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“Bacino del Mediterraneo” è il nome che, comunemente, viene assegnato a quell’area geografica bagnata dall’immensa distesa d’acqua, entro la quale numerose civiltà sono nate, vissute e scomparse, e dove oggi vivono circa 450 milioni di persone, appartenenti ai 22 Paesi accomunati dallo stesso mare. Un mare dalle cui acque sono emerse intere isole, teatro di numerose leggende. Un mare che, tuttavia, avrebbe potuto essere un lago salato: forse, ancor più, un deserto.
Migliaia di anni fa, infatti, si verificò un evento oggi conosciuto come la crisi di salinità del Messiniano: il Mare Nostrum, chiamato così dai Romani, andò prosciugandosi quasi del tutto, lasciando dietro di sé grandissime quantità di sale e davvero pochissima acqua. Cosa causò un tale disastroso avvenimento? E quale fu l’ancor più disastroso cataclisma che riportò la normalità sul Mediterraneo?
Dal mare al deserto: l’evaporazione del Mediterraneo
Il Messiniano è un periodo di oltre 1.9 milioni di anni, ultima parte della più estesa era geologica del Miocene. Il nome, com’è facilmente intuibile, deriva dal capoluogo peloritano, Messina. Tale periodo divenne celebre proprio per la curiosa ma inarrestabile evaporazione dell’enorme distesa d’acqua; agli occhi delle creature che abitavano a quel tempo la Terra sarebbero apparse distese di sale a perdita d’occhio, depositatosi sul fondo e lì rimastovi mentre le acque man mano prosciugavano.
Per comprenderne le cause, occorre fare un passo indietro e comprendere la vera natura del Mediterraneo. Si tratta, infatti, di un mare marginale: vale a dire, una distesa d’acqua dipendente ma separata da un mare più grande da fattori minimi, dalle fosse alle dorsali, rimanendovi ad ogni modo in contatto. Il Mare Nostrum, in questo caso, è direttamente legato all’Oceano Atlantico tramite lo Stretto di Gibilterra.
Ed è proprio da questo piccolo ma importantissimo canale che l’evaporazione del Mediterraneo ebbe inizio: esso, infatti, si chiuse, interrompendo l’unico collegamento con l’Oceano. Storici e studiosi sono ancora al lavoro per comprendere quali siano state le vere cause di tale avvenimento.
Le teorie principali, ad ogni modo, sembrano essere due: un movimento di placche tettoniche (quella araba, euroasiatica e africana), oppure un calo drastico del livello degli oceani che, come spiegato da Fabio Florindo, direttore della Struttura Ambiente dell’INGV, potrebbe essere imputabile a una glaciazione.
Chiuso da ogni parte, il mar Mediterraneo divenne un vero e proprio lago, salatissimo: nel giro di qualche migliaio di anni, si prosciugò in larga parte, lasciando dietro di sé sconfinate vallate caratterizzate da spesse distese di sale; numerose isole sommerse, in quel periodo, potrebbero essere riemerse; l’acqua si ridusse a pochi “laghetti” caratterizzati dalla poca profondità, da poter comparare oggi con il Gran Lago Salato in Utah.
Il cataclisma che riempì il bacino del Mediterraneo
Il mar Mediterraneo, dunque, sembrava destinato a sparire per sempre. Circa 250mila anni dopo la chiusura dello Stretto di Gibilterra, tuttavia, le cose cambiarono: secondo gli studiosi, la calotta antartica, responsabile della glaciazione che aveva fatto abbassare il livello delle acque oceaniche, si ritirò, permettendone un nuovo innalzamento.
Tale fattore creò un vero e proprio cataclisma: un’inondazione di dimensioni enormi, che permise alle acque oceaniche di superare lo Stretto di Gibilterra e di andare a riempire nuovamente il bacino del Mediterraneo. Per avere un’idea della potenza dell’acqua, basti pensare come, secondo gli studiosi, bastarono davvero pochi anni a riempire nuovamente il mare che aveva impiegato migliaia di anni a seccarsi.
Questo accadde perché la potenza dell’acqua andò aumentando man mano che la terra al di sotto di essa si erodeva: ben 100 milioni di metri cubi di acqua al secondo, una quantità inimmaginabile. Si scavarono così nuovi fondali, vennero probabilmente abbattute quelle nuove terre emerse che, loro malgrado, andarono formandosi.
Il mar Mediterraneo, dunque, tornò ad essere quello che oggi conosciamo: ancora oggi, data la potente salinità delle sue acque, deve allo Stretto di Gibilterra e perciò al costante collegamento con l’Oceano Atlantico il suo costante ricambio d’acqua, che gli permette di rimanere stabile e non evaporare nuovamente. Tuttavia, tali avvenimenti potrebbero di nuovo accadere tra migliaia di anni: spetterà alle popolazioni del futuro trovare delle soluzioni per fare in modo che il “deserto Mediterraneo” non si riformi nuovamente.
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