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Oggi, a distanza di oltre duemila anni, nessuno conosce con certezza la risposta a una delle domande più affascinanti della storia: dove si trova la tomba di Alessandro Magno, il più grande conquistatore della storia?
La morte a Babilonia
Alessandro Magno morì giovane, a soli 32 anni, nella città di Babilonia, lasciando dietro di sé l’impero più vasto mai esistito fino a quel momento. Il suo dominio si estendeva dalla Grecia all’Asia Minore, dall’Egitto alla Mesopotamia, fino alle terre della Persia e dell’India. Durante le sue conquiste, fondò oltre 20 città, molte delle quali furono chiamate “Alessandria”, tra cui la più famosa in Egitto.

La sua morte prematura scatenò una feroce lotta per il potere tra i suoi generali, i diadochi, ognuno dei quali sperava di succedergli. Infatti, nonostante la sua enorme popolarità e le sue conquiste, Alessandro non lasciò alcun erede diretto. Fu una morte misteriosa: sebbene le cause siano ancora dibattute, alcuni storici suggeriscono che Alessandro possa essere stato avvelenato da suoi stessi uomini.
Ma il corpo di Alessandro non rappresentava solo una reliquia: era un simbolo di legittimità politica. Chiunque fosse riuscito a custodirlo avrebbe potuto rivendicare il controllo su un impero che sembrava destinato a espandersi all’infinito.
Il corpo del re fu trasportato inizialmente in Macedonia, ma il generale Tolomeo, futuro fondatore della dinastia tolemaica in Egitto, intercettò il convoglio funebre. Decise di portare il corpo ad Alessandria, la città che lui stesso aveva fondato, e di conservarlo in un luogo che sarebbe divenuto il cuore simbolico del suo regno.

La tomba ad Alessandria: una realtà documentata
Nel corso dei secoli, diverse fonti antiche confermarono la presenza della tomba di Alessandro ad Alessandria. Imperatori come Cesare, Augusto, Caligola e perfino Caracalla si recarono a rendergli omaggio. Le testimonianze indicano che il sepolcro era un monumento sontuoso, arricchito da gemme e ricoperto da una statua in bronzo che rappresentava il re in posa trionfale.
Anche se i dettagli storici sono frammentari, la tradizione documenta che il corpo di Alessandro fosse visibile all’interno della tomba, conservato in un sarcofago di cristallo. Nel corso del tempo, però, la tomba scomparve misteriosamente dai documenti storici. Invasioni, terremoti e trasformazioni urbanistiche sembrano aver giocato un ruolo importante nell’occultamento del sepolcro. La sua scomparsa ha contribuito ad alimentare la leggenda del grande conquistatore, ma anche una delle più intriganti ricerche archeologiche della storia.
Tra sabbia, cripte e miraggi
La teoria più accreditata sostiene che la tomba di Alessandro giaccia ancora sotto l’attuale Alessandria d’Egitto, sepolta dai secoli. Alcuni scavi recenti hanno portato alla luce edifici e strutture che potrebbero nascondere il sepolcro del re. Un esempio è il distretto di Nabi Daniel, un’area che sembra aver potuto ospitare un importante complesso funerario, ma ancora priva di conferme definitive.
Un’altra ipotesi affascinante è quella che lega Alessandro Magno al tempio dell’oracolo di Amon, che visitò nel 331 a.C., dove fu proclamato figlio di Zeus. Secondo alcuni studiosi, tra cui lo storico Peter Green, il re potrebbe essere stato sepolto proprio lì, in un luogo sacro nel cuore del deserto egiziano. La sua tomba sarebbe quindi stata nascosta per proteggere la sua figura divina.
Oltre alle ipotesi più accreditate, circolano anche teorie più controverse e suggestive, spesso relegate ai margini della ricerca storica ufficiale. Alcune di queste ipotizzano che il corpo di Alessandro possa essere stato trasferito in Italia, forse durante la dominazione romana o in epoca cristiana. Tra i luoghi indicati spiccano il Vaticano e la Basilica di San Marco, ma l’assenza di riscontri concreti rende queste ipotesi fortemente speculative.
La tomba di Alessandro è un simbolo della sua grandezza e della sua leggendaria figura. La ricerca del suo sepolcro è più di una caccia al tesoro: una ricerca che intreccia storia, politica, religione e mito. Ogni nuova scoperta potrebbe essere destinata a riscrivere le pagine della storia.
Alessandro Magno e il mito dell’immortalità
Tante leggende sono nate in seguito alla morte di Alessandro Magno. Diodoro Siculo racconta come, dopo la sua morte, il corpo non si decomponesse: il fenomeno veniva visto come manifestazione della sua natura divina. Secondo le fonti, la mummia emetteva un odore dolce, simile a quello di un dio.
La tomba di Alessandro non era solo un luogo di sepoltura, ma anche un potente simbolo di legittimità. Quando Augusto si recò ad Alessandria per rendergli omaggio, si dice che toccò la mummia del re e, nel farlo, sentì una sensazione di “contatto con un dio“.
Durante la sua campagna d’Egitto, anche Napoleone Bonaparte incaricò i suoi uomini di cercare la tomba di Alessandro, convinto che ritrovarla avrebbe dato maggiore prestigio alla sua conquista. Purtroppo, le sue ricerche si rivelarono infruttuose.
Alcuni sostengono che la tomba di Alessandro Magno fosse, in realtà, vuota fin dal principio. Secondo questa teoria, il grande conquistatore non voleva che la sua morte fosse legata a un luogo fisico e decise di nascondere il suo corpo, rendendo la sua tomba un simbolo di potere eterno.
L’assenza di una sepoltura definitiva per Alessandro potrebbe essere vista come un riflesso del suo status quasi divino, un sovrano la cui morte non era destinata a essere ‘chiusa’ da una semplice tomba. La sua leggenda, forse, è destinata a perdurare per sempre, così come il mistero che ancora avvolge il suo luogo di sepoltura.
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