generosissime offerte per l’acquisto delle attrezzature dell’Agip, ormai in chiusura; allo stesso tempo, giunsero numerosi tecnici stranieri alla ricerca di nuove zone d’estrazione, molto vicine a quelle esplorate dall’ente italiano. Ciò insospettì Mattei, che adottò una strategia di ritardo mirato nella consegna di una relazione dettagliata sullo stato della liquidazione, così da fornirgli più tempo per andare fino in fondo alla questione, comprendendo se fosse possibile salvare o meno l’ente.
Il “metodo Mattei”
A supportare non la chiusura, ma una nuova rinascita dell’Agip, furono dei ritrovamenti di giacimenti di gas naturale. A una scoperta “fuoco di paglia” avvenuta in provincia di Cremona nel 1948 se ne susseguirono numerose, tanto che, nel 1952, vennero autorizzate nuove reti di gasdotti alla periferia di Milano.
Resta ancora celebre il metodo tramite il quale l’imprenditore bypassava le lunghe tempistiche di approvazione dei comuni per l’installazione dei tubi. Creando veri e propri “squadroni”, si faceva sì che il lavoro venisse compiuto di notte, spacciandolo la mattina dopo per un errore di percorso: i tubi venivano così installati, prolungando in tempistiche relativamente brevi la rete dell’Agip.
Nel 1953, nacque l’ENI: per legge, avrebbe avuto il monopolio degli idrocarburi cercati e rinvenuti nella Pianura Padana. Tuttavia, con il rifiorire delle industrie, quanto raccolto dai giacimenti non bastava. Per questo motivo, si avviò ben presto un processo di accordi trans-mediterranei, rivolgendo il proprio sguardo verso i paesi del Nordafrica: Tunisia, Libria, Algeria, Marocco. Non solo: Mattei strinse accordi col Medio Oriente, ricevendo una delle prime concessioni da parte dell’Iran.
Nacque in questo contesto il “metodo Mattei”: per rivaleggiare con le “sette sorelle”, propose ai paesi trans-mediterranei accordi economici alla pari, pagando alte percentuali di quanto estratto. Grazie a tali accordi, alla vigilia degli anni ’60 l’ENI e l’Italia arrivarono a vette considerate impossibili da scalare solo pochi anni prima.
La morte di Enrico Mattei e il testimone raccolto in età contemporanea
Colui che inizialmente veniva definito “petroliere senza petrolio”, dunque, raggiunse l’apice della sua carriera da imprenditore. O almeno, ciò si può solo presupporre: Enrico Mattei, infatti, morì prematuramente il 27 ottobre del 1962, di ritorno da un viaggio a Catania, schiantandosi col proprio bimotore a Bascapè, assieme al pilota e a un giornalista giunto per intervistarlo.
La fine di Mattei venne subito attribuita a numerosi mandanti: successive indagini ipotizzarono il posizionamento di una carica di tritolo nel piccolo aereo, nel vano dei carrelli. Ad oggi, così come la fine di Adriano Olivetti, le cause del terribile incidente non sono mai state del tutto chiarite.
Tuttavia, le sue idee non sembrano essere scomparse con lui. Di recente, si è tornati a parlare di “piano Mattei”, ovvero un approccio “non predatorio” ma piuttosto sostenibile e di cooperazione coi paesi del Nordafrica. A sostenere questa “partnership alla pari” sono circa 25 capi di Stato, assieme a ulteriori esponenti dei paesi africani.
Crescita e collaborazione, dunque, sarebbero le parole chiave per il successo di questo piano di cooperazione internazionale: il testimone di Enrico Mattei, dunque, è stato raccolto, e nell’arco dei prossimi dieci anni, potrebbe divenire una realtà.
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