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Più di un millennio fa, a Baghdad, nacque la Bayt al-Ḥikma: la piccola biblioteca privata del grande califfo Hārūn al-Rashīd divenne uno dei punti di riferimento culturali del mondo arabo-islamico, se non il più grande centro durante l’epoca d’oro della dominazione islamica.
Ebbe una storia fin troppo breve, durata poco più di quattro secoli; tuttavia, l’enorme tesoro culturale contenuto in essa è stato, sin da allora, d’ispirazione per la creazione di ulteriori centri, passati e presenti, costruiti in diversi Paesi del Mediterraneo. Ma, prima di scoprirli, occorre fare un salto indietro, fino alla fine dell’ottavo secolo, alle origini di una semplice idea che avrebbe cambiato il mondo.
La storia della Bayt al-Ḥikma
Il più importante centro culturale del mondo arabo-islamico nacque come semplice biblioteca personale di un califfo destinato a restare nella storia: Hārūn al-Rashīd. Uomo di grande cultura e di grande saggezza, alla sua figura sono legati più aneddoti.
Personaggio principale di molte delle storie narrate in Le mille e una notte, è entrato nella storia per il proprio animo caritatevole e timoroso dell’aldilà. Tuttavia, il suo regno, pur essendo punto d’inizio per l’età d’oro islamica, viene ricordato per le numerose rivolte interne che diedero vita alle sempre più profonde spaccature che si produssero dal punto di vista politico lungo tutta la restante dinastia Abbaside.
La biblioteca del califfo venne ampliata dall’832 in poi, grazie al figlio al-Ma’mun: al pari del padre, egli amava la cultura sopra ogni cosa, preferendola, secondo le testimonianze dell’epoca, alle battaglie di conquista. Si occupava personalmente della “casa della saggezza”, promuovendo gli studi di Egittologia; fu un grande amante dell’astronomia, dando l’ordine di costruire il primo osservatorio di Baghdad.
In questo momento di splendore, che ebbe il suo proseguo anche sotto il regno di al-Wathiq, nipote di Hārūn al-Rashīd, si affermò la pratica della traduzione: vennero così diffusi in lingua araba i testi di Platone, Aristotele, Pitagora, Ippocrate, ma anche trattati di medicina, ingegneria, economia, così come quelli relativi all’astronomia e all’agricoltura.
La fine della Bayt al-Ḥikma e la posizione di Nasir al-Din al-Tusi
La Bayt al-Ḥikma trovò la sua fine nel 1258, durante la presa di Baghdad da parte di Hulagu, gran Khan mongolo. Del disastroso avvenimento esistono numerose testimonianze, spesso romanzate per porre l’accento sulla terribile perdita sofferta dagli studiosi dell’epoca: gli invasori buttarono migliaia di testi nelle acque del Tigri, che secondo le leggende si tinse di nero per tutto l’inchiostro perduto. Altri racconti narrano di una quantità tale di volumi gettati in acqua da formare un ponte.
A questa grave perdita viene spesso associata la figura del celebre studioso Nasir al-Din al-Tusi. Secondo le testimonianze dell’epoca, egli riuscì a salvare almeno 400.000 volumi; tuttavia, ambigua resta la sua posizione durante l’assedio di Baghdad.
Fu infatti catturato dalle truppe del gran Khan prima dell’attacco alla città; Hulegu trattò al-Tusi con grande rispetto, ammirandone gli studi e rendendolo parte del suo consiglio privato: per questo motivo, lo studioso potrebbe aver avuto un ruolo chiave durante la distruzione della città e dei suoi beni culturali, parteggiando per gli invasori.
Grazie anche a questa posizione di vantaggio nei confronti del gran Khan mongolo, al-Tusi divenne uno degli studiosi più celebri dell’età medievale dell’Islam: basti pensare come convinse Hulegu a costruire un osservatorio astronomico, che gli permise di calcolare i movimenti planetari e la posizione delle stelle, producendo uno scritto (Zij-i ilkhani) che venne utilizzato fino alla creazione della teoria eliocentrica, due secoli dopo.
L’eredità della Bayt al-Ḥikma nei paesi del Mediterraneo
Sebbene la più importante, la Bayt al-Ḥikma non fu l’unica “casa della saggezza” costruita; durante la sua esistenza, e anche dopo la sua distruzione, furono molti altri i grandi centri culturali che vennero realizzati nei paesi del Mediterraneo, alcuni dei quali esistenti ancora oggi.
Altri punti di riferimento per la cultura sono presenti, in età contemporanea, a Fez, in Marocco, ma anche in Francia; a Tunisi, la Beït al-Hikma costruita nel 1983 accoglie da diverso tempo gli studenti del settore umanistico; non va dimenticata, infine, la Bibliotheca Alexandrina che, sebbene discenda da un altro celebre polo culturale, raccoglie la vasta eredità lasciata dagli antichi centri per lo studio.
Tra di essi, va certamente ricordata la Biblioteca d’Alessandria; ma anche la Dar al-Hikmah costruita per ordine del califfo al-Hakim bi-Amr Allah durante i primi anni del suo regno: prima di essere distrutta, si estese talmente tanto da essere considerata quasi una delle meraviglie del mondo antico. L’eredità culturale di tali centri, dunque, non è andata perduta: essa continua a ispirare la costruzione di nuovi, importantissimi poli, per far sì che i grandi tesori della sapienza continuino a vivere per sempre.
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