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Lungo le strade tortuose delle Madonie, complesso montuoso dell’entroterra palermitano, è nato uno dei miti assoluti dell’automobilismo italiano: la Targa Florio. Una competizione divenuta leggenda, che ha legato per sempre la Sicilia alla passione per i motori ed il brivido della sfida su un circuito unico.
La nascita della Targa Florio
L’ideatore fu Vincenzo Florio (1883–1959), esponente di una delle famiglie imprenditoriali più influenti di Palermo. Uomo cosmopolita e appassionato di velocità, decise di portare sull’isola una competizione che fosse all’altezza dei grandi eventi europei. Prese ispirazione dalle prime gare francesi e dalla Gordon Bennett Cup, nel clima del primo Novecento, dove l’automobile era il simbolo del progresso e della modernità. In un territorio come quello delle Madonie, diventava una sfida tecnica e culturale che rifletteva la fiducia nella velocità e nel futuro.
Il 6 maggio 1906, all’alba, prese così il via la prima edizione della Targa Florio sul Grande Circuito delle Madonie. A trionfare fu Alessandro Cagno su Itala, che completò tre estenuanti giri del tracciato, tagliando il traguardo tra l’entusiasmo della folla. Col passare delle edizioni, le montagne siciliane si trasformarono in un palcoscenico internazionale.

Il percorso fu da subito ciò che rese la gara unica. Non si correva su un circuito chiuso, bensì su strade pubbliche che collegavano piccoli paesi e campagne. Il Grande Circuito, lungo quasi centocinquanta chilometri a giro, imponeva oltre duemila curve e più di mille metri di dislivello. Negli anni successivi si passò al Medio Circuito e poi al Piccolo Circuito, di settantadue chilometri, che restò teatro delle edizioni più celebri fino al 1977.
I grandi protagonisti del circuito
La Targa Florio fu anche un palcoscenico per i più grandi marchi dell’automobilismo. Alfa Romeo, Ferrari, Porsche, Bugatti e Lancia si contesero la gloria sulle Madonie, con risultati che entrarono nella leggenda. Tra i piloti, il nome che rimane più legato alla corsa è quello di Nino Vaccarella, il “Preside volante” di Palermo, che trionfò per ben tre volte: nel 1965, nel 1971 e nel 1975. La sua dedizione era tale che, in più di un’occasione, scelse di rinunciare a competizioni prestigiose come Le Mans pur di correre nella sua terra.
Accanto a lui, personaggi come Stirling Moss, che nel 1955 vinse con la Mercedes-Benz 300 SLR, o Vic Elford, capace di domare la Porsche 907 in un circuito così tortuoso, contribuirono a rendere la Targa un laboratorio di talento e coraggio. Negli anni Sessanta si accese anche la rivalità tra Alfa Romeo e Porsche: due scuole motoristiche a confronto, l’una legata all’orgoglio italiano e l’altra destinata a diventare la padrona assoluta della corsa. Infatti nel 1973, gli olandesi Gijs van Lennep ed Herbert Müller portarono alla Porsche l’undicesima vittoria, consolidando un record ancora imbattuto. I piloti accorrevano da ogni parte d’Europa per partecipare alla competizione.

Ma ciò che dava fascino alla corsa era anche la sua fragilità. La Targa si disputava su strade pubbliche, con gli spettatori a bordo strada e protezioni ridotte al minimo. Località come Cerda, Collesano, Campofelice di Roccella, Isnello e Castelbuono vivevano infatti la corsa come un evento attesissimo: la gente si arrampicava su muri, tetti e pendii pur di assistere al passaggio delle auto. Erano tratti spettacolari, ma anche tra i più insidiosi, dove il rischio correva di pari passo con l’entusiasmo popolare.
La Targa Florio oggi
Negli anni Sessanta e Settanta, quando le vetture raggiunsero velocità sempre più elevate, purtroppo i rischi divennero insostenibili. La Targa Florio, insieme alla Mille Miglia, segnò la fine delle grandi corse su strada in Italia, per l’impossibilità di adeguarsi ai nuovi standard di sicurezza. Nel 1973 la corsa venne esclusa dal Campionato Mondiale Marche. Quattro anni dopo, nel 1977, un grave incidente che costò la vita a due spettatori decretò la fine delle gare di velocità pura sulle Madonie.

Nonostante ciò, la Targa Florio non scomparve mai del tutto. Dalla fine degli anni Settanta sopravvisse sotto altre forme, come il Rally Targa Florio, valido per il Campionato Italiano. A queste si affiancarono le rievocazioni dedicate alle auto storiche, tra cui la Targa Florio Classica, oggi organizzata dall’Automobile Club Palermo e dalla Fondazione Targa Florio. Il mito si trasformò, diventando patrimonio culturale e sportivo di un’intera regione, ricordato ancora oggi dopo più di cinquant’anni dalla sua fine.
Per la Sicilia, infatti, ogni edizione della Targa Florio era vissuta come una festa popolare: famiglie intere si radunavano lungo i tornanti per vedere sfrecciare auto e piloti, portando turismo e notorietà internazionale a paesi che fino ad allora erano rimasti ai margini. Ancora oggi, grazie alle rievocazioni e ai progetti culturali europei, la Targa Florio continua a essere un ambasciatore del territorio, capace di raccontare l’identità siciliana al mondo.
Uno splendido capitolo che unisce il coraggio dei piloti, l’ingegno delle case automobilistiche e l’identità di un’isola che, con le sue montagne e i suoi paesi, è stata consacrata alla storia come teatro naturale di una sfida senza eguali.
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