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Il 24 giugno si celebra la nascita di San Giovanni Battista, una delle rare occasioni in cui la liturgia commemora la venuta al mondo di un santo, anziché la sua morte. La data, fissata esattamente sei mesi prima del Natale, richiama un passo del Vangelo secondo Luca, secondo cui Giovanni nacque sei mesi prima di Gesù. Intorno a questa ricorrenza religiosa si è stratificato, nel tempo, un patrimonio di usanze stagionali che affondano le radici negli antichi riti legati al giorno più lungo dell’anno.
Nella notte del 23 giugno, in molte regioni del Mediterraneo si accendono falò, si raccolgono erbe e si scrutano presagi. Una ricorrenza che conserva tracce di antiche credenze legate al solstizio, quando si temeva che la luce iniziasse lentamente a cedere il passo all’oscurità.
Il potere del fuoco: un patto con il Sole
Nel mondo contadino, il fuoco acceso nella notte del 23 giugno aveva una funzione precisa: rafforzare il Sole dopo il solstizio. Le fiamme diventano così quasi uno strumento di comunione. Non è un caso che la pratica più diffusa sia quella del salto del fuoco: coppie di amici, innamorati, sconosciuti che si tengono per mano e attraversano insieme il confine tra il noto e l’ignoto. In Sardegna, chi compie questo gesto diventa “comare” o “compare de Santu Juanne”: un legame simbolico che, si dice, nemmeno il tempo può spezzare.

In tutta l’isola, i falò sono una tradizione diffusissima. Ad Abbasanta, sono gli uomini che si chiamano Giovanni ad accendere il fuoco: una ritualità che rafforza l’identità collettiva. Filastrocche e antichi versi popolari vengono recitati mentre si salta tra le fiamme, per invocare protezione da mali, invidie e malattie.
L’acqua della luna e altre tradizioni
Se il fuoco rappresenta l’energia del Sole, l’acqua, nella notte di San Giovanni, è la custode della Luna. Secondo la tradizione, la sera del 23 si prepara un infuso con erbe e fiori spontanei come lavanda, salvia, rosmarino, menta e camomilla, da lasciare all’aperto per tutta la notte. All’alba, l’acqua si utilizza per lavarsi mani e viso. Si dice porti fortuna, salute e amore. In alcune zone, si attribuiscono a questo gesto poteri ancora più concreti: rinforzare i capelli, lenire la pelle e favorire la fecondità.
Sono tre i momenti principali del rito: la raccolta delle piante, che richiede conoscenza e rispetto; l’esposizione all’aria notturna, in un gesto di abbandono fiducioso; il bagno del mattino, che segna un nuovo inizio. Ogni passaggio custodisce un significato. Più che superstizione, si tratta di un modo simbolico per collegare l’uomo alla natura. La stessa tradizione consiglia, infatti, di non estirpare le piante alla radice e di raccogliere solo ciò che serve, a sottolineare il legame responsabile con l’ambiente.

Alcuni riti conservano, tuttavia, la loro funzione divinatoria, riflesso di antiche credenze superstiziose legate alla notte di San Giovanni. Secondo un proverbio veneto, questa notte “destina mosto, sposalizi, grano e pane”: elementi chiave del ciclo agricolo e della vita familiare. In diverse regioni d’Italia si ricorre così a piccoli gesti profetici, spesso legati alla fertilità, al raccolto o all’amore.
In Molise, si fonde il piombo e lo si versa in acqua per leggerne le forme come presagi. In Sardegna, il fiore del cardo, posto sul davanzale, viene osservato l’indomani: la sua attrazione per formiche o moscerini suggerisce la professione del futuro sposo. In Calabria, le madri donano alle figlie una bambola intrecciata con erbe e fiori, simbolo di fecondità e passaggio all’età adulta. Sono rituali semplici, ma ricchi di immaginario. Raccontano l’esigenza umana di interpretare i segni per costruire un senso attorno all’incertezza.
Fede e festa: il giorno di San Giovanni
Nella giornata del 24 giugno si celebrano, invece, liturgie solenni in molte località italiane. A Ragusa, la statua seicentesca di San Giovanni viene portata in processione per le strade, accompagnata da fedeli scalzi che offrono ceri per la grazia ricevuta, in un momento di intensa devozione.
A Genova, patrono della città, il 23 si anima di mercatini e musica, mentre a mezzanotte in Piazza Matteotti si accende il grande falò. Il giorno successivo, le antiche Confraternite sfilano fino al Porto Antico, dove il Cardinale benedice il mare.
La notte di San Giovanni ha lasciato tracce anche nella letteratura. Shakespeare ambienta il suo Sogno di una notte di mezza estate proprio nel periodo del solstizio. Infatti, anche il Midsummer elisabettiano, celebrato il 23 e 24 giugno, riprendeva gli stessi temi: fuochi, auspici, riti propiziatori.
Nonostante le radici antichissime, molte di queste pratiche sono ancora vive. Da riti legati alla speranza o alla sopravvivenza, si sono trasformati in gesti di appartenenza, capaci di rafforzare il senso di comunità. Un’occasione per tornare alle proprie radici, con consapevolezza nuova. Alcune notti, più di altre, portano con sé un‘atmosfera diversa, magica: indubbiamente, il 23 giugno è una di queste.
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