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In età moderna, nei mari del Mediterraneo, veniva parlata una raffinata forma di pidgin, nota come Sabir. Questa “lingua di marinai” è stata per ben tre secoli un importante mezzo di comunicazione tra popoli di culture e lingue diverse, uniti solo dall’appartenenza a un’area geografica propriamente mediterranea.
Oggi il Sabir è scomparso, ma il ricordo di questa antica e longeva lingua franca, parlata per ben tre secoli, è degno di nota. Si cercherà, dunque, di dare delle risposte ai seguenti quesiti: come ha avuto origine e in quali circostanze storiche è nato il Sabir? Inoltre, quali sono state le caratteristiche di questa lingua del Mediterraneo?
Quando si parlava il Sabir
Probabilmente nata nel XVI secolo, e inesorabilmente estintasi solo nel XIX secolo, la lingua Sabir è stato un mezzo di comunicazione utile nei commerci portuali e marittimi del Mediterraneo, così come in altre circostanze riguardanti la vita quotidiana. Questa lingua è stata, quindi, impiegata sia da europei, che da arabi e turchi.
Come ha spiegato Guido Cifoletti, docente di Glottologia e Linguistica presso l’Università di Udine, in un’intervista condotta da La Ricerca Loescher: “(il Sabir) era la lingua usata dai pirati musulmani per farsi capire dai franchi, termine col quale chiamavano indistintamente gli europei occidentali, ovvero gli schiavi cristiani che formavano la ciurma delle navi, servivano nelle loro case, erano trattenuti in attesa di riscatto o risiedevano come rinnegati ad Algeri”.
Era, dunque, una lingua franca barbaresca, impiegata per comunicare con gli schiavi europei e aveva una base lessicale a prevalenza romanza, ma non esclusivamente. Lo stesso nome “Sabir” è una derivazione del termine catalano “saber”, ovvero “sapere”. Questa denominazione divenne comune solo nel 1830, sebbene non fosse l’unica, dato che questa lingua era conosciuta anche con l’espressione “Petit mauresque”, dal francese.
Il destino del Sabir fu segnato dalla conquista francese dell’Algeria nel 1830. Le mutate condizioni politiche, insieme all’inesorabile penetrazione del francese, segnarono il declino della lingua franca del Mediterraneo che perse la propria funzione sociale e fu incalzata da una sempre più marcata francesizzazione.
Che tipo di lingua?
Non resta da chiedersi che tipo di lingua fosse questo pidgin del Mediterraneo. Innanzitutto, il termine stesso “pidgin” indica, citando la definizione del vocabolario Treccani: “un tipo di lingua semplificata, nata dal contatto tra una lingua straniera e una o più lingue indigene, usata nella comunicazione tra persone che non parlano ciascuno la lingua dell’altro.”
Il Sabir è, dunque, una lingua “ibrida” che unisce elementi lessicali di diverse parlate delle regioni settentrionali e meridionali del Mediterraneo, e il suo sistema grammaticale è semplificato. Per quanto concerne il lessico, invece, i documenti rivenuti in questo pidgin rivelano una grande percentuale di termini di origine italiana, specie dei dialetti veneziano e genovese. Questa costituisce, infatti, la principale componente lessicale del Sabir (circa il 70%); seguono, poi, lo spagnolo, con un’altra importante fetta di termini di origine araba, catalana, siciliana, sarda, occitana, greca e turca.
Inoltre, a livello morfo-sintattico non vi erano strutture limitanti e l’uso delle preposizioni era largamente diffuso. Per avere un’idea più concreta sul Sabir è interessante gettare un’occhio a un frammento di un’opera del celebre commediografo francese Molière, Le Bourgeois gentilhomme, risalente al 1670, in cui vengono riportati dei versi in questa lingua: “Se ti sabir / ti responder / se non sabir / tazir, tazir”, ovvero, “se sai, rispondi; se non sai, taci, taci“.
Sabir ora è anche un Festival!
Il Sabir è stato indubbiamente una lingua funzionale nel Mediterraneo; talmente importante da dare il nome a un Festival della cultura mediterranea. Il Festival Sabir organizza ogni anno una serie di incontri internazionali, spettacoli, laboratori, mostre e tanto altro, con l’obiettivo di mettere al centro il Mediterraneo e promuovere un atteggiamento di apertura verso gli altri, un incontro di popoli e culture.
Le tematiche affrontate sono, dunque, approfondimenti socio-culturali e migratori. Vanno sottolineate anche le riflessioni sullo stato delle politiche nazionali e delle misure di inclusione per richiedenti asilo e rifugiati, nonché il il ruolo fondamentale dei supporti umanitari, come si legge dal sito ufficiale del Festival.
Il Festival Sabir incoraggia, pertanto, l’adozione di una mentalità aperta e politiche di pari opportunità.
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