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Com’era la vita nel Marocco del ‘900? Un modo interessante per scoprirlo è leggere “Il pane nudo”: opera sincera e spietata di Muhammad Shukri (1935-2003) che restituisce una scandalosa fotografia del Rif marocchino del secolo scorso. Si tratta di un racconto autobiografico senza filtri e dal forte spirito di denuncia sociale, censurato a lungo, in cui l’autore marocchino ha messo “a nudo” le proprie esperienze. Per anni quest’opera è stata vietata in Marocco, e non solo. Quali sono i motivi di tale condanna?
Miseria e violenza in “Il pane nudo”
“Il pane nudo”, ultimato nel 1973, è il primo capitolo di una trilogia autobiografica in cui Muhammad Shukri ha narrato i drammi della sua vita. Dalla miseria alla violenza, dagli abusi alle dipendenze per sesso e droghe: il racconto dell’autore marocchino appare impietoso e schietto.
Nato nel Rif degradato nella metà del ‘900, Shukri offre al lettore un quadro estremamente amaro della propria infanzia e gioventù. Il contesto storico è preciso: quello del protettorato spagnolo e francese.
Lo scrittore introduce tante tematiche. Parla di “una fame che fa male”, che costringe bambini come lui a frugare nelle pattumiere in cerca di cibo. Descrive le reiterate violenze domestiche per opera del padre, il “mostro”. Menziona, in breve, numerosi, troppi, episodi di soprusi, degrado e violenza che un bambino non dovrebbe mai conoscere: furti, prostituzione, gioco d’azzardo, abusi di potere.
Tra questi ultimi non si possono ignorare le pagine sui tragici eventi del 30 marzo del 1952, il cosiddetto “giorno nero”. Shukri assistette agli efferati atti della polizia contro la folla scesa in strada per manifestare contro il protettorato francese in vigore dal 1912.
27 anni di censura
L’estrema schiettezza e brutalità dei temi e dello stile di Muhammad Shukri costituiscono i principali cardini di interesse di “Il pane nudo”. La denuncia e la critica del degrado in cui verteva il Marocco hanno contribuito a garantirne un importante successo a livello internazionale. Il libro è stato, infatti, tradotto in diverse lingue, ma, come accennato in precedenza, l’opera è stata anche soggetta a una pesante censura in Marocco, protrattasi per lungo tempo.
In effetti, l’opera è stata vietata fino al 2000, per ben 27 anni, a causa dei contenuti “scomodi” e del linguaggio crudo e volgare utilizzato. Inoltre, la presenza di numerosi argomenti tabù, come descrizioni sessuali eccessivamente esplicite, ha fatto sì che il testo di Shukri fosse censurato anche in altri contesti arabi. In un contesto conservatore, quale quello dello scorso secolo, molti degli episodi raccontati dall’autore marocchino risultavano inaccettabili, scandalosi e offensivi.
Ciononostante, la censura de “Il pane nudo” ha probabilmente esaltato il valore sociale dell’opera. Il pregio dell’autore sta nell’aver raccontato senza timore verità scioccanti della società rifegna del ‘900, sfidandone l’ipocrisia e mettendone a nudo tutte le criticità. Opere come questa sono ben più che semplici narrazioni: sono viaggi immersivi di persone in carne e ossa in un tempo non troppo lontano.
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