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La Camera Blu, scoperta nel 2003 nel cuore del capoluogo siciliano, nota anche come “Camera delle Meraviglie”, fornisce l’ennesimo indizio dell’influenza arabo-islamica sulla città.
Gioiello del mediterraneo, Palermo vanta un ricco passato alle spalle. Le civiltà che vi hanno abitato sono state plurime e hanno contribuito a renderla un polo multiculturale e multietnico. Dai fenici ai romani, dagli arabi ai normanni: le tracce della presenza di questi popoli oggi possono essere osservate nell’architettura e nelle tradizioni culinarie della città, e rilevate anche nel dialetto dei suoi abitanti.
Tra questi invasori, quelli arabi riuscirono a garantire un periodo di prosperità unico, trasformando la città siciliana in un centro politico, economico e culturale nevralgico nel Mediterraneo, in cui le grandi religioni convissero in armonia. La presenza arabo-musulmana si protrasse per due secoli, dall’831 (anno della conquista di Palermo, benché gli arabi fossero già penetrati in Sicilia nell’827) al 1072, anno in cui Palermo finì in mano al potere normanno di Roberto il Guiscardo e del conte Ruggero I d’Altavilla.
Nonostante ciò, tracce del passato arabo nella città continuarono a sopravvivere. Un esempio, tra i tanti, è dato proprio dalla Camera Blu, le cui incantevoli decorazioni in arabo, datate alla metà del diciannovesimo secolo, evocano un fascino da Mille e una Notte nel pieno centro storico di Palermo.
Camera Blu: una scoperta inaspettata
La stanza si trova all’interno di un appartamento privato, a sua volta facente parte di un edificio settecentesco, non distante dal famoso mercato di Ballarò. Il blu intenso della camera e le sue iscrizioni in caratteri arabi color argento sono venuti alla luce in modo del tutto fortuito: grazie ad alcuni interventi di restauro avviati dai proprietari dell’immobile nel 2003.
All’origine della scoperta vi è stato, in effetti, un problema di infiltrazione d’acqua. Lo strato di intonaco nell’angolo di una parete si era sgretolato a causa dell’umidità lasciando emergere parte di una scritta in arabo. I giornalisti Giuseppe Cadili e Valeria Giarrusso, proprietari dell’appartamento, avrebbero scoperto ben presto di avere tra le mani un tesoro unico.
Sotto ben quattro strati di colore si celava la vernice blu con scritte in arabo e alcuni elementi decorativi, presenti sia sulle pareti della stanza che su parte del soffitto. A lavorare al restauro vi fu Franco Fazzio, il quale immaginò che anche le porte della camera fossero decorate: una tac condotta dal radiologo dell’UNESCO Giuseppe Salerno avrebbe confermato la presenza di altri ghirigori e pennellature.
Secondo studi scientifici, la stanza sarebbe stata decorata nella seconda metà del XIX secolo. A quell’epoca, il palazzo apparteneva a Stefano Sammartino, duca di Montalbo, Ministro delle Finanze e Capo della Polizia dei Borbone. In contatto con la cultura araba, egli avrebbe, infatti, potuto commissionare il lavoro.
Stanza da Mille e una Notte
La Camera Blu presenta una pianta quadrangolare, con soffitto e muri completamente dipinti di blu. Ciò che balza più all’occhio sono le eleganti e misteriose scritte in arabo, che hanno attirato l’attenzione di esperti di arti islamiche e di arabistica di tutto il mondo.
Decifrare il messaggio contenuto nelle scritte ripetute su tutte le pareti non è stata opera semplice. Secondo alcuni studiosi, l’artigiano non aveva dimestichezza con la lingua araba; ciò spiegherebbe alcuni errori di copiatura del testo commissionatogli, come il verso della scrittura da sinistra verso destra, invece che da destra a sinistra (come impone la scrittura araba).
A realizzare la scoperta è stato un team di accademici in ambito di orientalistica dell’IOA, Istituto di Lingue orientali e asiatiche dell’Università di Bonn, che ha chiarito, inoltre, per quale scopo fosse usata la camera. Le ipotesi sulla sua natura, in effetti, sono state sin da subito controverse, tra cui quella di stanza turca (camera del relax) o di stanza di rappresentanza. Gli esperti dell’IOA hanno in seguito affermato che si trattava di una camera della meditazione.
Simbologia e spiritualità
Lo studio attento di esperti italiani e stranieri è riuscito a dare una chiave di lettura su alcuni misteri all’interno della Stanza delle Meraviglie. Si fa riferimento, innanzitutto, alla ripetizione del numero sette. Le frasi in arabo, in effetti, sono disposte su sette file ordinate, sulle quali, nella concavità tra parete e soffitto, appaiono sette disegni uguali di lucerne; e sette sono anche le porte e le finestre della stanza. La ricorrenza di questo numero, la cui scelta non è casuale, evoca uno spazio di raccoglimento spirituale.
Non solo: se si presta attenzione alle fiamme che fuoriescono dalle lampade magistralmente disegnate sul soffitto, si nota la ripetizione costante del numero cinque, particolarmente caro all’Islam. Cinque sono, infatti, i Pilastri che i credenti musulmani sono tenuti a rispettare, così come cinque sono le salāt, le preghiere canoniche.
Come accennato in precedenza, inoltre, una frase viene ripetuta continuamente in tutta la camera, quasi come un’invocazione insistente, la cui traduzione è la seguente: “Sia lodato Dio, niente è simile a Lui“. Si tratta di un chiaro rimando alla grandezza e perfezione divina, estratto da un resoconto (hadīth) del Profeta Muhammad. Tale frase appare un paio di volte di dimensioni più grandi, richiamando la tughra, il sigillo dei sultani dai ghirigori eleganti.
Un’altra singolarità della Camera Blu riguarda la presenza di un messaggio in latino armonicamente intrecciato con i ghirigori in arabo. La frase è: Recto lucet, “Brilla di rettitudine”. La commistione di queste due lingue evoca un potente messaggio di convivenza armonica tra Occidente e Oriente, un incontro pacifico tra Cristianesimo e Islam.
Un’ulteriore sorpresa è arrivata dalla successiva scoperta di una melodia palindroma incorporata nelle scritte arabe. Come rivelato dal musicista palermitano Giuseppe Mazzamuto, essa è, in effetti, riproducibile sia da sinistra che da destra.
Apertura al pubblico
Le visite all’elegantissima Camera delle Meraviglie sono aperte ai turisti ormai da anni. I padroni di casa, Giuseppe Cadili e Valeria Giarrusso, hanno infatti deciso di rendere questo luogo accessibile al pubblico dopo i lavori di restauro, sebbene in alcuni periodi essa non risulti visitabile. Per entrare, è necessario prenotare un appuntamento mediante la pagina Facebook ufficiale, pagando il prezzo di un biglietto.
L’afflusso delle visite ha superato, talvolta, le 1000 unità al giorno, grazie alla risonanza mediatica delle bellezze contenute nella stanza e all’apertura al pubblico del museo nell’ambito delle “Le Vie dei Tesori“, nota manifestazione culturale.
Alla Camera Blu sono stati dedicati innumerevoli servizi televisivi, documentari e articoli che rivelano l’interesse generale per una scoperta in grado di mettere sotto i riflettori lo spirito interculturale di Palermo. A distanza di secoli dalla presenza araba sul territorio, la Stanza delle Meraviglie rappresenta una traccia tangibile dell’armonica commistione tra culture diverse.
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