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Cosa significa essere una zona ECA?
Dal 1° maggio 2025, il Mar Mediterraneo è diventato ufficialmente una Zona a Controllo delle Emissioni (Emission Control Area, ECA), secondo quanto stabilito dall’IMO (Organizzazione marittima internazionale) delle Nazioni Unite. Tutte le navi che attraverseranno quest’area dovranno ridurre drasticamente le emissioni di ossidi di zolfo e azoto. Per farlo, sarà obbligatorio l’uso di carburanti con un contenuto massimo di zolfo pari allo 0,10%, un quinto rispetto a quanto previsto dalla precedente normativa, in alternativa ai tradizionali combustibili marini con lo 0,50% di zolfo. Saranno ammessi anche sistemi di depurazione dei fumi, come gli scrubbers (Egcs – Exhaust Gas Cleaning System), che puliscono i fumi prima del rilascio in atmosfera, a condizione che rispettino i nuovi limiti.

Questa misura punta a ridurre l’inquinamento atmosferico generato dal traffico navale, contribuendo a migliorare la qualità dell’aria lungo le coste e a proteggere la salute pubblica. Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, l’introduzione dell’ECA nel Mediterraneo permetterà di tagliare fino al 78% delle emissioni di zolfo, con un impatto positivo su piogge acide, inquinamento urbano e malattie respiratorie. Si tratta quindi non solo di un passo avanti per l’ambiente, ma anche per la salute delle persone che vivono lungo le coste o lavorano nei porti.
Perché proprio il Mediterraneo?
Il Mar Mediterraneo è una delle aree più trafficate del mondo, con circa il 20% del traffico marittimo globale e oltre 600 porti distribuiti lungo le coste dei 22 stati. È anche un mare semi-chiuso, con caratteristiche meteorologiche che favoriscono il ristagno degli inquinanti nell’atmosfera. Inoltre, ospita decine di milioni di abitanti nelle immediate vicinanze delle rotte navali, rendendo urgente un intervento normativo per la tutela della salute pubblica e dell’ecosistema marino.
Nonostante ciò, il Mediterraneo non era ancora stato incluso tra le zone ECA, a differenza del Mare del Nord, del Mar Baltico e di alcune aree costiere di Stati Uniti e Canada. L’iniziativa di proporre l’inserimento del bacino mediterraneo come zona a controllo delle emissioni è nata dai Paesi firmatari della Convenzione di Barcellona, un trattato ambientale dedicato alla protezione del Mediterraneo. Dopo anni di negoziati, l’IMO ha approvato la proposta nel 2022, lasciando un periodo di transizione che è culminato con l’attuazione definitiva nel maggio 2025.
La nuova regolamentazione si inserisce nel più ampio quadro della transizione ecologica europea e rappresenta una tappa decisiva verso un trasporto marittimo più sostenibile, in linea con i principi della blue economy e del Green Deal europeo.
Quali saranno le sfide e le opportunità per l’ambiente e la salute?
La designazione del Mediterraneo come zona ECA comporta notevoli implicazioni per il settore navale, che dovrà affrontare costi di adeguamento per convertire le flotte, aggiornare i sistemi di propulsione o approvvigionarsi di carburanti a basso contenuto di zolfo. Alcune compagnie stanno già investendo in tecnologie pulite, come l’utilizzo di LNG (gas naturale liquefatto), biodiesel, o in futuro, idrogeno verde. Anche i porti mediterranei saranno chiamati ad adattarsi, dotandosi di infrastrutture per il bunkeraggio ecologico e di impianti di monitoraggio delle emissioni.
Accanto a queste sfide, ci sono però enormi opportunità. Questo è il primo passo verso il raggiungimento degli obiettivi della Strategia 2023, ovvero una riduzione delle emissioni di almeno il 20%, con l’obiettivo di raggiungere il 30% entro il 2030, e una transizione equa verso lo zero netto entro/intorno al 2050.

Il Mediterraneo potrà diventare un modello di innovazione ambientale, stimolando ricerca, investimenti e occupazione green. I benefici sulla salute pubblica saranno immediati: la riduzione degli ossidi di zolfo contribuirà a limitare asma, bronchiti croniche e altre patologie legate alla qualità dell’aria. Il calo dell’inquinamento atmosferico, combinato con un minor impatto acustico e ambientale, favorirà anche la protezione della biodiversità marina, già messa a dura prova dal traffico navale e dal cambiamento climatico.
Anche sotto il profilo economico, la transizione ecologica del trasporto marittimo potrà offrire nuove prospettive, trasformando il Mediterraneo in un hub strategico per la logistica sostenibile. In un mercato sempre più orientato alla responsabilità ambientale, le aziende che investono oggi potranno guadagnare vantaggio competitivo domani. Il Mediterraneo, insomma, può diventare il cuore pulsante di una nuova rotta verde europea.
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