Contenuti
Questo articolo è disponibile anche in:
Il caffè è una bevanda unica nel suo genere in grado di suscitare esperienze sensoriali a tutto tondo. Dalla preparazione rituale all’inconfondibile gusto e il piacevole aroma, è capace di conquistare numerosissimi consumatori. Ne esistono tante tipologie e oggi, come in passato, sono molteplici gli arnesi utilizzati per la sua preparazione. Quali sono gli strumenti più caratteristici e tradizionali?
Caffè per tutti i gusti
Il caffè preparato nei paesi del Mediterraneo è di diversi tipi: in alcune zone si preferisce berlo più concentrato, in altre è allungato con acqua e latte. Gli arabi amano aromatizzarlo con spezie e aromi, e i turchi spesso lo accompagnano con dei dolcetti, i celeberrimi lokum, che ne tramortiscono il sapore amaro.
Questa bevanda ha, dunque, delle “anime” multiple, a seconda del luogo in cui la si consuma. Questa diversità, inoltre, è accentuata dall’utilizzo di precisi apparecchi. Alcuni strumenti manuali per la preparazione del caffè prevedono l’infusione, mentre altri la filtrazione e, persino, cotture a temperature più o meno elevate in grado di dare intensità variabili alla bevanda.
Caffè all’italiana
In Italia, per esempio, oggi è diffusissima la moka. Alfonso Bialetti la ideò nel 1933 e da allora spopolò nelle terre dello stivale e oltre. Non tutti sanno, però, che prima di quella data un altro strumento era in uso: la cuccumella napoletana. Sebbene sia stata inventata da un francese nell’800, essa trovò grande successo proprio in Italia.
Si tratta di un arnese costituito da tre componenti principali. Essi sono una caldaia, all’interno della quale va versata l’acqua, un filtro cilindrico che contiene il caffè macinato non troppo finemente e, infine, un bricco dotato di manico e beccuccio. La cuccumella funziona per filtrazione, dal momento che la caldaia contenente l’acqua viene poi capovolta e filtrata, appunto, nel caffè che cola all’interno del bricco.
Ibrik: la “caffettiera” turca
In molti altri paesi il metodo di estrazione del caffè più diffuso è quello alla turca. Nello specifico, si fa riferimento all’utilizzo del cosiddetto ibrik o cezve, ampiamente conosciuto presso gli arabi e nei paesi balcanici, oltre che in Turchia. Caratteristica inconfondibile del kahve turco è la consistenza corposa e il deposito di sedimenti in polvere in fondo alla tazza. Questa nota bevanda, infatti, non va mai bevuta fino alla fine.
L’ibrik consiste in un pentolino di metallo dal collo stretto e con un lungo manico. Al suo interno vengono versati la polvere macinata finissima di caffè, l’acqua e, a piacimento, dello zucchero. Poi, il tutto è lasciato cuocere sui fornelli a più riprese e servito bollente.
Il qawha arabo
Un’altra interessante tradizione legata al caffè è quella araba. Nei paesi arabi, come si è detto, è molto diffuso il cezve turco, ma i beduini del deserto un tempo solevano preparare l’amata bevanda nelle elegantissime, e a volte impreziosite, dalla.
Questi arnesi, simili a delle caraffe chiuse a forma di clessidra, con un beccuccio uncinato e un lungo manico arcuato, venivano posizionati nella sabbia. Grazie al calore proveniente da lì, era possibile ottenere il caffè (qahwa, in arabo), il quale, però, acquisiva un colore giallognolo. La temperatura della sabbia del deserto, in effetti, era alta, ma non tale da consentirne una sufficiente tostatura.
Oggigiorno la dalla è ancora utilizzata, soprattutto nella penisola araba, sebbene si preferiscano i senza dubbio più comodi fornelli. Il caffè è, dunque, un vasto universo di curiose tradizioni e piacevoli momenti di convivialità.
Rimani sempre aggiornato seguendoci su Telegram e Instagram!