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Passeggiando per le strade siciliane, è impossibile non notare dei vasi in ceramica con la forma di un volto decorare balconi e vetrine. Sono le Teste di Moro, una delle espressioni artistiche più affascinanti della Sicilia, che coniugano storia, leggenda e bellezza.
Le Leggende delle Teste di Moro
Le leggende che circondano le Teste di Moro affondano le loro radici nel periodo dell’occupazione araba della Sicilia, tra l’XI e il XII secolo.
Si racconta che, intorno al 1110 d.c., una giovane donna del quartiere arabo Al Hàlisah di Palermo, oggi conosciuto come Kalsa, si innamorò di un uomo arabo che si trovava in città. La loro storia d’amore fiorì, fin quando l’uomo non confessò di essere già sposato e di dover far ritorno in Oriente. Accecata dalla gelosia, la giovane lo uccise e, nel dolore, decise di conservarne la testa e usarla come vaso in cui piantò del basilico. Ogni giorno, piangeva sulla testa del suo amato: sorprendentemente, il basilico crebbe rigoglioso. La storia si incupisce ulteriormente: la leggenda narra che i vicini, invidiosi della bellezza della pianta, iniziarono a commissionare vasi a forma di testa di moro in ceramica, da usare sui loro balconi sperando che il basilico crescesse allo stesso modo.
C’è una variante di questa leggenda, più triste, che racconta invece di un amore segreto ed illecito tra una giovane nobile ed un moro. Quando la famiglia della ragazza scoprì della relazione, li uccise entrambi. In questa versione, le teste vennero trasformate in vasi e messe sul balcone come monito per chiunque avesse osato intraprendere una relazione illecita. Come i due si amarono in vita, anche nella morte diventarono inseparabili e per sempre uniti. Si spiegherebbe così perché vengono realizzate, e spesso regalate, in coppia.

Dall’amore di Lisabetta alla Liberazione di Caltagirone
Esiste anche una versione letteraria di questa leggenda, riportata nel Decamerone di Giovanni Boccaccio. Durante la IV giornata Filomena racconta la storia di Lisabetta da Messina, innamorata del giovane Lorenzo. Anche la loro era una relazione illecita: motivo per cui, quando furono scoperti, i fratelli di Lisabetta uccisero il suo amato. Quando andò a cercarlo, in seguito ad un sogno, trovò il corpo senza vita; non potendolo portare con sé, lo decapitò e nascose la testa di Lorenzo in un vaso di basilico, pianta simbolo dell’amore eterno, su cui versò tutte le sue lacrime.
Accanto a queste leggende, si può rintracciare anche una versione “storica”, che risale al periodo della liberazione di Caltagirone durante le conquiste normanne. Nel 1070 circa, il comandante normanno Ruggero I di Sicilia liberò la città dai Mori e, per intimidire i nemici, decise di tagliare loro le teste e di esporle sulle mura di cinta della città. Gli artigiani calatini, da sempre abili nella lavorazione della ceramica, replicarono le teste di moro in terracotta, impedendo che si consumasse un massacro più ampio.
Le Teste di Moro di Caltagirone si sono così trasformate nel tempo in un simbolo positivo, distaccandosi dalla loro origine violenta per rappresentare la protezione della terra. Il legame con la libertà e la vittoria sui Mori conferì loro anche un significato di buona sorte.
La Tradizione Ceramica Siciliana
La produzione delle Teste di Moro si inserisce nella lunga tradizione ceramica siciliana, un’arte che ha origini antiche. La Sicilia è stata un crocevia di civiltà e culture, e la ceramica ha sempre svolto un ruolo importante nella sua storia. Durante la dominazione araba, infatti, l’introduzione della tecnica dell’invetriatura piombifera permise di creare ceramiche più colorate e resistenti.
Le Teste di Moro, tipiche della città di Caltagirone, rinomata per la sua eccellenza nella lavorazione della ceramica, sono tra gli elementi più rappresentativi di questa forma di artigianato. Si tratta di una tecnica di produzione è molto complessa: dalla modellazione dell’argilla alla decorazione minuziosa, ogni pezzo è unico. La lavorazione della ceramica di Caltagirone è stata riconosciuta dall‘UNESCO come Patrimonio Immateriale dell’Umanità nel 2010.

Le Teste di Moro sono decorate con colori vivaci, come il bianco, il blu, il giallo e il verde. La presenza di elementi decorativi come fiori, foglie e frutti sulle loro corone trasforma queste opere in simboli di abbondanza e fertilità, legati profondamente alla terra siciliana, come gli immancabili fichi d’India. Vengono realizzati anche in forma di vasi, tazze o giare che raffigurano una donna dalla pelle chiara e un uomo dai tratti distintamente nordafricani.
Le Teste di Moro come portafortuna
Le Teste di Moro sono oggi più che semplici elementi decorativi: sono considerati potenti portafortuna, in grado di allontanare la malasorte e attirare energia positiva. Regalare una Testa di Moro è un augurio di prosperità, amore e felicità. Il fatto che vengano spesso regalate in coppia è un ulteriore elemento che rinforza il loro significato di unione eterna. Le teste di Moro in ceramica rappresentano una delle espressioni più affascinanti dell’artigianato locale, ricche di storia, leggende e simbolismo.
Le Teste di Moro sono un simbolo della Sicilia, della sua storia, della sua arte e delle sue tradizioni. Ancora oggi, queste teste di ceramica portano con sé il fascino di una leggenda che si è tramandata nei secoli: i due sfortunati amanti sono destinati a rincontrarsi nei balconi e terrazze di tutta la Sicilia.
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