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Che giorno è oggi? Una domanda, all’apparenza, molto semplice: nasconde in sé, tuttavia, numerose risposte, basate sui calendari nel mondo. Sebbene, nella vita di tutti i giorni, si tenda a considerare ovvia l’esistenza di un’unica data e un unico anno di riferimento, il 2023, la verità non potrebbe che essere più lontana.
Ancor di più, non tutti i calendari nel mondo sono costituiti alla stessa maniera: alcuni seguono i movimenti del Sole, altri le fasi lunari, altri ancora vengono chiamati “lunisolari”. Ma quando nascono questi calendari? A quali esigenze rispondono? E da chi vengono utilizzati, in epoca contemporanea?
Calendari nel mondo: dal romano al giuliano
Il sistema di datazione più diffuso nel mondo è basato su un calendario solare: quello gregoriano. Ma per comprenderlo al meglio, occorre fare un passo indietro nel tempo, nel 46 a.C. Prima di allora, infatti, e più precisamente dalla fondazione di Roma in poi (753 a.C.), venivano utilizzati e rinnovati diversi calendari: secondo la leggenda, il primo a stabilire un metodo di datazione fu proprio Romolo.
Il calendario proposto dal fondatore di Roma durava, tuttavia, dieci mesi circa: era basato, secondo i racconti di Ovidio, sulla durata della gestazione umana; esso iniziava a marzo e terminava a dicembre. Tuttavia, così facendo, più di 60 giorni rimanevano senza un’appartenenza specifica: testimonianze dell’epoca vedrebbero gli antichi romani consapevoli di tali “giornate senza mese”, semplicemente non considerate almeno fino all’inizio del marzo successivo.
Un’ulteriore modifica sarebbe stata apportata da Numa Pompilio, uno dei celebri “sette re di Roma”, quarant’anni dopo, nel 713 a.C. Con l’aggiunta di Ianuarius e Februarius, i mesi sarebbero così divenuti 12. Tuttavia, tale calendario risultò essere più breve rispetto all’anno solare: per questo motivo, fu pensata la soluzione del Mercedonius, mese aggiuntivo nato per “pareggiare i conti” inserito ogni due o tre anni.
La decisione, tuttavia, spettava al pontefice massimo, la più alta carica religiosa ai tempi dei romani: nonostante un periodo iniziale di equilibrio, il Mercedonius iniziò ad apparire saltuariamente, specialmente per interessi religiosi o politici, sfasando la durata dell’anno.
Il susseguirsi degli anni, dunque, divenne sempre più difficile da interpretare. Per questo motivo, secoli dopo, Giulio Cesare decise di affidarsi all’astronomo Sosigene: il calendario venne riformato, tornando ad avere tre anni da 365 giorni e uno da 366. Per riportare l’ordine, l’astronomo propose la soluzione che rese il 46 a.C. l’anno “della confusione”: l’aggiunta di due mesi, portandolo alla durata record di 445 giorni. Con un inizio piuttosto movimentato, dunque, prese piede il calendario giuliano: rimase in vigore fino alla seconda metà del XVI secolo.
L’esigenza di una riforma: il calendario gregoriano
Il calendario così come stabilito da Giulio Cesare perdurò per secoli; tuttavia, alla vigilia del 1600, nuove esigenze si fecero strada: in particolare, esse erano legate alla data durante la quale sarebbe ricaduta la Pasqua. Il bisogno di un cambiamento diveniva sempre più evidente a causa dello sfasamento causato dal calendario giuliano: esso non seguiva correttamente gli equinozi e i solstizi, e tra le conseguenze più evidenti figurava una Pasqua, festa tipicamente primaverile, sempre più vicina all’estate.
Fu il papa Gregorio XIII a prendere l’iniziativa per effettuare tale cambio. Riunita una vera e propria “squadra” di studiosi, dalla quale mancava l’ideatore della riforma, Luigi Lilio, poiché non più in vita, il nuovo calendario solare sopprimerà i ritardi accumulati passando dal giovedì 4 ottobre direttamente al venerdì 15 ottobre.
Dal 1582 in poi, il calendario gregoriano andrà diffondendosi ovunque, divenendo tra i calendari nel mondo più utilizzati: la chiesa Ortodossa, tuttavia, manterrà le date del calendario giuliano, motivo per il quale, ancora oggi, la Pasqua Ortodossa viene celebrata con una differenza di almeno 13 giorni rispetto alla Pasqua cattolica.
Altri calendari nel mondo: lunari e lunisolari
Tuttavia, vi sono altri calendari nel mondo ancora in uso. Uno di questi è il calendario islamico, o dell’Egira. La particolarità di tale sistema di datazione, basata sulle fasi lunari, è l’anno di partenza: il 622 d.C., anno della partenza del Profeta Maometto alla volta della Mecca. Nonostante la presenza di dodici mesi e di anni bisestili, essendo basato sulle fasi della Luna, esso termina con circa dieci giorni d’anticipo rispetto al calendario gregoriano: per questo motivo, il momento nel quale i due calendari coincideranno sarà tra circa 18mila anni.
Infine, esiste un ulteriore tipo di calendario ancora in uso: quello lunisolare, il più noto dei quali è quello ebraico. La particolarità di tale sistema di datazione è il fatto che, per far coincidere l’anno lunare a quello solare, si inserisce ogni 2/3 anni un mese in più, sulla falsa riga del Mercedonius romano: il suo corrispondente nel calendario ebraico è il mese di Adar Sheni.
Non solo: il sistema di datazione ebraica parte dalla data presunta della creazione del mondo secondo la Bibbia, fissata al 3760 a.C. Per questo motivo, il 2023 è equivalente all’anno 5784. I calendari nel mondo, dunque, sono più di uno, differenti e vari: ognuno di essi nasconde una storia secolare, fatta di calcoli e riforme, di movimenti degli astri, opere strabilianti di uomini che cambiarono, con lo studio, il concetto stesso di tempo.
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