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A Palazzolo Acreide, il gioiello barocco siciliano dalle radici greche, situato sui monti Eblei, si respirano leggende misteriose sui “ciarauli”, individui con poteri taumaturgici in grado di guarire dai morsi degli animali velenosi.
Intrecci misteriosi: San Paolo e i ciarauli
La città di Palazzolo Acreide detiene una lunga storia. Già nel V secolo a.C., Tucidide la menzionava come Ἄκραι (Ákrai), letteralmente: “cima” o “castello”, riflettendo la sua posizione dominante. Il nome moderno “Palazzolo”, deriva dal latino “palatium”, con il suffisso “-olum”.
Percorrendo le vie di questa antica città, ci si può imbattere nella chiesa di San Paolo apostolo, dove la magia si intreccia al mondo religioso. La leggenda più diffusa vede come protagonista proprio Paolo di Tarso, divenuto patrono della città nel 1688, il quale sopravvisse miracolosamente al morso di una vipera velenosa sull’isola di Malta. Dopo questo avvenimento il Santo decise di liberare l’isola da quel “male velenoso” come forma di ringraziamento nei confronti del popolo maltese per averlo salvato dal naufragio. Per questo motivo, viene spesso raffigurato nell’atto di bruciare un serpente.
La tradizione narra che chi nasce nella notte fra il 24 e il 25 gennaio, durante la quale avvenne la conversione di San Paolo, precedentemente nemico del Cristianesimo, acquisisca lo stesso “dono” del Santo di guarire dai morsi velenosi. Queste persone vengono riconosciute come “ciarauli”.
Ciarauli: Chi sono?
I ciarauli siciliani (“ciarmatori” in italiano), erano uomini o donne con poteri taumaturgici in grado di guarire dai morsi degli animali velenosi. Si pensava che per salvare una persona da questi attacchi bastasse semplicemente strofinare la mano sulla parte infetta o, in alcuni casi, passarvi sopra della saliva. Identificarli non era molto difficile poiché questi individui presentavano una piccola “voglia” a forma di tarantola o serpente sul braccio destro o sotto la lingua.
La figura dei ciarauli era molto rispettata nel siracusano. Durante la processione di San Paolo, queste figure “magiche” non passavano inosservate; giravano per il paese con serpenti avvolti intorno al corpo e con una cuddura (ciambella) di pane a forma di serpente sulla testa. Come accennato, oltre ai ciarauli, esistevano anche le ciaraule che, a differenza degli uomini, secondo alcune credenze, perdevano i loro poteri guaritori insieme alla verginità.
Alcuni sostenevano che il dono di guarire dei ciarauli che presentavano la voglia di una tarantola o di un serpente sul braccio destro era più marcato rispetto a coloro che avevano lo stesso segno sotto la lingua.
Alessandro Italia, uno studioso vissuto fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento scriveva di queste persone: “abbiamo visto il ceraulo, dalla lunga berretta con avvolte le trasparenti guaine che le serpi lasciano mutando la pelle; recare nel petto grosse serpi che gli circolavano sotto la camicia e vivificate dal calore della sua persona si affacciavano dallo sparato a suggere dalla sua bocca la saliva”.
Oggi i ciarauli non godono più della stessa fama di un tempo, forse anche a causa di alcuni impostori che nel tempo di sono finti tali, ingannando le persone. Tuttavia, la tradizione del ciaraulu in processione a fine giugno a Palazzolo è ancora viva.
Erbe magiche e riti apotropaici
I ciarauli erano soliti usare delle erbe specifiche che, a detta di molti, erano care al Santo. Durante i giorni di San Paolo, si portavano mazzetti di lavanda davanti al suo reliquario per benedirli e si portavano nelle case per “proteggere” chi ci abitava. I contadini, invece, erano soliti bruciare l’alloro per tenere lontani i serpenti, intonando una frase riportata nel libro della guida ambientale Paolino Uccello del 20213, “Piante e Parole che guariscono”, che recita:
“San Paulu maccia ri addauru, spina pungenti, nun muzzicari a mia ne autri genti.”
(San Paolo, pianta d’alloro, spina pungente, non mordere né me né altra gente).
Ciarauli e dove trovarli!
La figura dei ciarauli non si trova solo a Malta e in Sicilia. In Calabria sono chiamati “ceravularu”, in Puglia e in Abruzzo “ciaralli”, in Campania “ciaravuli”, e in Toscana “ceraldi”. Indipendentemente dal nome, queste figure magiche popolano molte culture popolari e rendono Palazzolo Acreide una città ancora più affascinante, conferendole un volto misterioso che impreziosisce questa perla siciliana.
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