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Ogni anno, durante il mese di maggio, le porte dei cortili di Cordova si aprono, consentendo l’ingresso in quelli che sembrano essere piccoli angoli di paradiso. Per due settimane, in occasione dell’attesissimo Festival de los Patios di Cordova, la città si riempie di musica e spettacoli.
Come nasce il Festival de los Patios di Cordova
La città di Cordoba, negli ultimi cento anni, è stata interessata da un importante rinnovamento edilizio che ha causato la scomparsa di molte case tradizionali e, di conseguenza, dei loro celebri patios. Nelle zone più antiche della città, però, molte di queste abitazioni sono state preservate. San Basilio, Alcázar Viejo e Judería sono tra i quartieri più ricchi di edifici storici.
Il Festival nasce con l’obiettivo di promuovere l’impegno dei cittadini cordovani nella salvaguardia dei caratteristici cortili interni e contribuire a diffondere la conoscenza dell’architettura tradizionale andalusa, dando l’occasione di mostrare un’eredità che altrimenti resterebbe nascosta al pubblico.
Varcando la soglia di una casa, spesso con la caratteristica facciata bianca, poco appariscente, si arriva nel suo vero cuore: il cortile interno al centro del palazzo. La sensazione è quella di essere trasportati in un luogo lontano. Un trionfo di fiori e piante aromatiche circonda improvvisamente il visitatore con i suoi colori e profumi, in una piccola oasi di pace all’interno della città.
Il primo Festival si svolse nel 1918, e da allora rappresenta un’importante aspetto dell’identità culturale cordovana, essendovisi radicato profondamente. A causa della Guerra Civile spagnola, la celebrazione del festival venne interrotta nel 1936, e ripresa in seguito soltanto nel 1947. Da allora, ogni primavera, i cortili di Cordova accolgono migliaia di visitatori. Durante il Festival, l’atmosfera gioiosa dei patii è arricchita dal suono del flamenco tradizionale, e i visitatori vengono intrattenuti con degustazioni di tapas e vini locali.
Un colorato concorso
Il Festival de los Patios di Cordova prevede anche un concorso, che premia i patii più belli e caratteristici; venne aggiunto al programma della manifestazione già nell’edizione del 1921. L’aspetto competitivo ha contribuito a incoraggiare il proseguimento della tradizione: premi e finanziamenti hanno attirato nel corso degli anni nuovi partecipanti. Due premi distinti vengono assegnati ai patii per le decorazioni e l’architettura che li caratterizzano. Uno è destinato all’architettura antica e l’altro a quella moderna.
Il regolamento del Festival subì delle modifiche nel 1980: da allora per le decorazioni possono essere usati solo fiori veri e le esibizioni di flamenco non sono più parte dell’esposizione. Questi cambiamenti erano motivati dalla forte volontà di preservare l’autenticità dei patios ed il loro valore culturale.
Nel 1988, invece, furono definiti i criteri ai quali la giuria deve attenersi durante il concorso. Riguardano gli aspetti ornamentali quali: varietà di fiori e piante, la cura dei vasi e delle aiuole, e la luce naturale. Ricoprono un ruolo importante anche la conservazione degli aspetti architetturali propri e i giochi d’acqua. Un premio speciale viene assegnato, dal 2010, alla pianta più particolare. Nel 2023, è andato al Philodendron e alla Kleinia neriifolia, una pianta succulenta.
Le radici dei patios di Cordova
La tradizione di costruire i caratteristici patios all’interno delle abitazioni risale probabilmente all’epoca dei Romani, come luogo in cui ripararsi nelle ore più calde del giorno durante l’estate. Grazie alla loro struttura aperta e alla lussureggiante vegetazione, divennero ben presto un luogo di incontro e riposo, tra i più curati dell’abitazione, ricoprendo un’importante funzione sociale.
È possibile rintracciare anche l’influenza della dominazione musulmana nella decorazione dei patii: un esterno dell’abitazione quasi anonimo, con un interno riccamente decorato con tegole, grate e pavimenti in mattoni o ciottoli. In quel periodo furono introdotte anche fontane e sistemi per lo scorrimento dell’acqua, che contribuivano ad alleviare il calore, oltre alla loro funzione ornamentale. Infatti, la temperatura registrata all’interno dei patii è spesso inferiore a quella esterna anche di 10°-15°.
I cortili, in occasione del Festival, si dividono in due categorie, i patios monumentali e signorili, e i patios che partecipano al concorso. Tra i primi si trovano quelli appartenenti agli antichi palazzi dell’aristocrazia locale o agli edifici religiosi di rilievo. Un esempio è il Palazzo di Viana, antica residenza nobiliare, che al suo interno vanta ben dodici patii, ciascuno con uno stile architettonico diverso.
I patios di concorso, invece, sono tutti quelli che vi partecipano ogni anno. Si distinguono a loro volta in due tipologie, corrispondenti alle categorie in gara: patios di architettura antica e patios di architettura moderna o rinnovata. Tra quelli antichi rientrano le costruzioni fino agli anni sessanta e che conservano le loro principali caratteristiche strutturali. Al contrario, i patios di architettura moderna sono quelli appartenenti a nuove abitazioni edificate dopo la demolizione di una precedente o che hanno subito una restaurazione radicale che ha portato alla perdita dei loro elementi più caratteristici.
Le statue dedicate ai patios
Tre diverse statue di bronzo sono state dedicate ai patios dal 2014, poste in tre diverse piazze che si incontrano lungo i percorsi che collegano i vari cortili. La prima, “La Regadera”, si trova in piazza Puerta del Rincón e simboleggia il presente dei patios. Una donna innaffia le piante che si trovano appese in splendidi vasi blu, con un bastone che, secondo la tradizione, serve per raggiungere quelle più alte, ed una lattina alla sua estremità. Rappresenta come viene svolto un lavoro apparentemente semplice, ma che in realtà richiede pazienza e attenzione.
La seconda statua, “Abuelo y Niño”, si trova in piazza Manuel Garrido Moreno e rappresenta il passato ed il futuro dell’antica tradizione di cura dei patios. Il nonno, rappresenta l’esperienza e la tradizione, e il nipote, ancora bambino, le future generazioni. È infatti rappresentato su una scala, nell’atto di appendere un vaso al muro, passatogli dal nonno, in un simbolico passaggio di testimone. Adesso spetta a lui il compito di tenere viva la tradizione, e tramandarla a sua volta.
È possibile ammirare la terza statua, “El Pozo de las Flores”, in piazza Poeta Juan Bernier, dedicata proprio ai patios e a chi se ne prende cura. Le protagoniste sono una nonna, impegnata nel potare e travasare un geranio, e la nipote che la osserva, apprendendo le tecniche ed i segreti di questa antica tradizione. L’artista stesso, José Manuel Belmonte, ha affermato di aver creato l’opera partendo dai suoi ricordi di infanzia.
I patii danno continuità e visibilità a usanze antiche di secoli, rintracciabili nell’architettura degli spazi, nella scelta dei fiori e delle piante, e negli elementi decorativi come ceramiche, statue e fontane. Ragion per cui, nel 2012 il Comitato Intergovernativo dell’UNESCO ha riconosciuto il Festival de los Patios di Cordova come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità.
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