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Edificate durante un periodo di tempo compreso tra il 1536 e il 1588, le opere di Sinan, architetto capo dell’Impero Ottomano, sono divenute di fondamentale importanza per la storia dell’architettura turca. Sono ben più di trecento gli edifici a lui attribuiti: alcuni di essi sono dei veri e propri capolavori artistici, ancora oggi visitati da milioni di turisti. Dagli hammām ai mausolei, dagli acquedotti alle moschee: quali sono i capolavori progettati da Mimar Sinan?
Le più celebri opere di Sinan: hammām e acquedotti
Durante il lungo periodo di attività artistica al servizio della famiglia imperiale, a cavallo tra i regni di Solimano il Magnifico, Selim II e Murad III, lo schiavo divenuto prima Giannizzero e poi Mimar (“architetto capo”) del regno ottomano progettò la costruzione di numerosissimi edifici. Tra di questi, certamente, figurano acquedotti e hammām (bagni pubblici): essi possono essere ammirati ancora oggi, e sono ancora funzionanti.
Tra i capolavori architettonici di Sinan, l’acquedotto Kirkçesme si estende per ben più di 50 km, canalizzando l’acqua verso diverse parti di Istanbul. Particolarità di tale sistema idrico, oltre la lunghezza, è certamente la presenza di più di trenta ponti dalla notevole altezza: alcuni di essi raggiungono i 35 metri, per una lunghezza di 700 metri.
Non solo acquedotti: il bagno pubblico più antico di Istanbul è stato costruito proprio da Mimar Sinan. Si tratta del Süleymaniye Hamam, costruito per conto del celebre sultano, attivo sin dal 1557: ancora oggi, chiunque desideri trascorrere un momento di relax godendo del tradizionale trattamento del bagno turco, può recarvisi, trascorrendo due piacevoli ore, alla fine delle quali si verrà accolti da una buona tazza di çay, tipico tè turco.
Di tale edificio colpisce certamente la struttura centrale, non solo per le temperature raggiunte (almeno fino ai 60°), ma anche per le meravigliose decorazioni, in legno e marmo. Questo bagno pubblico è l’unico della capitale privo di settori separati: dal 2001 viene usato, infatti, per permettere esperienze di coppia.
Dalle sezioni separate per sesso, invece, è l’Haseki Hürrem Sultan Hamamı: commissionato dalla moglie di Solimano, è stato per oltre un secolo utilizzato come magazzino, fino agli anni ’50 del ‘900, momento in cui nei partirono i restauri. Riaperto dal 2011 con il proprio scopo originario, esso a sua volta permette un’esperienza tradizionale, separando tra di loro, tuttavia, donne e uomini.
I capolavori di Sinan: le moschee di Selim e Solimano
Tra le oltre trecento opere architettoniche attribuite a Sinan, figurano una cinquantina di mescit, piccole moschee, e quasi un centinaio di camii, edifici religiosi più grandi, alcuni dei quali imperiali, ovvero commissionate dai membri della famiglia reale, o dai sultani stessi, per esservi poi seppelliti.
Una delle prime, imponenti opere di questo tipo è sorta dopo il 1548, nata tuttavia in circostanze dolorose: si tratta della Moschea Şehzade, commissionata da Solimano dopo la morte dell’amatissimo figlio Mehmed, spentosi prematuramente a causa del vaiolo. Si tratta di una vera e propria innovazione dal punto di vista architettonico: basti pensare all’innovativa cupola centrale, sorretta a sua volta da semicupole.
Impressionato dal lavoro dell’architetto, il sultano commissionò allora la propria moschea imperiale: inaugurata nel 1557, la Süleymaniye Camii sarà una delle opere maggiori di Sinan, restando l’edificio religioso più grande di Istanbul fino al 2019, con l’inaugurazione della più grande e moderna Büyük Çamlıca Camii.
Ma il vero capolavoro di Mimar Sinan, per stessa ammissione dell’architetto nella propria autobiografia, è senza dubbio la Moschea di Selim II, figlio e successore di Solimano il Magnifico. Eretta a Edirne, con essa un ormai anziano Sinan porterà a termine alcuni dei propri obiettivi artistici: tra di essi, la costruzione della gigantesca cupola centrale, sorretta a sua volta da otto pilastri marmorei.
Mimar Sinan è stato tra gli architetti più prolifici della storia della Turchia; il suo stile, unico nel suo genere, è stato fonte d’ispirazione per numerose altre opere sorte negli anni successivi alla sua morte: basti pensare alla Moschea Blu, o anche al più lontano Taj Mahal.
Tutti gli storici e critici dell’arte concordano sul fatto che, alla sua morte, iniziò un periodo di declino dal punto di vista architettonico: mai più tale splendore fu raggiunto nella storia. Le sue opere restano a imperitura memoria, dunque, dello schiavo al servizio della famiglia imperiale che portò l’architettura ottomana al suo massimo splendore.
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