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Il Capodanno è da sempre uno dei momenti più attesi dell’anno. Rappresenta il passaggio simbolico da un ciclo all’altro, un’occasione per salutare il passato ed accogliere il futuro con speranza e positività. In tutto il Mediterraneo, viene festeggiato in forme diverse, ricche di simbolismi e tradizioni antiche, spesso legate ai ritmi della terra, alle stagioni e alle credenze popolari. Ecco alcune delle più affascinanti, dall’Algeria alla Sardegna, fino alla Sicilia.
Algeria: Il Capodanno Amazigh
In Algeria, il Capodanno Amazigh, chiamato Yennayer, si festeggia tra il 12 e il 14 gennaio. Segna l’inizio del nuovo anno secondo il calendario agricolo berbero, strettamente legato ai cicli stagionali. Adottato per scandire le stagioni e le attività rurali, risale a oltre 3000 anni fa e si basa su osservazioni astronomiche; il 2025 corrisponderà all’anno 2975 del calendario Amazigh.
Solitamente Yennayer si celebra con un grande banchetto, che riunisce tutta la famiglia. I piatti della tradizione sono a base di cereali, a cui si accompagnano la carne e le zuppe, che rappresentano l‘abbondanza del raccolto dell’anno trascorso e sono di buon auspicio per quello futuro. Tra i piatti più noti, il cous cous alle sette verdure, per la sua ricchezza, spicca come simbolo di abbondanza. Inoltre, il numero non è casuale: il sette rappresenta un numero sacro per gli Amazigh, legato alla perfezione e all’armonia con il cosmo.
Le celebrazioni lasciano spazio a danze e canti tradizionali, mentre i bambini partecipano a giochi simbolici che hanno il valore di piccoli rituali, come la raccolta di frutti e ortaggi dalle campagne.
Yennayer è considerato un periodo particolarmente propizio, ideale per compiere gesti simbolici e affrontare importanti cambiamenti. Si aspetta questo periodo dell’anno, infatti, per fare il primo taglio di capelli ai bambini o per convolare a nozze. Come altre tradizioni legate al Capodanno, riflettono il desiderio di rinnovamento e l’augurio di fortuna e prosperità per l’anno che sta per iniziare.
Capodanno in Sardegna: tra fuochi e pane
In Sardegna, specialmente nelle zone di campagna lontane dalle città, sopravvivono i Fuochi di Capodanno, un’antica tradizione che simboleggia la purificazione. La notte del 31 dicembre, vengono accesi dei grandi falò per salutare l’anno vecchio e propiziare fortuna e speranza per quello nuovo, attorno cui si riunisce la comunità. I ragazzi saltano sopra le fiamme “per purificarsi“, e la serata prosegue con canti e balli.

Questa tradizione sembra richiamare i riti pagani del solstizio d’inverno, tipici delle antiche civiltà nuragiche. Celebravano il ritorno della luce e il rinnovamento ciclico della vita: le fiamme avevano anche il potere di scacciare gli spiriti maligni e di proteggere il raccolto futuro.
In Sardegna, quando era ancora in vigore il calendario bizantino, l’anno cominciava il 1° settembre e finiva il 31 agosto. Il Capodanno cadeva nel mese di Settembre, seguendo l’antica tradizione agropastorale dell’isola: coincideva infatti con l’ultima fase delle attività agricole prima del riposo invernale. Era il momento ideale per festeggiare e cercare di attirare abbondanza per il nuovo anno. Si cucinava il pane rituale cabude, con semola fine, lievito madre, sale e acqua, preparato in forme che simboleggiavano il mestiere di chi lo riceveva. Veniva spezzato sulla testa del figlio minore in segno di buon augurio.
Il Capodanno era anche il momento più propizio per porre alla sorte importanti domande sul futuro. In Barbagia, si praticava “su giogu ‘e sos olzoso”, un gioco tradizionale per verificare la forza di un legame amoroso. Due chicchi d’orzo, rappresentanti i due amanti, venivano messi in una bacinella d’acqua. Con le dita si creava un mulinello, e se i chicchi si fermavano vicini, era segno di un amore duraturo; se si separavano, la relazione era destinata a finire.
Sicilia e Provenza: Il Lancio degli Oggetti e i 13 dessert
In Sicilia, una delle tradizioni più conosciute e antiche, è il lancio degli oggetti vecchi da balconi e finestre. Si tratta di un’usanza ormai del tutto scomparsa, che voleva simboleggiare l’abbandono del passato per far spazio a nuove opportunità.
Durante la notte di Capodanno, piatti scheggiati, utensili rotti e altri oggetti inutilizzati venivano gettati dalla finestra. I piatti, in modo particolare, venivano conservati tutto l’anno per poi essere lanciati via a Capodanno, in un gesto simbolico di rinascita. Oggi l’idea di rinnovamento sopravvive sotto forma di pulizie profonde delle case o altri piccoli rituali simbolici, come accendere candele e bastoncini di incenso.
In Provenza, invece, il Capodanno è celebrato con i tradizionali 13 dessert, che simboleggiano Gesù e i 12 apostoli. Tra i dolci più comuni ci sono il torrone, i fichi secchi, le mandorle e le noci. Ogni dolce ha un significato simbolico legato alla prosperità, alla salute e alla gioia: secondo la tradizione, devono essere assaggiati tutti per avere un anno nuovo fortunato.
Isole Greche e Malta: piccoli riti propiziatori per il Capodanno nel Mediterraneo
Nelle Isole del Mar Mediterraneo, come quelle dell’Egeo e Malta, sopravvivono piccoli riti propiziatori legati ai festeggiamenti del Capodanno. In Grecia, ad esempio, porta fortuna appendere arance o melagrane all’ingresso di casa. Le arance sono simbolo di abbondanza e protezione contro le avversità. Se si vuole sapere se si avrà un anno fortunato, si deve rompere una melagrana sulla soglia di casa: più semi si spargono, più l’anno nuovo sarà prospero.

A Malta, esiste invece una tradizione meno conosciuta: i voti solenni. Ogni membro della famiglia esprime un desiderio o un obiettivo per il nuovo anno, condividendolo con gli altri e accompagnandolo con una preghiera di ringraziamento.
Le celebrazioni di Capodanno nel Mediterraneo riflettono una straordinaria varietà di culture e tradizioni tramandate di generazione in generazione, tutte accomunate dal desiderio di rinnovamento e buon auspicio. Sono rituali spesso legati ai ritmi della terra e alle credenze popolari, che enfatizzano l’importanza di riflettere sul passato, celebrare il presente e accogliere il futuro con speranza ed un pizzico di fortuna.
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