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In Grecia, il periodo natalizio non ruota solo attorno alla figura di Babbo Natale. Sopravvivono, nell’immaginario collettivo, creature mitologiche, dai tratti grotteschi e soprannaturali. Sono i Kallikantzaroi, dispettosi demoni che emergono dal sottosuolo dal 25 dicembre al 6 gennaio per seminare caos e disordine.
Chi sono i Kallikantzaroi
I Kallikantzaroi sono figure mitologiche del folklore greco, che fanno la loro comparsa durante il periodo natalizio. Le storie che li riguardano affondano le loro radici nelle tradizioni popolari pagane, intrecciatesi in seguito con le celebrazioni cristiane del Natale. Rappresentano l’inquietudine dell’uomo di fronte alle forze caotiche della natura, ancora più selvagge durante i freddi mesi invernali.

I Kallikantzaroi abitano le profondità della Terra, dove trascorrono il loro tempo cercando di abbattere l’Albero del Mondo, che sostiene la Terra stessa. Risalgono in superficie durante i dodici giorni di Natale, dal 25 dicembre al 6 gennaio, per scatenare il caos. Secondo una tradizione popolare dell’Europa orientale, i dodici giorni di Natale sono “giorni non battezzati”, in cui gli spiriti sono liberi di scorrazzare indisturbati.
Con l’Epifania, che segna il “battesimo dell’anno”, i Kallikantzaroi vengono ricacciati nelle profondità del sottosuolo con il suggestivo rito della Benedizione delle Acque. Simbolo di purificazione e rinnovamento, non solo rappresenta l’inizio del nuovo anno, ma scaccia anche ogni male dalla Terra, compresi i Kallikantzaroi: costretti a ritirarsi nelle profondità del sottosuolo, riprendono il loro incessante lavoro di segare l’Albero del Mondo.
Creature dispettose e grottesche
Un tratto distintivo dei Kallikantzaroi è il loro aspetto grottesco: sono spesso descritti come esseri piccoli e pelosi, dalle caratteristiche diaboliche come gli occhi rossi. La loro fisionomia è una miscela di tratti umani e bestiali quali pelliccia, orecchie caprine e braccia simili a quelle di una scimmia. Hanno rappresentazioni diverse in tutta la Grecia, ma spesso con occhi grandi e luminosi, denti aguzzi, e una corporatura scarna.
Si tratta, tuttavia, di figure non inerentemente malvagie, quanto dispettose. Sotto questo aspetto, ricordano un po’ i famosi Vrykolakas di Santorini, di cui potrebbero essere i lontani cugini. L’etimologia del nome potrebbe derivare dal greco kalos-kentauros, che significa bel centauro; un’altra teoria propone che la parola provenga dal turco kara-kondjolos, combinando kara (nero) e koncolos, che significa succhiasangue o lupo mannaro.
Alcune leggende li raffigurano con i capelli lunghi e scarmigliati, e indossano abiti stracciati e sudici. In alcune storie, sono raffigurati con cappelli a punta, simili a quelli degli elfi, ed emanano un odore sgradevole. Nel periodo in cui sono sulla Terra, la vendetta dei Kallikantzaroi nei confronti del genere umano si traduce in ogni genere di dispetti: distruggono i mobili, urinano sul fuoco e spegnerlo, e fanno inacidire il latte.

Sono particolarmente golosi: mostrano una particolare predilezione per le frittelle e i dolci tipici del periodo natalizio, che rubano costantemente. Infatti, vengono spesso descritti come ladri astuti; se qualcosa sparisce da casa durante il Natale, la colpa è dei Kallikantzaroi. Parlano tramite sbiascichi e balbettii, una comunicazione che forse riflette il caos da cui originano queste creature.
Come scacciare i Kallikantzaroi
Per fortuna, le tradizioni popolari offrono una serie di metodi ingegnosi per proteggersi dai Kallikantzaroi. Si utilizzano talismani sacri come l’aglio o formule magiche per scacciarli. Come altre creature di simile natura, nutrono una particolare avversione per il sole, il fuoco, le croci e l’acqua santa.
Uno stratagemma inaspettato è invece quello di lasciare uno scolapasta a difesa della soglia di casa. La leggenda vuole che, curioso, un Kallikantzaros si soffermi a contare i buchi dello scolapasta fino all’alba, quando sarebbe poi costretto a ritirarsi per evitare la luce del sole. Purtroppo, si diche che i Kallikantzaroi non possano contare oltre il numero due: il tre è un numero sacro che, se pronunciato, li condurrebbe ad una morte immediata.
Per prevenire invece la discesa dei Kallikantzaroi dal camino, ritorna l’antica usanza di bruciare e mantenere acceso un ceppo robusto, ininterrottamente per dodici notti, fino all’Epifania, quando saranno costretti a ritornare nelle profondità della Terra.
Diverse storie e leggende popolari si sono sviluppate nel tempo attorno la figura dei Kallikantzaroi, nate dalla paura di fenomeni insoliti o dalla superstizione. Ad esempio, si dice che in passato i piedi dei bambini nati durante i fatidici dodici giorni, venissero avvicinati ad una fiamma, per assicurarsi che non spuntassero gli artigli o gli zoccoli dei demoni in questione.
Durante la notte, i Kallikantzaroi possono essere trovati nei pressi dei pozzi, dove danzano senza sosta; con un fazzoletto, invitano il malcapitato ad unirsi alla loro danza. Se si dimostra un buon ballerino, viene lasciato andare con una ricompensa, di solito salsicce o frittelle rubate. Al contrario, deve rassegnarsi ad essere perseguitato fino all’Epifania.
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