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Sotto le acque cristalline del Mediterraneo si nasconde un cuore verde che respira. È la posidonia oceanica, una pianta marina che forma delle vere e proprie foreste sommerse, invisibili a occhio nudo ma vitali per l’equilibrio dell’ecosistema. Spesso scambiata per un’alga, la posidonia è in realtà una pianta superiore, con radici, fusto e foglie. Per questo, è capace di produrre ossigeno, immagazzinare anidride carbonica e custodire una biodiversità che, purtroppo, è sempre più in pericolo. Non a caso l’UNESCO l’ha riconosciuta come patrimonio mondiale, simbolo di un Mediterraneo che vive e respira attraverso le sue praterie sommerse.
Il polmone sommerso del Mare Nostrum
La posidonia oceanica cresce in fondali sabbiosi o rocciosi, tra la superficie e i 40 metri di profondità. Le sue foglie nastriformi si muovono al ritmo delle correnti, creando l’impressione di un mare che respira. Il suo contributo ecologico è immenso.

Si calcola infatti che ogni metro quadrato di prateria produca fino a 20 litri di ossigeno al giorno, rendendola un polmone sommerso paragonabile alle foreste terrestri. Inoltre, le radici trattengono i sedimenti e stabilizzano i fondali, proteggendo le coste dall’erosione. Anche le foglie ormai morte svolgono un ruolo fondamentale: accumulandosi lungo le spiagge, formano barriere naturali che difendono litorali e dune dalla forza delle onde.
Tuttavia, il suo ruolo più prezioso è quello di habitat: le praterie di posidonia sono una nursery naturale per centinaia di specie di pesci, molluschi e crostacei. Qui si riproducono orate, saraghi, cefali, ma anche cavallucci marini e stelle di mare. Senza la posidonia, gran parte della biodiversità mediterranea non avrebbe un rifugio in cui crescere.
Un’antica eredità culturale
La relazione tra l’uomo e la posidonia ha radici antiche. I Greci e i Romani ne conoscevano bene le proprietà: usavano le sue foglie essiccate come isolante per le case, come imbottitura per i materassi e persino come fertilizzante per i campi. Nelle coste del Mediterraneo occidentale, era diffusa l’abitudine di raccoglierla dopo le mareggiate e utilizzarla per proteggere le derrate alimentari nei magazzini.
La pianta porta con sé anche un bagaglio di simboli e leggende. In alcune tradizioni popolari veniva chiamata “lana di mare” o “erba di Nettuno”, associata al dio delle acque. Il nome stesso è un chiaro omaggio a Poseidone. In altre storie locali, le foglie venivano considerate un segno propizio, legate al ciclo della vita e della rinascita marina. La posidonia entra quindi a pieno diritto in quell’intreccio di natura e cultura che da millenni caratterizza il Mediterraneo.
Minacce e tutela della Posidonia
Oggi, purtroppo, la foresta invisibile del Mediterraneo è in pericolo. Negli ultimi decenni la superficie delle praterie di posidonia si è ridotta drasticamente, minacciata da diversi fattori. Il principale è l’inquinamento, che con gli scarichi urbani e industriali altera la qualità delle acque e indebolisce la pianta. Anche il turismo balneare, spesso in modo inconsapevole, contribuisce alla dispersione delle foglie spiaggiate, che invece svolgono un ruolo fondamentale di protezione costiera.

A questo si aggiungono gli ancoraggi selvaggi: le imbarcazioni che gettano le ancore direttamente sui fondali strappano via interi ciuffi di posidonia, compromettendo equilibri secolari. Infine, il cambiamento climatico, con l’innalzamento delle temperature marine, ne rallenta la crescita e ne favorisce la regressione.
Al fronte di queste minacce, crescono anche le iniziative di tutela. Alcune aree marine protette in Italia, Spagna e Francia hanno introdotto boe ecologiche per evitare danni da ancoraggio. Campagne di sensibilizzazione spiegano ai turisti che i cumuli marroni di foglie sulle spiagge non sono rifiuti, bensì una barriera naturale indispensabile. E i ricercatori continuano a monitorare la posidonia come un vero termometro della salute del Mediterraneo: dove la pianta prospera, il mare è ancora vivo.
Proteggere la posidonia significa proteggere il Mediterraneo nella sua interezza. Le sue praterie raccontano una storia di resistenza e di un equilibrio tanto fragile quanto indispensabile.
Se le foreste terrestri sono i polmoni del pianeta, la posidonia è il respiro del mare. Un respiro lento e silenzioso che da millenni sostiene la vita, e che oggi dipende dalla capacità dell’uomo di riconoscerne il valore. Salvare la posidonia significa custodire il Mare Nostrum, affinché continui a essere, per le generazioni future, un mare che davvero respira.
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