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La corrida è uno degli spettacoli più attesi e controversi. Radicata nella storia e nelle tradizioni popolari, racconta secoli di cultura, rituali e pratiche sociali. Intreccia arte, coraggio e disciplina in un evento che continua a suscitare fascino e dibattito.
Origini e diffusione
Le radici della corrida affondano in pratiche antichissime, risalenti ai rituali mediterranei e medio-orientali dedicati al toro, animale sacro e simbolo di fertilità e forza. Già nelle civiltà minoiche di Creta (II millennio a.C.) esistevano giochi rituali con tori o venerazione, come la taurocatapsia, mentre in epoca romana i combattimenti con animali venivano organizzati negli anfiteatri.
La corrida in senso moderno nasce però in Spagna nel XVIII secolo, trasformandosi da spettacolo riservato all’aristocrazia, dove nobili a cavallo affrontavano il toro come prova di coraggio e abilità, a evento popolare. La transizione verso la “corrida a piedi”, con il matador come protagonista centrale, segnò l’inizio della struttura ritualizzata che conosciamo oggi.

Nel corso del tempo, lo spettacolo si diffuse in Portogallo, Francia, Messico, Colombia e Perù, seguendo le vie coloniali e culturali della Spagna. In ogni paese assunse caratteristiche proprie: in Portogallo si mantenne la tradizione equestre, in Francia si arricchì di elementi spettacolari mentre in America Latina si intrecciò con le feste religiose e civili, assumendo una dimensione sociale e popolare ancora più ampia.
Struttura e personaggi
La corrida è uno spettacolo altamente ritualizzato, scandito da fasi precise e da ruoli ben definiti. Al centro dell’arena si trovano il matador, termine spagnolo che significa “uccisore”, e il toro. Il matador è il protagonista assoluto della corrida e a lui spetta la responsabilità di guidare lo spettacolo, affrontare l’animale e concludere la sfida.
Ad accompagnarlo ci sono altre figure fondamentali. I picadores, il cui nome deriva da picar (“pungere”), sono toreri a cavallo armati di lunghe lance. Il loro compito è quello di indebolire la muscolatura del toro, limitandone l’impeto. I banderilleros, invece, prendono il nome da banderilla (“piccola bandiera”). Loro a piedi e con grande agilità, conficcano nell’animale colorate aste appuntite, stimolandone i movimenti e contribuendo al controllo della sua forza.
Il toro utilizzato nelle corride appartiene quasi sempre alla razza Toro Bravo, allevata in Spagna con metodi tradizionali che puntano a svilupparne potenza, resistenza e temperamento. Si tratta di animali selezionati per generazioni, destinati esclusivamente all’arena. Un aspetto che contribuisce ad alimentare le controversie relative alla Corrida.

L’arena stessa, di forma circolare, è parte integrante dello spettacolo e consente al pubblico di seguire ogni azione senza ostacoli e rappresenta lo spazio simbolico della sfida. Ogni fase della corrida, dall’ingresso solenne del toro fino alla conclusione, è regolata da codici precisi, che richiedono disciplina, tecnica e un grande coraggio da parte dei toreri.
Varianti nel mondo
La corrida ha subito adattamenti significativi nei diversi paesi in cui è praticata e ha assunto forme e significati culturali differenti. In Spagna, patria originaria della corrida moderna, gli spettacoli si concentrano soprattutto in regioni come Andalusia, Castiglia-La Mancia, Madrid e Valencia.
Nel Portogallo, la tradizione si è sviluppata in una forma più acrobatica e rispettosa dell’animale. Il toro non viene ucciso in arena e il cavaliere, o cavaleiro, esegue spettacoli a cavallo. Nel frattempo, gruppi di uomini a piedi affrontano l’animale con tecniche specifiche, soprattutto nelle regioni dell’Alentejo e dell’Algarve. In Francia, nelle città del sud come Nîmes, Arles e Bayonne, la corrida segue regole simili a quelle spagnole. Accanto alla versione tradizionale si sono sviluppate varianti meno cruente, come la course camarguaise, dove l’animale non subisce danni e lo spettacolo si concentra su agilità e abilità dei partecipanti.
La tradizione si è diffusa anche in America Latina con modalità adattate ai contesti locali. In Messico e in Colombia, città come Città del Messico, Guadalajara, Bogotà e Cali ospitano corride integrate a feste religiose e civili, con musica, costumi e rituali che conferiscono al fenomeno una forte dimensione sociale e comunitaria. Anche in Perù, specialmente a Lima e Trujillo, le corride si intrecciano con festività patronali e tradizioni locali.
Negli ultimi anni sono nate le cosiddette corridas etiche o eco-corridas, in cui il toro non viene ferito e lo spettacolo punta sulla coreografia e sull’abilità dei toreri, rispondendo alle sensibilità moderne pur mantenendo il legame con le origini storiche.
In passato, forme taurine si svolgevano anche in alcune regioni del Nord Africa e nelle isole del Mediterraneo, come Sicilia e Sardegna, dove eventi locali legati a feste religiose o civili documentano la diffusione storica della tradizione.
Queste varianti dimostrano come la corrida, pur essendo profondamente radicata nella cultura spagnola, abbia saputo adattarsi a contesti geografici e culturali diversi, rimanendo un fenomeno globale che fonde spettacolo, ritualità e identità territoriale.
Controversie e dibattito
Nonostante il valore storico e culturale, la corrida genera dibattiti accesi. Le critiche principali riguardano la sofferenza degli animali e le implicazioni etiche della loro morte. In molti paesi, gruppi animalisti hanno ottenuto restrizioni o divieti, mentre altri difendono la corrida come patrimonio culturale. Corridas simboliche o eco-corridas rappresentano tentativi di conciliare tradizione e rispetto per gli animali.
Nonostante le critiche e le discussioni etiche, la corrida resta parte integrante della storia e della cultura di molti paesi, testimone di tradizioni secolari e simbolo di un patrimonio complesso che continua a suscitare fascino, passione e riflessione.
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