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Nella prestigiosa Università della Manouba, in Tunisia, è stata istituita la prima cattedra universitaria dedicata allo studio della lingua siciliana, ufficialmente riconosciuta come lingua a tutti gli effetti.
Grazie all’iniziativa del professor Alfonso Campisi, docente di Filologia Italiana e Romanza, originario di Trapani, questa disciplina ha trovato spazio nella Facoltà di Lingue dal 2016, con la fondazione della “Cattedra Sicilia per il dialogo di culture e civiltà“. La cattedra è intitolata allo scrittore messinese Vincenzo Consolo, in omaggio al suo impegno nella valorizzazione delle tradizioni e della lingua siciliana.
Alfonso Campisi: la passione per la Sicilia e la cultura mediterranea
Alfonso Campisi è attualmente docente ordinario presso l’Università della Manouba. Nato a Trapani, ha studiato all’Università di Palermo e si è perfezionato in Francia, dove ha conseguito il dottorato. Nel 1997 gli fu offerta una posizione di due anni come lettore di italiano in Tunisia. Rinnovato anno dopo anno, fino a diventare permanente, il professore vive da oltre 25 anni in Tunisia. Campisi è noto per i suoi studi sui movimenti migratori nel Mediterraneo ed è presidente del Consiglio Scientifico dell’Accademia della Lingua Siciliana e di AISLLI-UNESCO.

La sua vicinanza alla Tunisia rappresenta un ritorno alle origini: la sua storia familiare è legata all’emigrazione italiana in Tunisia nel XIX secolo, quando circa 105.000 italiani, per lo più siciliani, si trasferirono nel paese in cerca di opportunità lavorative. Alcuni dei suoi antenati fecero parte di questa ondata migratoria.
Il riconoscimento internazionale della lingua siciliana
Nonostante il siciliano sia ormai riconosciuto come una lingua a tutti gli effetti, dotata di un proprio codice ISO, molti continuano a considerarlo una semplice varietà regionale. Tuttavia, grazie alle iniziative di studiosi come Campisi, si sta cercando di cambiare questa percezione, trasformandolo in un oggetto di studio serio e accademico.
Oltre all’Università della Manouba, anche l’Università della Pennsylvania a Filadelfia include nel curriculum di italiano alcuni crediti formativi dedicati alla lingua e alla cultura siciliana. Nel programma di studio, la Sicilia viene presentata ed elogiata come “crocevia di culture e movimenti artistici”. Il corso prevede conversazioni con parlanti nativi, lezioni interattive e approfondimenti su aspetti storici e linguistici.
Attualmente, queste due istituzioni sono le uniche al mondo a offrire studi accademici sulla lingua siciliana.
Un percorso accademico completo sulla cultura siciliana
Attraverso la creazione della prima cattedra della lingua siciliana, il professor Campisi ha dichiarato di voler favorire il dialogo interculturale tra le due sponde del Mediterraneo. Il corso di studi sulla cultura siciliana è riservato agli studenti del quarto e quinto anno, corrispondenti al percorso di laurea magistrale in Italia. Gli studenti non solo imparano la lingua, ma approfondiscono anche la storia delle migrazioni siciliane, l’antropologia, il folklore e la cultura siciliana.

Il professor Campisi non si è limitato all’insegnamento orale, ma ha scritto un manuale di grammatica siciliana adottato dalla facoltà, Mparamu lu sicilianu, in collaborazione con Gaetano Cipolla, originario di Francavilla di Sicilia, professore in pensione di italiano presso la St. John’s University di New York City.
Gli studenti sono stati inoltre coinvolti nel docu-film “Siciliani d’Africa – Tunisia terra promessa”, realizzato da Campisi insieme a Marcello Bivona. Nel film, gli studenti parlano in siciliano, mettendo in pratica quanto appreso durante il loro percorso accademico. Il documentario esplora le radici della comunità siciliana in Tunisia, raccontando storie di emigrazione, integrazione e identità.
La partecipazione attiva degli studenti arricchisce il progetto testimoniando l’approccio innovativo e l’impegno del professor Campisi nell’insegnamento della cultura siciliana. In un’epoca in cui il dialogo interculturale è sempre più necessario, la cattedra e le iniziative a essa collegate dimostrano come lo studio delle lingue e delle culture possa diventare un ponte tra i popoli, capace di riscoprire e valorizzare storie condivise.
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