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Il Teatro delle Ombre turco, chiamato anche Karagöz in onore del suo celebre protagonista, rappresenta una delle tradizioni culturali più affascinanti e durature della Turchia. È una forma di intrattenimento popolare nata a metà del 1300 a Bursa, antica capitale Ottomana. Sopravvive ancora oggi, sebbene sia rivolto principalmente ad un pubblico più giovane, durante il periodo del Ramadan.
La nascita del Teatro delle Ombre
I protagonisti delle rappresentazioni, Karagöz e Hacivat, sarebbero ispirati a due lavoratori che parteciparono alla costruzione della moschea Grande a Bursa sotto il sultano Orhan I, che regnò sull’allora nascente impero ottomano negli anni 1326-1359. I loro continui scherzi e battibecchi divertivano i colleghi, ma rallentavano i lavori. Il Sultano, informato della causa dei ritardi, li condannò a morte, e la moschea fu così terminata. Ma i loro compagni tennero vivo il ricordo dei due amici rimettendo in scena le loro contese, rappresentandoli con delle figurine colorate.
Secondo una versione di questa leggenda, fu un loro contemporaneo, Şeyh Küşteri, a realizzare le prime marionette con le sembianze dei due eroi popolari e a mettere in scena i primi spettacoli. Così, secondo la tradizione, nacque il Teatro delle Ombre turco. Lo scrittore turco Evliya Çelebi, nel XVII secolo, dava notizia di alcuni spettacoli inscenati dopo un iftar a Costantinopoli alla fine del 1300, sotto il regno del sultano Bayezid I, confermando come già allora fosse una tradizione del Ramadan. Secondo fonti storiche, invece, quella del Teatro delle Ombre sarebbe un’arte introdotta dall’Egitto, probabilmente da mercanti arabi che l’avevano scoperta in Oriente.
I due personaggi principali sono originari di Bursa, mentre gli altri rappresentano un po’ tutto l’Impero Ottomano nella sua diversità. Con le loro dinamiche di contrasto sociale e ironia, restituivano un ritratto della società che metteva in scena gli stereotipi in cui gli stessi spettatori potevano ritrovarsi. Come molte forme di arte popolare, era un’occasione di satira, in un periodo in cui era pericoloso criticare apertamente l’Impero. La tela su cui venivano proiettati i personaggi separava il pubblico dal mondo delle marionette, quasi come fosse uno specchio della società.

Crediti: Nevit Dilmen via Wikimedia Commons. CC BY-SA 3.0.
Le figure, controllate da bacchette, venivano accostate ad uno schermo di tessuto semitrasparente, chiamato ayna, che in turco vuol dire appunto “specchio”, illuminato posteriormente da una lampada ad olio. Il pubblico, davanti allo schermo, vedeva solo le ombre proiettate su di esso e non colui che muove i personaggi.
Le avventure di Karagöz e Hacivat
Il tema centrale delle rappresentazioni è sempre caratterizzato dai contrasti fra i due personaggi principali: Karagöz rappresenta l’uomo del popolo, illetterato e diretto, con un forte accento, mentre Hacivat appartiene alla classe colta, e si esprime in un linguaggio forbito. Lo spirito semplice ma furbo di Karagöz sembra avere spesso la meglio sull’istruzione di Hacivat, anche se i suoi espedienti per arricchirsi inevitabilmente si traducono in esilaranti disastri, da cui spesso lo tira fuori proprio la sua controparte.
Gli altri personaggi degli spettacoli sono l’ubriacone Tuzsuz Deli Bekir, rappresentato con la sua immancabile bottiglia di vino, l’oppiomane Kanbur Tiryaki con la sua pipa, il nano eccentrico Altı Kariş Beberuhi, lo sciocco Denyo, lo spendaccione Civan, la civettuola Nigâr ed il donnaiolo Celebi. Fra i personaggi figurano spesso danzatori e jinn, che interpretano l’elemento musicale e sovrannaturale. Sono presenti anche vari personaggi non turchi: un arabo che non sa parlare il turco, di solito un mendicante o un venditore ambulante, una domestica circassa, una guardia albanese, un dottore greco, un domestico o cambiavalute armeno, un orafo ebreo e un persiano che recita poesie con forte accento azero.

La trama solitamente è poco articolata, con una struttura estremamente flessibile. Ogni rappresentazione è indipendente, e lo stesso episodio può essere rappresentato in modo diverso, a seconda delle reazioni del pubblico e dalla volontà del Mastro burattinaio. La tradizione del Teatro delle Ombre è puramente orale; sebbene ci siano storie e motivi ricorrenti, sta alla bravura del mastro rendere ogni rappresentazione unica.
Spesso Karagöz e Hacivat vestono i panni degli imprenditori, sperando di fare fortuna; a volte si ritrovano invischiati in intrighi amorosi, o fanno da pacieri tra due giovani amanti alla cui unione le cui famiglie si oppongono. Karagöz assume spesso il ruolo di servus callidus, che attraverso vari espedienti, spesso fallimentari, cerca di aiutare gli innamorati e far ragionare i genitori. L’aspetto farsesco prevale sempre su quello romantico. Le loro avventure sono spesso caratterizzate da un contesto licenzioso ed ammiccante, fatto di imprevisti, errori, scambi di persona, riconoscimenti e scalate sociali che inevitabilmente finiscono in disastro.
“Il viaggio a Yalova” e “La sposa”
Una delle rappresentazioni più famose è “Il viaggio a Yalova” in cui Celebi, uno dei personaggi ricorrenti, sta per partire per le terme di Yalova con la sua fidanzata, Nigar. Dopo aver acquistato una grande sacca ed un barattolo in cui mettere l’occorrente per il viaggio, si allontana per finalizzare gli ultimi preparativi, lasciando Nigar da sola. Arriva improvvisamente Karagöz, il quale la convince che il suo fidanzato sia rimasto ferito, o morto: qualcuno lo ha confuso per del cibo e lo ha mangiato, o ha appiccato fuoco al mare ed è morto per le ustioni. Si fanno avanti vari altri personaggi, tra cui l’altro amante di Nigar, che si infilano nella sacca per andare alle terme con lei e non pagare il biglietto. Alla fine, ritorna Celebi, svuota la sacca, e Karagöz viene rimproverato da Hacivat.
Un’altra famosa rappresentazione, “La sposa”, vede invece Karagöz protagonista di uno scambio di persona. Per convincere Tuzsuz Deli Bekir, prossimo alle nozze, a smettere di bere, Hacivat e Karagöz escogitano un piano: quest’ultimo prenderà il posto della sposa. Dopo la cerimonia, durante la prima notte di nozze, quando Tuzsuz solleva il velo della sua giovane sposa, trova al suo posto il barbuto Karagöz, apprendendo finalmente la sua lezione. Lo spettacolo si conclude con nuovi festeggiamenti e vengono rappresentati sulla scena canti e balli.
Un’avventura in quattro parti
Lo spettacolo di Karagöz segue una struttura fissa, articolata in quattro parti.
La prima, Mukaddime, è l’introduzione; Hacivat entra in scena da sinistra ed intona un semai, una forma tradizionale della musica classica ottomana, diverso per ogni spettacolo. Recita poi una preghiera a Dio ed al Sultano, e informa di essere alla ricerca del suo amico Karagöz. Presenta il teatro delle ombre, e lo spettacolo cui si sta per assistere, come se fosse uno spaccato della società, ed esorta il pubblico a prestare attenzione per trarne insegnamento.
Muhavere, il dialogo fra i protagonisti. È da subito chiara la netta contrapposizione tra i due; Karagöz entra in scena dal lato opposto ad Hacivat, palesemente annoiato dal suo discorso, con il suo modo di parlare fortemente accentato e allusivo. Solitamente, i due discutono, e Karagöz finisce a terra lamentandosi in rima. Spesso, dopo questo dialogo, ogni volta che si incontrano nuovamente in scena, Karagöz dà un pugno ad Hacivat prima di scappare.
Durante lo svolgimento della trama principale, fasil, i vari personaggi si incontrano: l’azione si svolge sempre in un unico luogo. Bitiş, infine, è l’ultimo battibecco, risolutivo, fra i due eroi. Si conclude sempre con Hacivat che rimprovera Karagöz di essere la causa del fallimento di qualsiasi impresa, e quest’ultimo costretto a chiedere perdono per le sue trasgressioni e a giurare di non invischiarsi più in vicende simili.
Il difficile apprendistato di Karagöz
Come diventare Mastro? L’arte del Teatro delle Ombre prevede tre fasi, che testimoniano la ricchezza culturale di questa forma d’arte. Durante la prima l’apprendista, chiamato Sandikkar, da sandik, che in turco significa baule, si occupa di trasportare la cassa che contiene il teatrino, ma non può toccarne il contenuto. In seguito, diventa Çirak, ed impara a costruire i vari personaggi secondo la tradizione. Le marionette usate nel teatro Karagöz, alte 40 cm circa, vengono disegnate su pelle di cammello, trattata fino a diventare semi-trasparente, e poi ritagliate. Sono dipinte con colori traslucidi, ed assemblate con dei giunti che ne consentono il movimento.

Per diventare Hayalî, che significa “creatore di immagini”, come viene chiamato il Mastro, è necessario avere una profonda conoscenza di quella che è la storia e la cultura turca e del Teatro delle Ombre. Il Mastro è l’unico ad animare e dar voce ai personaggi, e deve essere quindi in grado di riprodurre i diversi timbri ed accenti. Sono fondamentali anche conoscenze musicali, per interpretare le canzoni tradizionali durante lo spettacolo, ed una grande abilità teatrale e pedagogica, non solo per intrattenere i bambini e adulti, ma per insegnare a nuovi Sandikkar, e mantenere così vive le storie di Karagöz e Hacivat.
Oggi, il Teatro delle Ombre, continua ad incantare e divertire, rappresentando un prezioso patrimonio culturale che collega la tradizione al presente. Uno dei luoghi migliori per assistere ad uno spettacolo di Karagöz e Hacivat è proprio quello della loro nascita, Bursa, al Bazar Coperto, o al Festival Internazionale di Bursa Karagöz, Marionette e Teatro delle Ombre che si svolge ogni anno a novembre.
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