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Nel pieno delle crisi che scuotevano l’Impero Romano nel III secolo d.C., una figura inattesa si fece strada ai suoi confini orientali. Era Zenobia, regina di Palmira, l’antica città carovaniera che da secoli faceva da ponte tra Oriente e Occidente. In pochi anni, riuscì a estendere il suo controllo sulla Siria, sull’Egitto e su parte dell’Asia Minore, rappresentando una delle sfide più audaci al dominio imperiale di Roma.
Colta, determinata e strategicamente lucida, si guadagnò il sostegno di élite locali e alleanze militari, presentandosi come guida legittima in un periodo di caos imperiale. Zenobia tentò l’impossibile: sfidare l’autorità imperiale e proporre un modello diverso di potere, cultura e appartenenza nel cuore del Mediterraneo orientale.
Una donna fuori dal tempo
Zenobia, nota anche come al-Zabba nella tradizione araba, nacque intorno al 240 d.C. nella città di Palmira, in Siria. Le sue origini esatte restano incerte: secondo alcune fonti era discendente della dinastia seleucide, mentre altre la collegavano direttamente a Cleopatra VII, l’ultima regina d’Egitto. In ogni caso, la pretesa genealogica contribuì a consolidare il suo prestigio e legittimare la sua posizione.
Era una donna di straordinaria cultura per l’epoca. Parlava greco e aramaico, conosceva il latino e l’egiziano, e si circondava di filosofi e studiosi. Tra i suoi consiglieri più noti figura Cassio Longino, importante esponente del neoplatonismo.

Olio su tela, conservato alla Art Gallery of South Australia, Adelaide.
Nel 267 d.C., il marito Settimio Odenato, governatore e generale alleato di Roma, venne assassinato, probabilmente vittima di una congiura di palazzo. Zenobia assunse la reggenza in nome del figlio ancora minorenne, Vaballato. Tuttavia, non rimase a lungo una semplice figura di transizione: in poco tempo prese in mano il potere effettivo, guidando l’espansione dell’influenza palmirena su gran parte del Vicino Oriente.
Un impero tra sabbia e mare
Dopo aver assunto il potere, Zenobia approfittò della fragile situazione dell’Impero Romano, attraversato in quegli anni da lotte interne, crisi economiche e invasioni. Riuscì a costruire una solida rete di alleanze locali: aristocratici, militari, sacerdoti e mercanti sostennero la sua autorità, vedendo in lei una guida forte e strategica.
Nel 269 d.C., compì una delle mosse più audaci del suo regno: occupò l’Egitto, un territorio cruciale per Roma, sia dal punto di vista economico che simbolico. La conquista avvenne rapidamente e senza grandi resistenze, rafforzando la posizione della regina nel Mediterraneo orientale. Successivamente, le sue truppe avanzarono anche in Anatolia, fino a controllare le province della Cappadocia e la Bitinia.
Nonostante la tendenza espansionistica, Zenobia evitò di proclamare apertamente l’indipendenza da Roma. Continuò infatti a coniare monete in nome del figlio, affiancando la sua effigie a quella dell’imperatore Aureliano, allora al potere a Roma. Questo stratagemma serviva a dimostrare fedeltà formale all’Impero, pur esercitando un potere di fatto autonomo: una perfetta strategia diplomatica.
La campagna di Aureliano
Durante il suo governo, Palmira divenne un centro politico e culturale di primo piano. L’architettura mescolava elementi greci, romani e orientali; l’arte rifletteva l’influenza sia del classicismo che delle tradizioni persiane; le istituzioni civili integravano norme locali e romane. Il suo regno si presentava come un modello capace di unire mondi diversi sotto un’unica guida.
L’ascesa di Zenobia e l’espansione del suo dominio, tuttavia, non passarono inosservate. Roma decise di intervenire nel 272 d.C. L’imperatore Aureliano, determinato a ripristinare l’unità dell’Impero, avviò una campagna militare contro Palmira. Dopo aver riconquistato l’Asia Minore e l’Egitto, avanzò rapidamente verso la città.
Zenobia tentò inizialmente di negoziare, ma senza successo. Secondo lo storico Zosimo, cercò anche rifugio presso l’Impero Sasanide, ma fu intercettata e catturata lungo il fiume Eufrate. Poco dopo, anche la città di Palmira si arrese. L’anno successivo, una nuova rivolta dei cittadini portò alla distruzione della città: Aureliano ne ordinò il saccheggio, segnando la fine della breve ma intensa parabola del regno palmireno.
Il destino di Zenobia

Olio su tela, conservato al Guildhall Art Gallery, Londra.
Dopo la caduta di Palmira, Zenobia fu catturata e, secondo alcune fonti, condotta a Roma per essere esibita nel trionfo dell’imperatore Aureliano. La Historia Augusta, una delle poche fonti antiche che ne raccontano in dettaglio il destino, riferisce che sfilò incatenata, coperta di gioielli e vestita con abiti sontuosi, con una catena d’oro così pesante da non riuscire a reggersi in piedi. L’imperatore, colpito dalla sua fierezza e dignità nella sconfitta, avrebbe deciso di risparmiarle la vita.
Questa versione viene in parte confermata anche dallo storico Zosimo, che la descrive viva a Roma e graziata da Aureliano, ma non menziona la cerimonia del trionfo. Tuttavia, le versioni non sono univoche. Secondo alcuni racconti successivi, di incerta attendibilità, Zenobia si sarebbe tolta la vita durante il viaggio verso Roma, per sottrarsi all’umiliazione pubblica della prigionia. Si tratta però di una narrazione più tardo-antica o leggendaria, probabilmente influenzata dal modello tragico di figure come Cleopatra.
Nella tradizione più favorevole, invece, Zenobia avrebbe vissuto il resto dei suoi giorni in una villa a Tivoli, con lo status di matrona romana e una pensione imperiale. Alcuni resoconti riferiscono anche che si risposò con un senatore e condusse una vita agiata e ritirata.
Nella tradizione araba moderna, Zenobia è celebrata come una regina fiera e incorruttibile, eroina della resistenza orientale contro la dominazione straniera. In alcune leggende orali siriane, tramandate soprattutto tra XIX e XX secolo, si racconta che non fu mai catturata, ma fuggì nel deserto e visse nascosta, protetta dai suoi seguaci. Alcuni di questi racconti sono stati in seguito ripresi anche nella letteratura nazionale siriana contemporanea, dove Zenobia assume il ruolo di icona culturale e patriottica.
La sua figura è sopravvissuta nei secoli, trasformandosi a seconda di chi la raccontava: ribelle ambiziosa per gli storici romani, regina eroica per la tradizione araba, nuova Cleopatra per l’immaginario europeo. La sua storia continua a ispirare, perché racconta di un mondo antico dove l’incontro e la fusione tra culture era possibile.
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