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Il Flamenco, simbolo della multiculturalità del sud della Spagna, è un’arte che affonda le sue radici nella cultura popolare andalusa. Ammaliante come poche altre forme di rivalsa culturale, nel tempo ha conosciuto una grande diffusione e crescita.
Le origini del Flamenco
Il flamenco nasce come intima espressione del tormento e sofferenza della popolazione gitana, di lingua romanì, in Andalusia. Alla fine del 1700 i gitanos, storicamente marginalizzati e discriminati in tutta la Spagna, erano visti come una popolazione “pericolosa”. La persecuzione nei loro confronti risaliva già al 1499, quando il re Ferdinando il Cattolico aveva ordinato la loro espulsione. Tuttavia, molti rimasero nel paese, costretti a vivere in condizioni di estrema povertà e isolamento.
In questo contesto travagliato, il flamenco si afferma come unica forma di espressione culturale capace di riflettere la lotta e la resistenza dei gitanos. La musica e la danza diventano così un modo per esternare il dolore e la sofferenza. Si sviluppa con caratteristiche tipiche della musica araba e cristiana; l’influenza della cultura gitana si ritrova, però, negli elementi del canto e della danza considerati più evocativi. Il flamenco si sviluppa tra le province di Siviglia, Cadice, Jerez e Cordova. Soprattutto nelle sue forme iniziali, si tratta di un cante crudo e tragico, ma estremamente affascinante.
Il nome flamenco si traduce dallo spagnolo con fenicottero. Le origini del nome, in realtà, sono ancora incerte. Secondo diversi studiosi, risalirebbe alla lingua araba, dall’unione delle parole felag e mengu, letteralmente contadino errante. Un chiaro riferimento al concetto di nomadismo, costituente dell’identità culturale gitana.
I Cafés Cantantes
I Cafés Cantantes sono il luogo in cui il flamenco, dopo un primo periodo in cui viene performato in forma privata o in strada, viene portato davanti ad un pubblico vasto. Passa così dall’essere una forma d’arte conosciuta da pochi, a diventare immediatamente famoso tra la popolazione spagnola. È il periodo più prolifico, definito l’età d’oro del flamenco, in cui i Cafés si diffondono a macchia d’olio in tutta l’Andalusia. Una delle figure fondamentali in questo passaggio fu Silverio Franconetti, che aprì il suo primo locale nella seconda metà dell’800. Apprese l’arte del flamenco dai gitani e divenne il primo cantaor andaluso, rendendo il cante più soave e melodico rispetto alla forma originale, più intensa e struggente.
Il cante nel flamenco spesso si contrappone all’energia delle chitarre e del ballo, con uno stile lento e profondo, malinconico ed estremamente evocativo. Il cantante flamenco spesso si esibisce da solo, senza alcun accompagnamento: a palo seco.
Gli strumenti
La chitarra flamenca è estremamente complessa a livello tecnico, per quanto riguarda le parti ritmiche, l’esecuzione delle scale e gli assoli che caratterizzano il genere. Viene suonata con le dita, seguendo una particolare tecnica chiamata toque. Il chitarrista flamenco si distingue per l’abilità nel combinare simultaneamente le parti ritmiche con quelle soliste. Il musicista deve colpire la parte della cassa della chitarra per enfatizzare il ritmo, mentre esegue le melodie più delicate degli assoli. Il risultato è una sonorità unica, un connubio tra delicatezza e forza che definisce l’essenza del flamenco stesso.
Il ballo flamenco, invece, rappresenta la musica in movimento: è caratterizzato da una serie di elementi coreografici che combinano gestualità intensa e precisione ritmica. Tra questi, uno degli aspetti più riconoscibili è il famoso zapateado, un movimento in cui si calpesta ritmicamente il terreno, creando un suono che si mescola con la musica della chitarra e degli altri strumenti. Viene considerato una vera e propria forma di espressione, in cui il corpo del danzatore diventa uno strumento musicale che marca il ritmo.
Il flamenco viene spesso arricchito da strumenti a percussione come le nacchere o il tamburello, per accompagnare la ritmica della chitarra. Il ritmo diventa così ulteriormente intenso e complesso, creando una simbiosi perfetta tra la danza e la musica. Il movimento del corpo è quindi strettamente legato alla musica, e l’abilità nel combinare questi elementi contribuisce a rendere il flamenco così affascinante e coinvolgente.
Le castañuelas, le famose nacchere spagnole, sono uno strumento caratteristico del flamenco, di cui accentuano il ritmo. La loro origine risale a Creta, dove venivano originariamente suonate come due conchiglie unite. Tradizionalmente, sono gli uomini a suonare le nacchere, mentre le ballerine ricorrono allo zapateado e al jaleo, il battito di mani. Spesso, il pubblico si lascia coinvolgere dal battito di mani, dando vita a un’atmosfera di intensa partecipazione collettiva.
I costumi
I costumi tradizionali del flamenco sono ricchi di colore, movimento e simbolismo, e contribuiscono a rafforzare l’intensità e la passione della danza come espressione della propria interiorità. Ogni elemento, dalla scelta dei colori alle decorazioni, è pensato per esaltare la dinamicità e la passione della danza, creando una fusione perfetta tra la musica, il movimento e la bellezza dell’esibizione.
Per le donne, il costume tipico è un abito lungo e aderente, spesso caratterizzato da volants, fiori,e ricami che accompagnano ogni passo, accentuando il movimento della ballerina. Le ballerine indossano spesso scarpe di cuoio con tacchi alti, per enfatizzare lo zapateado. Il fazzoletto o mantilla, che spesso accompagna l’abito, è un richiamo alla tradizione; l’iconico fiore nei capelli, invece, conferisce al costume una nota di femminilità e sensualità.
I costumi tradizionali maschili, pur essendo generalmente più sobri, sono comunque ricchi di significato. Tra gli elementi distintivi, i principali sono giacche e pantaloni stretti, con camicie con maniche a sbuffo. L’intento è quello di mettere in risalto l’eleganza e l’energia del danzatore, permettendo al corpo di muoversi con piena libertà.
I costumi del flamenco hanno un profondo legame con la cultura andalusa. I colori predominanti nei costumi tradizionali sono spesso il rosso, il nero e il bianco, che richiamano la passione, la forza e la purezza, tutti elementi centrali nella musica e nella danza flamenca. I motivi floreali e geometrici nei tessuti, così come la presenza di balze e frange, conferiscono ai costumi un dinamismo visivo che si enfatizza i movimenti rapidi e precisi della danza.
La Biennale di Flamenco
Molte tecniche caratteristiche del flamenco sono state riprese e adattate in altri generi musicali. Ad esempio, il tremolo e gli arpeggi vengono utilizzati rispettivamente nelle ritmiche e negli assoli del metal e dell’hard rock. Queste influenze raccontano la versatilità ed il grande impatto culturale del flamenco, capace di lasciare un segno profondo anche in contesti musicali lontani dalle sue origini.
L’eredità di questa forma d’arte è fondamentale ed in continua a evoluzione, portando con sé un patrimonio ricco di tradizioni e innovazioni. La Biennale di Flamenco di Siviglia nasce con lo scopo di preservare e celebrare questa tradizione. L’evento si svolge ogni due anni dal 1980, e rappresenta un’occasione unica per riunire artisti ed appassionati di flamenco da tutto il mondo.
Nel corso degli anni, la Biennale ha acquisito sempre più prestigio: dal 2015, negli anni dispari, viene organizzato il concorso “Septiembre es Flamenco”. Il programma della Biennale si prolunga per quasi un mese, coinvolgendo le varie sedi della città. Gli spettacoli sono intervallati da corsi, conferenze e seminari, oltre a mostre e incontri culturali, tutti pensati per approfondire e celebrare la ricchezza del flamenco.
Il flamenco è stato riconosciuto come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO nel 2010, un riconoscimento che ha sottolineato l’importanza di questa arte come espressione culturale unica e universale.
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