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Arriva da Myra, in Turchia, ed è uno dei santi più venerati dal cristianesimo cattolico e ortodosso. Con le migrazioni europee del XVII secolo verso l’America si trasforma in una delle icone pop più conosciute al mondo: da San Nicola a Babbo Natale.
Storia di una devozione interculturale che diventa icona pop
È sempre raffigurato con tre sfere di oro, simbolo della sua generosità. Tradizione vuole infatti che il Santo seppe di una famiglia nobile caduta in disgrazia. Il padre, vergognandosi del suo stato e per accrescere la loro condizione finanziaria, decise di destinare alla prostituzione le sue tre figlie. Così, nottetempo, il vescovo Nicola lanciò nella loro abitazione queste tre sfere che avrebbero poi garantito alle fanciulle una vita dignitosa. Ordinò però al padre di non dire nulla rispetto a ciò a cui aveva assistito: il suo dono sarebbe dovuto essere un segreto. Per questo e per le decine di miracoli in favore dei più piccoli, San Nicola è considerato il protettore dei bambini e delle bambine.
Il culto di San Nicola deriva da alcune ritualità pagane legate al solstizio d’inverno. Si tratta dei Saturnali, che ripercorrevano simbolicamente la morte e la rinascita del Sole. Un culto che aveva come pratica usuale lo scambio di doni. Come rilevano numerosi studi di antropologia, nei Saturnali, così come nel culto di San Nicola, la ricorrenza del solstizio segnala una presenza della morte che si esorcizza attraverso offerte di doni ai bambini e alle bambine.
Due grandi icone popolari che dispensano doni
Divenuto Santo e Patrono della città di Bari – dove sono conservate le sue spoglie – San Nicola emigra insieme alle migliaia di persone che dall’Europa vanno oltreoceano. Sanctus Nicolaus qui diventa patrono anche di New York e il suo nome si trasforma, per contrazione, da Sinterklaas a Santa Klaus, che si spoglia degli antichi panni ecclesiastici e assume le fattezze di un vecchio barbuto e grasso, icona di opulenza, serenità e benessere. Questa è l’immagine realizzata nel 1863 dalla penna del disegnatore Thomas Nast, dando un volto statunitense a quel generoso distributore di doni che già Charles Dickens aveva ritratto nel 1843 nel suo celebre Canto di Natale.

Ma è negli anni Trenta che Santa Claus diventa il dio delle merci, frutto di una campagna pubblicitaria che la Coca-Cola Company ideò per ovviare al divieto di utilizzare a questo scopo immagini di bambini. L’accusa e i procedimenti penali nei confronti della bevanda erano sulla presenza di sostanze nocive al suo interno. Nasce così uno dei simboli più riusciti del consumismo, che entra nelle case vestito di rosso, lo stesso colore della coke per portare doni ai più piccoli mentre sorseggia la stessa bevanda che sponsorizza. Nell’ultimo atto di commercializzazione di un vecchio vescovo dispensatore di doni.
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