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Quasi due secoli fa, nel Canale di Sicilia, si verificò un avvenimento straordinario: l’emersione di un lembo di terra, che sarebbe presto divenuto noto come Isola Ferdinandea. Ma tale accadimento fuori dal comune, tuttavia, fece da innesco per una ben più grossa disputa, tra potenti nazioni quali Inghilterra, Francia, e il regno delle Due Sicilie.
Ma come poté verificarsi un avvenimento simile, quali furono le cause naturali che portarono all’apparizione dal nulla di un intero isolotto? Cosa è veramente l’Isola Ferdinandea? Quali furono le conseguenze di tale avvenimento? E come venne risolta la disputa tra nazioni?
L’Isola Ferdinandea e il vulcano Empedocle
Che le acque che circondano la Sicilia siano interessate dall’attività vulcanica sottomarina non è un mistero. Numerose testimonianze, infatti, sono arrivate sino ai giorni nostri sin dal terzo secolo a.C.; i “resti” delle eruzioni sottomarine sono stati spesso notati fino al diciassettesimo secolo.
Basti pensare solamente al territorio dei Campi Flegrei del Mar di Sicilia: una vasta area compresa tra due coste, quella tunisina e quella siciliana, entro la quale è possibile trovare ben 13 vulcani sottomarini, che hanno, nei secoli, mostrato più volte la loro attività. Uno di questi, l’Empedocle, è strettamente legato all’emersione del curioso isolotto.
Tutto ebbe inizio nell’estate del 1831, momento durante il quale la zona sudoccidentale della Sicilia venne interessata da numerose e piuttosto forti scosse di terremoto. Furono diverse le imbarcazioni che notarono, nelle acque che separavano l’isola di Lampedusa dalla costa di Sciacca, nell’Agrigentino, un notevole ribollire del mare: i pesci della zona iniziarono a morire, per via dei venefici gas rilasciati durante quella che, a tutti gli effetti, era un’eruzione sottomarina in atto.
Un’eruzione, tra l’altro, molto violenta: i racconti dell’epoca narrano di alte colonne di fumo che fuoriuscivano dall’acqua, assieme a materiale eruttivo, come lava e pietra pomice. L’intensa attività vulcanica sottomarina portò, tuttavia, a un risultato inaspettato: l’emersione di un vero e proprio isolotto. Se, agli inizi di luglio del 1831, esso misurava circa 8 metri in altezza, al momento della sua totale emersione, il 12 luglio, arrivò ad oltre 60 metri di altezza, per circa 4 km² di larghezza.
La disputa tra nazioni
L’emersione della neonata isola causò quello che potrebbe essere oggi definito un incidente internazionale. In quanto “terra di nessuno”, in via teorica, essa sarebbe dovuta appartenere a chiunque vi avesse posto piede per primo. Dunque, non passò molto tempo prima che dei naviganti stranieri vi approdarono per prenderne possesso. I primi furono gli inglesi, che alla fine di agosto 1831 piantarono la propria bandiera, chiamando il nuovo isolotto Graham.
I francesi, indispettiti da tale gesto, approdarono sulla nuova isola alla fine del mese successivo: numerosi studi furono compiuti sui materiali formanti la nuova terra emersa, che venne chiamata Iulia, dal mese in cui apparve, e reclamata dallo stato francese. Nel regno delle Due Sicilie, nel frattempo, cresceva il malcontento generale: perché altre nazioni pretendevano il possesso di un’isola nata nei pressi della costa Siciliana?
L’allora re Ferdinando II di Borbone, allora, mandò una corvetta, l’Etna, a issare la bandiera del regno delle Due Sicilie su quella che venne chiamata, in onore del regnante, Isola Ferdinandea. Non solo: Ferdinando mandò ai rappresentanti d’Inghilterra e Francia un promemoria su un atto promulgato il 17 agosto dello stesso anno, che vedeva l’isolotto in possesso del regno delle Due Sicilie. Ma questo contribuì a causare l’ira delle due nazioni: la nuova isola aveva acceso la scintilla per un incidente internazionale.
La fine dell’Isola Ferdinandea
La disputa internazionale, dunque, rischiava di divenire qualcosa di più. Nonostante questo, si risolse, a tutti gli effetti, naturalmente. In quanto prodotto di un’eruzione sottomarina, l’Isola Ferdinandea era composta da materiali quali la tefrite, non particolarmente durevole a contatto con l’acqua marina.
Per questo motivo, neanche cinque mesi dopo, tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre del 1831, i naviganti cominciarono a segnalare l’inarrestabile erosione e inabissamento della nuova isola: il 12 novembre dello stesso anno, l’Isola Ferdinandea sparì dalla superficie, inghiottita dalle acque sottostanti. Testimonianze non confermate parlano di una riemersione negli anni successivi, tuttavia ciò potrebbe essere un accadimento quasi impossibile.
Questo perché l’Isola Ferdinandea è uno dei coni accessori più in alto del vulcano Empedocle, la cui base giace a ben 400 metri sotto il livello del mare: l’eruzione lo portò ad arrivare oltre la superficie del mare, ma una volta eroso, difficilmente tale cono vulcanico può essere ricostruito nella stessa identica posizione.
Ciò che resta oggi dell’Isola tanto disputata è comunque il punto più alto di Empedocle: giace tra i 6 e i 9 metri sotto il livello del mare, facilmente visitabile in immersione e divertente bersaglio di recensioni che la definiscono “l’isola che non c’è”, quasi come un’Atlantide che, a differenza del mito, è possibile vedere.
Grazie alla facilità nel raggiungimento, in epoca contemporanea dei sub vi posero una lastra, che ne ricordò ad imperitura memoria che tale territorio sarebbe sempre appartenuto al popolo siciliano. Negli anni ’80, inoltre, fu protagonista di un curioso incidente: fu colpita da un missile americano, poiché scambiata per un sottomarino.

I più, al giorno d’oggi, si chiedono se l’Isola Ferdinandea risalirà in superficie. L’attività nelle acque ove essa si trova, in effetti, è stata ben visibile specialmente dopo alcuni avvenimenti sismici: la più recente è stata nel 2002. Tuttavia, la straordinarietà di tale evento lo rende unico nel suo genere: nuove isole potranno salire in superficie, ma non di certo l’Isola Ferdinandea che, ad ogni modo, resta la protagonista di una storia curiosa e di un quasi incidente internazionale, entrando nella leggenda tra le acque di un mare che ha ancora molto da raccontare.
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