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Nel cuore meridionale dell’Albania, abbarbicata sul fianco del monte Mali i Gjerë, sorge Gjirokastër: la città di pietra. Conosciuta in epoca bizantina come Argyrókastro, il “castello d’argento“, Girocastro custodisce già nel suo nome un bagliore leggendario, legato alla figura della principessa Argjiro.
Secondo la tradizione orale, la principessa si sarebbe gettata dalla rupe del castello pur di sfuggire alla cattura ottomana, diventando simbolo di resistenza e sacrificio. Un mito che, pur non documentato storicamente, restituisce il valore di questa città come luogo di frontiera, facilmente rintracciabile nelle sue vie acciottolate.
Le origini della città di pietra
Le prime testimonianze documentarie di Argirocastro sono datate al XIII secolo; tuttavia la fortezza, il vero cuore della città, potrebbe risalire già al V-VI secolo. Costruita in posizione strategica, domina sulla valle del Drino, un vantaggio non indifferente che le conferì un ruolo di rilievo nelle dinamiche politico-militari della regione. Fu dimora della potente famiglia Zenebishi, tra i principali signori locali dell’Epiro albanese nel tardo medioevo.
Con la conquista ottomana, nel XV secolo, Girocastro si trasforma in uno dei principali centri amministrativi del vilayet di Janina. Tra il XVI e il XVIII secolo, la città conosce una notevole crescita urbanistica: nasce il tipico tessuto urbano a terrazze. Inoltre, il paesaggio urbano è scandito dalle caratteristiche abitazioni signorili a kullë, delle torri residenziali fortificate.
Gjirokastër non sarebbe ciò che è senza la sua materia prima: la pietra. Ogni casa e ogni strada sono rivestite da lastre grigie, che restituiscono un paesaggio urbano uniforme ma incredibilmente suggestivo. L’esempio più celebre è la Casa Zekate, costruita nel 1812: una dimora fortificata che unisce estetica ottomana e funzionalità difensiva, con affreschi, stanze separate per genere e ospiti, e un impianto termico.
Secondo alcune fonti, è proprio la pietra a dare il nome ad Argirocastro: un riferimento alla città ed il suo imponente castello, che si narra brillassero come argento dopo la pioggia, grazie ai tetti e ai muri in pietra levigata.
Il castello, continuamente ampliato durante i secoli, domina ancora oggi la città. Al suo interno, l’acquedotto fatto costruire da Ali Pascià di Tepelena nel XIX secolo e il ponte di Kordhocë sono testimonianze tangibili della capacità ottomana di modellare anche lo spazio urbano più impervio con infrastrutture durature.
Identità in movimento: dal nazionalismo al comunismo
Nel XIX secolo Argirocastro diventa anche centro del risveglio culturale e nazionale albanese. Nel 1880 vi si tiene una delle prime assemblee patriottiche, mentre nel 1908 viene inaugurata la scuola “Liria“, tra le prime in lingua albanese. La posizione della città, a ridosso del confine greco, la pone al centro delle contese geopolitiche del primo Novecento: nel 1914 entra a far parte dello Stato Autonomo dell’Epiro del Nord, e solo nel 1921 viene assegnata ufficialmente all’Albania.
Durante il regime di Enver Hoxha, nato proprio ad Argirocastro nel 1908, la città viene trasformata in simbolo dell’identità socialista. Il castello diventa prigione e museo delle armi, e Argirocastro viene trasformata in una “città museo”: il centro storico viene preservato al prezzo di un’urbanizzazione forzata ai margini.
Argirocastro oggi: memoria e turismo

Nel 2005, il centro storico di Argirocastro è stato inserito nella lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO come “esempio ben conservato di città ottomana costruita da e per i commercianti“. Un riconoscimento che ha rilanciato il turismo culturale, in una città che continua a vivere un delicato equilibrio tra tutela e sviluppo. Ogni cinque anni, la cittadella ospita il Festival Folklorico Nazionale, vetrina della cultura albanese. Danze, costumi, canti e strumenti tradizionali restituiscono un mosaico vibrante, con radici salde nel passato.
Uno dei figli più celebri di Argirocastro, lo scrittore Ismail Kadare, ha immortalato la città nel romanzo “Cronaca nella pietra” (1971), dove l’infanzia e la guerra si mescolano in un paesaggio urbano in cui ogni pietra custodisce una storia.
Gjirokastër è un luogo che sfugge alle semplificazioni. Nel panorama del Mediterraneo balcanico, rappresenta un caso esemplare di come le città possano farsi custodi del tempo, archivi viventi di una storia comune segnata da incroci, dominazioni, resistenze e rinascite.
Sembra quasi che Argirocastro tragga la sua forza dalla pietra che custodisce la sua memoria.
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