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Da Albert Einstein a Salvador Dalì, la lista di personaggi famosi, e non, che hanno saputo godere e beneficiare degli effetti ristoratori della siesta è assai lunga. Questa pennichella pomeridiana, famosa nella tradizione spagnola, è il segreto per una maggiore produttività lavorativa, così come uno stile di vita più sano.
Qual è il momento perfetto in cui echar una siesta (dallo spagnolo, “fare un leggero sonnellino”)? E cosa ne pensa la scienza? Si tratta davvero di un elisir di giovinezza?
Un pisolino ristoratore
Camilo José Cela, premio Nobel per la letteratura nel 1989, l’aveva battezzata lo “yoga iberico”, in riferimento agli effetti benefici su corpo e mente, paragonabili a quelli della disciplina orientale. Ebbene, lo scrittore spagnolo non si sbagliava. Oggi è dimostrato che una buona siesta è assolutamente vantaggiosa per la nostra salute. Ma cosa si intende esattamente per “siesta”?
Occorre chiarire, per evitare fraintendimenti, che si tratta di un sonno postprandiale leggero e di breve durata, che va dai dieci minuti e non sfora oltre la mezz’ora, solitamente tra le 14 e le 16 del pomeriggio. È un’abitudine ormai comune in molti paesi, ma resta più emblematica in Spagna.
Il termine spagnolo “siesta” deriva dal latino “sexta”: per i romani indicava la sesta ora dopo l’alba, il momento più caldo della giornata. Oggi è spesso riferito come costume della tradizione spagnola, sebbene sarebbe meglio parlare di una pratica che risponde a una naturale reazione fisiologica relativa al bisogno di riposo.
Esistono alcune teorie sulla nascita della siesta in Spagna. Per una di queste, l’abitudine del pisolino si sarebbe diffusa dopo la guerra civile, come necessità fisica derivante dagli stenuanti turni lavorativi della povera gente, costretta a svolgere più di un lavoro per mantenere la propria famiglia. Le siestas sarebbero servite, dunque, per “ricaricare brevemente le batterie” dai continui e prolungati orari lavorativi.
Un’altra ipotesi si ricollega, invece, alle condizioni di caldo insopportabile delle ore del primo pomeriggio. In questo caso, contadini e operai avrebbero interrotto le proprie attività per pranzare e approfittare di una breve dormita prima di rimettersi a lavoro, scampando dal sole nelle ore più bollenti delle torride giornate estive.
Ciò su cui sembra esservi unanimità riguarda i vantaggi della siesta. A dispetto dei pregiudizi che legano a questa pratica concetti di pigrizia, ozio e inerzia, tanti sono gli studi a favore del pisolino post-pranzo. Occorre, però, fare attenzione.
Parola alla scienza
Gli studiosi avvertono: cadere tra le braccia di Morfeo può essere senz’altro vantaggioso per mente e corpo, ma non bisogna eccedere. Il segreto consiste nel non superare la mezz’ora di riposo, evitando che questo si trasformi in sonno profondo. Scopriamo i motivi.
Vi è comune accordo in ambito scientifico sul fatto che la siesta debba avere una giusta misura. A dire della NASA, la durata perfetta di un sonnellino è di 26 minuti, il tempo sufficiente per sciogliere le tensioni, riacquisire capacità di concentrazione e, persino, di ridurre il rischio di problemi cardiovascolari.
I “danni” di un sonno prolungato non devono essere sottovalutati perché gli effetti possono ritorcersi sul riposo notturno, causando una potenziale insonnia. In breve, è come se il corpo, ricevendo lo stimolo errato, si predisponesse al sonno della fase rem, avverte Garaulet, docente di fisiologia all’Università di Murcia. Così, anche il cronotipo, ovvero il nostro orologio biologico interno, ne risentirebbe perché la giornata verrebbe allungata.
Un ulteriore problema riguarda l’alterazione del tasso di cortisolo e il conseguente aumento dei livelli di stress. Per tutte queste ragioni, alcuni ricercatori asseriscono che sia meglio “appoggiarsi” su un divano o su una poltrona, piuttosto che sdraiarsi a letto durante la siesta. Ora passiamo ai vantaggi.
Innumerevoli sono le pubblicazioni sugli effetti benefici a breve e lungo termine della siesta. Questa può favorire, per esempio, il rilassamento di muscoli, può alleggerire la tensione, favorire le funzioni cognitive, generare una sensazione di benessere psico-fisico, e migliorare il livello di concentrazione.
Al breve e incompleto elenco si aggiungono altri dati interessanti: uno studio del 2007 di Nasaka e Oikonomou ha dimostrato che il sonnellino pomeridiano può evitare problemi cardiaci; oltre a questo, esisterebbe anche una correlazione con l’IMC (Indice di Massa Corporea), dimostrata dalla rivista Obesity. Il riposo inferiore alla mezz’ora incide sul minor rischio di obesità e su una più bassa pressione arteriale sistolica.
Curiosa risulta anche la scoperta del team di esperti dell’UCL (University College of London) di Londra. Si è, in effetti, rilevata una correlazione tra la siesta e le dimensioni del cervello: pare che i soggetti che schiacciano un sonnellino abbiano un volume cerebrale più grande (addirittura, di 15 cm cubici!) rispetto a chi non lo fa, e che invecchino meno rapidamente.
La siesta oggi
La siesta in Spagna oggi non è così frequente come ci si potrebbe immaginare, e la BBC in un articolo del 2017 ne ha smontato il mito. I dati parlano chiaro: solo il 18% degli spagnoli si concede, e soprattutto può permettersi, una siesta. Il popolo spagnolo è, infatti, tra quelli ad avere gli orari lavorativi più lunghi a livello europeo.
È, dunque, uno stereotipo assolutamnte discorde dalla realtà ritenere che gli spagnoli abbiano sempre tanto tempo libero. Probabilmente, la sua diffusione si deve agli anni della dittatura di Francisco Franco, che, nel tentativo di promuovere il turismo nazionale, dipinse un’immagine “rilassata” del paese.
In conclusione, la siesta costituisce un bisogno fisiologico dell’uomo spesso represso per via dei ritmi frenetici della vita quotidiana, che bisognerebbe riscoprire e valorizzare.
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