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La magia del Teatro torna a vivere tra le antiche rovine del Parco Archeologico della Neapolis. Dal 9 maggio al 6 luglio, Siracusa ospiterà la nuova stagione di rappresentazioni classiche che, come ogni anno, trasformeranno il Teatro Greco in un palcoscenico senza tempo.

Rappresentazioni classiche: una tradizione viva
Non solo Siracusa custodisce un passato scenico vivo: molti altri teatri antichi nel mondo ospitano ogni anno opere classiche. Un esempio emblematico è l’Antico Teatro di Epidauro in Grecia, straordinariamente conservato, sede nel 2025 del Festival Internazionale di Atene ed Epidauro. Qui, tra giugno e agosto, vengono messi in scena le opere più rappresentative dell’antichità classica: la celebre Antigone di Sofocle sarà rappresentata nel 2025 .
Simili rievocazioni teatrali si tengono in altri suggestivi luoghi d’Italia e d’Europa, a testimonianza della vitalità del patrimonio classico. In Sicilia, il Teatro Greco di Segesta offre occasionalmente rappresentazioni di tragedie antiche, sebbene con una programmazione meno strutturata. A Catania, l’Amenanos Festival anima per alcuni giorni il Teatro Romano con opere come Le Baccanti di Euripide, mantenendo vivo il legame con la tradizione.
Ma è a Siracusa che la tradizione raggiunge la sua espressione più solenne e continua: ogni anno, da maggio a luglio, la Fondazione INDA porta in scena le grandi tragedie e commedie nel magnifico scenario del Teatro Greco, con un cartellone di rilievo internazionale. Nel 2025 si celebra la 60ª edizione ufficiale delle rappresentazioni classiche: un traguardo che tiene conto solo delle stagioni effettivamente realizzate dal 1914 a oggi, escludendo gli anni in cui, a causa di guerre o eventi straordinari, le messe in scena furono sospese. La programmazione di quest’anno, si prospetta ricca di sorprese e pathos.

Elettra di Sofocle: regia di Roberto Andò
Nella tragedia di Sofocle, Elettra è tormentata dall’odio sacro verso la madre Clitennestra: vive nell’angosciante attesa che il fratello Oreste torni per vendicare l’assassinio del padre Agamennone. Al suo ritorno a Micene, Oreste deve fingere di essere morto per ingannare la madre e poter preparare la sua vendetta. La scena mette in risalto il contrasto tra la gioia di Clitennestra e la disperazione di Elettra, ignara dell’inganno.
Fratello e sorella si riconoscono, ordiscono un piano comune e alla fine uccidono la madre e il suo amante Egisto per vendicare Agamennone. La rappresentazione è un dramma cupo e sanguinoso, in cui dolore e rabbia esplodono in un crescendo emotivo travolgente. Come osserva il regista Roberto Andò, «l’Elettra di Sofocle è un’opera audace», dove la protagonista riversa senza freni tutto il proprio tumulto interiore. La messa in scena del 2025 segna l’esordio di Roberto Andò ai classici siracusani; ad arricchire lo spettacolo ci sono le musiche di Giovanni Sollima e un cast di prim’ordine, con Sonia Bergamasco nel ruolo di Elettra, Maddalena Crippa di Clitennestra e Roberto Latini nei panni di Oreste.
Edipo a Colono di Sofocle, regia di Robert Carsen
Si conclude drammaticamente la saga dei Labdacidi. Edipo, ormai vecchio e cieco, giunge dalla figlia Antigone presso Colono, vicino ad Atene, in adempimento a una profezia secondo cui lì termineranno i suoi giorni. Dopo un lungo peregrinare da re a mendicante, Edipo ottiene dal re Teseo ospitalità e protezione in terra ateniese.
Intanto a Tebe infuria la lotta fra i suoi figli Polinice ed Eteocle per il trono. Quando arriva Polinice a cercare il benestare paterno, Edipo lo maledice, decretando implicitamente che i due fratelli si uccideranno a vicenda, sugellando così il tragico destino narrato dal tragediografo Eschilo. Infine, come predetto dagli oracoli, Edipo si reca nel boschetto sacro alle Eumenidi e lì scompare misteriosamente, suggellando il proprio destino di uomo scelto dagli dèi.
L’allestimento di Carsen accentua il tono elegiaco della scena: Edipo, rassegnato ma dignitoso, si rende conto che il suo dramma è finalmente giunto alla fine. In “Edipo a Colono“, Sofocle dipinge un Edipo diverso da quello che il pubblico aveva conosciuto nella tragedia di Tebe: non più il sovrano colpevole e accecato, ma un uomo segnato dalla sventura, in cerca di pace. Qui la sorte (týche) mostra il suo volto più crudele: Edipo è vittima di eventi più grandi di lui, travolto da un destino che non ha scelto. Tuttavia, a differenza delle tragedie dominate dalla hýbris, la tracotanza degli uomini, è la díkē, la giustizia cosmica, a chiudere la sua parabola. La morte di Edipo, avvolta nel mistero e consacrata dagli dèi, non punisce, ma trasforma. Ha la funzione di ristabilire l’ordine violato, ricompensando la sofferenza con un’eternità di protezione e di memoria.
Dopo il successo di Edipo Re nel 2022, il regista Robert Carsen affida nuovamente il ruolo del re cieco a Giuseppe Sartori, affiancato da Fotinì Peluso nel ruolo di Antigone.

Lisistrata di Aristofane – regia di Serena Sinigaglia
Questa celebre commedia di Aristofane, risalente al 411 a.C., rappresenta un insolito sciopero collettivo delle donne per porre fine alla guerra. La protagonista, Lisistrata, convince le donne di Atene, Sparta, Beozia e Corinto a unirsi in uno sciopero del sesso. Insieme, rinunciano ai piaceri coniugali fino a quando i loro uomini non dichiareranno la fine delle ostilità. In un clima divertente ma che non rinuncia all’azione scenica, Lisistrata si impossessa del tesoro di guerra della città, respinge con astuzia gli arcieri di ritorno dal fronte e discute pubblicamente di economia e politica. Gli uomini, infine, sono costretti ad accettare la tregua.
Pur essendo una commedia, la Lisistrata si fa notare per la sua straordinaria forza civica: mette in scena con ironia l’eroismo femminile e i folli paradossi della guerra. È una denuncia arguta e ancora attuale contro l’insensatezza dei conflitti, affidata a una protagonista che diventa simbolo di saggezza politica e resistenza pacifica.
Lisistrata sarà interpretata da Lella Costa, affiancata da un ensemble di corifee, sotto la regia di Serena Sinigaglia, una tra le voci più autorevoli del teatro contemporaneo. La messinscena punta su un’estetica essenziale, incentrata sulla forza del testo e sull’energia del coro, evitando artifici scenici per restituire al pubblico tutta l’attualità e la potenza dei dialoghi.
Iliade di Omero – regia di Giuliano Peparini
In chiave moderna, l’epica più antica viene trasformata in danza, musica e teatro: l’Iliade di Omero è reinterpretata come uno spettacolo originale di Giuliano Peparini, con testi scelti e rielaborati da Francesco Morosi. Il cast vede Vinicio Marchioni nel ruolo di un aedo, il cantore narrante, Giuseppe Sartori nei panni di Achille e Giulia Fiume in quelli di Andromaca, con musiche composte dal noto maestro Beppe Vessicchio.
Il risultato è uno spettacolo visivamente travolgente, in cui battaglie e momenti lirici si fondono in un linguaggio scenico moderno. Conosciuto per i suoi allestimenti spettacolari, Giuliano Peparini firma la prima mondiale dell’Iliade al Teatro Greco di Siracusa in tre attese date a luglio: una coproduzione INDA che chiude idealmente la stagione. Al centro, l’eroismo di Achille e il dolore di Priamo si alternano in un ritmo incalzante, segnato dalla cifra coreografica inconfondibile del regista.
Anche quest’anno il Teatro Greco di Siracusa si prepara ad accogliere migliaia di spettatori. Tra riletture innovative e regie di respiro internazionale, per celebrare un’antichità classica che non smette di affascinare e, al tempo stesso, di rivelarsi attuale.
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