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Inclusivo, tollerante e multietnico. Il culto della Madonna di Trapani è il simbolo di un Mediterraneo dove diverse identità si incontrano, coesistono pacificamente e che culmina il 15 agosto, quando a La Goulette, sobborgo marittimo di Tunisi, viene portata in processione oggi da musulmani e cristiani africani subsahariani, in prima fila a cantare e intonare preghiere, ieri da cristiani siciliani, musulmani ed ebrei.
Viaggio da Trapani a Tunisi di una Madonna simbolo dell’inclusione
Furono gli italiani, i siciliani in particolare, a introdurre e diffondere in Tunisia il culto della Madonna di Trapani tra il XIX secolo e la prima metà del XX, aggiungendosi a comunità italiane più antiche, come quelle degli ebrei detti “livornesi”, degli schiavi catturati dai corsari tunisini e dei religiosi, soprattutto cappuccini. Sono gli anni del protettorato francese – dove la Tunisia è amministrata dalle autorità francesi – e l’Islam è la religione maggioritaria.
Nel quartiere Piccola Sicilia di La Goulette, però, avviene un miracolo: nella chiesa di Saint-Augustin et Saint-Fidèle vengono costruite tre cappelle che ospitano rispettivamente tre statue: Nostra Signora di Lourdes, la Beata Vergine del Monte Carmelo e Nostra Signora di Trapani per consentire a ciascun fedele di nazionalità francese, italiana e maltese di scegliere a chi indirizzare le proprie preghiere.
Questo, si diceva, succede a La Goulette, storicamente definita “banlieue dell’antica Cartagine”, la città fondata nell’813 a.C. dai Fenici, luogo di incontro di civiltà (Berberi, Numidi, Libici) che divenne ben presto una delle più importanti del Mediterraneo, rivaleggiando con Roma per il dominio del Mare Nostrum. Oggi, a soli 15 km da Tunisi, le sue rovine sono Patrimonio dell’Umanità UNESCO.
Storia di una Madonna che racconta unione e pace tra le diverse culture del Mediterraneo
Come scrive l’antropologo dell’Università La Sapienza di Roma Carmelo Russo, la presenza della Madonna di Trapani e la processione dell’Assunzione del 15 agosto “sono espressione sia di una identità fortemente locale, quella siciliana – o ancora più in piccolo, quella trapanese – sia fattore aggregante in grado di oltrepassare i confini etnico-nazionali e religiosi, accomunando ebrei e musulmani in un complesso mescolamento in cui elementi teologici, popolari, magici, rituali, miracolistici che si relazionano in osmosi”. (La Madonna di Trapani a La Goulette. Rappresentazioni identitarie e pluralismo religioso tra pratiche, retoriche e politiche, Quaderni di Studi e Materiali di Storia delle Religioni, 2020).
Una Madonna che tra l’altro è molto venerata non solo nel Santuario della “città sicula tra due mari” di cui è patrona, ma anche in diversi santuari italiani, maltesi, spagnoli e del sud della Francia.
La processione tunisina fu interrotta nel 1962 durante la presidenza di Habib Bourghiba, primo presidente della Tunisia dopo l’indipendenza dalla Francia (1956). La devozione non si è mai spenta, trovando dal 2017 nuova vitalità. E rinnovando la potenza di un simbolo che racconta unione e pace tra le diverse culture del Mediterraneo.
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