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In pezzi per centinaia d’anni, dopo circa vent’anni di restauro, un mastodontico telamone dell’Olympeion di Akragas è tornato in piedi. Negli scorsi giorni, è stata svelata la struttura di 12 metri che, al suo interno, sorregge la colossale statua di circa 8 metri. Ma di cosa si tratta? Quale era il compito del telamone? E quali sono i prossimi piani regionali per l’antica Akragas?
Un telamone tornato al suo antico compito
L’Olympeion, noto ai più come Tempio di Zeus Olimpio, era un edificio sacro dedicato al re degli dèi greci costruito tra il 480 e il 479 a.C. nell’antica Akragas, le cui rovine sono oggi visitabili nell’odierna Valle dei Templi ad Agrigento.
Crollato totalmente nel 1401, si trattava di un edificio colossale: secondo gli studi, si contavano 7 imponenti colonne doriche nei lati corti, mentre ben 14 sui lati lunghi, arrivando a misurare 112 metri per 56 circa. Sistemati in celle dedicate, secondo le ricostruzioni degli studiosi, vi erano numerosi telamoni: colonne antropomorfe che avevano il compito di “reggere” il peso della grandiosa costruzione.

Queste imponenti statue potrebbero essere state una volta 38: grazie agli scavi effettuati, tuttavia, ad oggi se ne contano molti meno. Uno di essi, ricostruito nell’800, viene conservato presso il museo archeologico regionale di Agrigento, una riproduzione in tufo, invece, giace alla Valle dei Templi.
Il progetto di riportare un telamone in piedi alla Valle dei Templi esiste sin dal 2004. Come spiegato dallo stesso parco archeologico, quell’anno fu avviata “un’estesa campagna di studi e ricerche sull’Olympieion affidata all’Istituto archeologico germanico di Roma (Dai Rome) e guidata da Heinz-Jürgen Beste. […] Sono stati così individuati più di 90 frammenti che appartenevano ad almeno otto diversi telamoni e, di uno di essi, si conservavano circa i due terzi degli elementi originari che lo componevano”.
“Questo nucleo omogeneo di blocchi”, prosegue il parco archeologico sui propri social, “è stato utilizzato per la ricostruzione del telamone, “fratello” di quello già ricostruito a fine Ottocento, ospitato al Museo archeologico “Pietro Griffo” dove è tuttora”.
L’inaugurazione e i prossimi piani
Il telamone è tornato ufficialmente in piedi lo scorso 29 febbraio, con una cerimonia alla presenza di alte cariche come il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, l’assessore regionale ai Beni culturali, Francesco Paolo Scarpinato e il direttore del Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei templi, Roberto Sciarratta.
Secondo il Governatore Schifani, tuttavia, sarebbe solo l’inizio: come spiegato sul sito della Regione Siciliana, i prossimi piani includono “la prossima ricostruzione a terra di una parte della trabeazione e della cornice del tempio, in modo rendere un’idea più concreta delle dimensioni colossali e dell’unicità del monumento ma, nello stesso tempo, proteggere i reperti”.
Come spiegato dall’assessore regionale ai Beni Culturali, “il telamone diventerà uno dei punti di attrazione della Valle dei templi, un nuovo ambasciatore internazionale di un sito archeologico unico al mondo che, proprio lo scorso novembre, ha superato il milione di visitatori in un anno. Grazie a un progetto di valorizzazione che include visite guidate, un progetto di realtà aumentata e anche una particolare illuminazione per favorire le visite notturne,” conclude, “potremo far conoscere questa imponente opera alla comunità internazionale”.
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