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La Valle dei Templi di Agrigento: un viaggio nella Magna Grecia

La Valle dei Templi racconta la grandezza dell’antica Akragas, oggi Agrigento, Capitale della Cultura 2025.

Giulia Di Bartolo by Giulia Di Bartolo
12 Maggio 2025
in Archeologia, Europa, News
Reading Time: 4 mins read
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La Valle dei Templi di Agrigento: un viaggio nella Magna Grecia

Tempio della Concordia, Valle dei Templi, Agrigento.

Contenuti

  • Le origini di Akragas: la storia della Valle dei Templi
  • Tempio della Concordia: un capolavoro di armonia
  • Tempio di Hera ed Ercole: il guardiano dell’oriente
  • Zeus e i Dioscuri: tra grandiosità e leggenda

Nel cuore della Sicilia occidentale, adagiata su una collina che guarda il Mar Mediterraneo, la Valle dei Templi di Agrigento coniuga bellezza classica, storia millenaria e architettura monumentale. Uno straordinario complesso archeologico, tra i più estesi e meglio conservati del mondo greco.

Le origini di Akragas: la storia della Valle dei Templi

Dichiarata Patrimonio dell’Umanità UNESCO nel1997, la Valle dei Templi racconta, pietra dopo pietra, la storia di Akragas, la gloriosa città fondata dai greci nel VI secolo a.C. Akragas si sviluppò rapidamente, diventando una delle città più floride della Magna Grecia. Il poeta greco Pindaro la definì “la più bella fra quante son albergo per gli uomini”.  Sorgeva su un altopiano protetto da rilievi naturali e delimitato dai fiumi Akragas e Hypsas, con un porto attivo presso l’attuale San Leone.

Tra il VI e il V secolo a.C., con le tirannidi di Falaride e Terone, la città visse un’intensa stagione edilizia, testimoniata da templi monumentali e da una cinta muraria di ben 12 km. Dopo la distruzione cartaginese del 406 a.C., conobbe una nuova fioritura nel IV secolo grazie a Timoleonte e, in seguito, divenne Agrigentum sotto i Romani, che ristrutturarono l’area con edifici pubblici, santuari e un teatro. Nel tempo, la Valle fu destinata all’agricoltura e le sue strutture vennero in parte spogliate per costruire altri edifici a Girgenti e a Porto Empedocle.

Oggi, la Valle dei Templi di Agrigento, proclamata nel 2025 Capitale Italiana della Cultura, si rinnova come un importante punto di riferimento culturale. L’evento ha acceso i riflettori sull’eredità storica della città, promuovendo nuove iniziative legate all’arte, alla sostenibilità e alla valorizzazione del territorio.

Tempio della Concordia: un capolavoro di armonia

Tra i numerosi edifici sacri della Valle, il Tempio della Concordia spicca per il suo eccezionale stato di conservazione, che lo rende uno dei più celebri dell’intero sito. Il nome attuale si basa su un’iscrizione latina rinvenuta nelle vicinanze, ma l’associazione con la dea Concordia è successiva e convenzionale: la divinità originariamente venerata rimane, purtroppo, sconosciuta.

Eretto intorno al 430 a.C., il tempio è considerato uno degli esempi più puri e completi di architettura dorica. Con le sue colonne slanciate, l’equilibrio delle proporzioni e la solidità della struttura, il Tempio della Concordia è sopravvissuto ai secoli grazie anche alla sua conversione in basilica cristiana nel VI secolo d.C. Oggi rappresenta un simbolo di perfezione classica, spesso paragonato al Partenone di Atene per l’impostazione stilistica e la monumentalità.

Tempio di Hera ed Ercole: il guardiano dell’oriente

Tempio di Era, Valle dei Templi, Agrigento.

Situato nella parte orientale del sito, il Tempio di Hera Lacinia, o Giunone, offre una vista panoramica sulla valle e sul mare. Costruito nel V secolo a.C., conserva solo alcune colonne delle 34 presenti originariamente, secondo la sua struttura periptera. Fu probabilmente dedicato alla dea del matrimonio e della fertilità, ed era usato anche per cerimonie sacre legate alla vita civile della polis. Le tracce di incendio riscontrabili in alcune sezioni del basamento raccontano gli scontri con i cartaginesi durante l’invasione del 406 a.C.

Il Tempio di Ercole, o Eracle, è considerato il più antico della Valle dei Templi, risalente alla fine del VI secolo a.C. Ne rimangono solo nove colonne, restaurate nel XIX secolo. La sua attribuzione al mitico eroe greco deriva da un passo di Cicerone che, in un passo delle Verrine racconta della devozione degli akragantini verso Eracle, protettore della città. Racconta di come fosse addirittura presente una statua di bronzo del dio, il cui mento e bocca erano consumati dai baci dei fedeli.

Zeus e i Dioscuri: tra grandiosità e leggenda

Resti del tempio di Zeus Olimpio, Valle dei Templi, Agrigento.

Il Tempio di Zeus Olimpio era destinato a essere il più imponente della Magna Grecia. Iniziato per celebrare la vittoria dei greci su Cartagine nella battaglia di Himera del 480 a.C., non fu mai completato. Una delle caratteristiche più straordinarie del Tempio, oltre ad una monumentale base di 112 metri per 56,  risiedeva nell’uso di telamoni. Si tratta di gigantesche figure maschili scolpite alte circa 7,60 metri, poste a sostegno architettonico della struttura. Un elemento raramente utilizzato nell’architettura classica, pensato per enfatizzare la grandiosità e la potenza monumentale dell’edificio. Oggi, un esemplare frammentario è esposto al Museo Archeologico di Agrigento, mentre un calco sdraiato è visibile sull’area del Tempio della Concordia, a evocare la grandiosità dell’edificio originario.

Tra i più famosi della Valle, sebbene in gran parte ricostruito in epoca moderna, c’è sicuramente il Tempio dei Dioscuri, Castore e Polluce, diventato il simbolo della città di Agrigento. Nonostante la struttura incompleta e di dimensioni modeste, lascia un forte impatto visivo grazie alle quattro colonne angolari rimaste. Una potente carica simbolica che rimanda all’antica magnificenza del tempio e alla grandiosità della città di Akragas. Secondo la leggenda, Castore e Polluce proteggevano i naviganti e venivano venerati come patroni della fratellanza e del valore militare.

Agrigento, Capitale della Cultura 2025, si conferma custode di una storia che a distanza di millenni continua ad affascinare con le sue leggende ed espressioni monumentali. La Valle dei Templi, emblema di una Sicilia ricca di tradizioni, invita a riflettere sull’importanza di celebrare la classicità, un patrimonio che continua a plasmare l’identità mediterranea.

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