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Dalla Scandinavia al Mediterraneo è nota come la “Donna che porta il dono della Luce”, quella lux, lucis latina racchiusa nel suo nome: Santa Lucia, celebrata dalla Chiesa cattolica così come da quella ortodossa il 13 dicembre. Ma non fu sempre così.
Secondo il calendario giuliano, infatti, la Santa portava Luce il 21 dicembre, giorno del solstizio d’inverno, quando il Sole raggiunge l’altezza minima di tutto l’anno e il buio primeggia sulla luce. Quando nel 1582 entrò in vigore, la nuova programmazione del tempo scandita dal calendario gregoriano eliminò alcuni giorni di ottobre, spostando così le celebrazioni della Santa a una decina di giorni prima del solstizio d’inverno. Questo spiega perché oggi si associa ancora il 13 dicembre al “giorno più breve che ci sia”.
Storia della Santa tra luci e tenebre che attraversano l’umanità
Santa Lucia fu una martire cristiana morta nel 304 d.C. a Siracusa durante le persecuzioni dell’imperatore Diocleziano. Tradizione narra che preferì essere uccisa anziché sposare il suo pretendente e venire meno al suo voto di castità e che tentarono invano di cavarle gli occhi prima di pugnalarla alla gola. Da qui il suo potere di proteggere la vista, patrona degli Scalpellini, coloro che scolpivano pietre e marmi e che a causa di schegge e polveri persero la vista in una malattia professionale ante-litteram.
A loro si deve lo straordinario patrimonio architettonico di cattedrali tuttora oggetto di ammirazione, come quella di Siracusa che ospita il veneratissimo simulacro della Santa, patrona della città, dove viene omaggiata con una settimana di festeggiamenti in una immensa processione al grido di “Sarausana jè!”. Perché una delle peculiarità di questa Santa è che viene venerata in absentia: il suo corpo si trova infatti nella chiesa di San Geremia a Venezia, portato prima da Siracusa a Costantinopoli (l’attuale Istanbul) nel 1039, durante il ritorno dei bizantini in Sicilia e poi trasferito a Venezia dopo il sacco di Costantinopoli (1204) durante la quarta crociata. Questo spiega anche la sua grande popolarità, in Italia e non solo, avendo varcato mari e confini in grazia di quella luce che anche Dante scelse come guida per addentrarsi “nella selva oscura” (Inferno II, 97).

Candele, fiaccole e falò per Artemide e Lucia, la dea e la santa associate ai riti propiziatori dell’arrivo del sole
Secondo diversi studi, Lucia è una trasposizione della greca Artemide, dea della luna, particolarmente adorata a Siracusa, colonia della Magna Grecia, il territorio di espansione dei Greci del VIII secolo a. C. verso occidente che inclusero le coste del Mar Mediterraneo: le celebrazioni siracusane del 13 dicembre partono proprio dall’isola di Ortigia, dove sorgeva un grande templio dedicato ad Artemide.
Entrambe portatrici di luce, entrambe celebrate con l’accensione di candele, fiaccole o grandi falò, come avviene in molte località del Centro-Sud Italia per propiziare l’arrivo del sole o per allontanare le tenebre e il freddo, in una dicotomia che parla di vita e morte, fertilità e sterilità. In una storia ancestrale di buio e luce che attraversa l’umanità.
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