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Cosa sono i calligraffiti? Si tratta di forme artistiche di straordinaria raffinatezza risultanti dall’incontro tra calligrafia e graffiti. Un esperto in materia è senza dubbio El-Seed, affermato artista franco-tunisino a livello internazionale, autore di numerosi progetti sparsi in giro per il mondo.
La grafia araba è la grande protagonista delle sue opere: murales e installazioni in cui lettere sinuose si ingarbugliano in nodi complicati che attirano l’occhio dello spettatore. Queste opere racchiudono una personalissima poetica artistica. In effetti, perché scegliere proprio l’arabo quale mezzo per comunicare, e per di più in una forma difficile da decifrare, persino per un arabofono? quale missione persegue El-Seed?
La missione di El-Seed
Classe 1981, El-Seed nasce e cresce in Francia da genitori tunisini, e negli anni sente l’esigenza di approfondire le proprie origini. Impara l’arabo e ne coglie le enormi potenzialità artistiche: la grafia araba diventa un potentissimo strumento comunicativo nelle sue mani.
Dietro agli incomprensibili “ghirigori” arabi dei suoi calligraffiti si celano messaggi di pace e coesione sociale. Dai progetti artistici in Tunisia per la promozione del territorio e dei suoi abitanti, all’enorme puzzle di murales in un quartiere dimenticato del Cairo, ai graffiti in giro per il mondo, dove la sua arte viene prima respinta e poi accolta con fierezza dai locali, El-Seed sperimenta con la calligrafia araba per adempiere alla propria missione artistica.
Il fulcro di ogni sua opera è comunicativo, più che estetico. Senza dubbio, la bellezza formale dell’opera ha un’incidenza importante sul suo lavoro: serve ad attirare lo spettatore, ma gli intrecci, apparentemente casuali, delle lettere nascondono messaggi sul desiderio di cambiamento, sulla pace e la coesione sociale.
El-Seed sceglie sempre le parole con cura; queste devono essere rilevanti per le comunità che vivono nei luoghi in cui realizza le sue opere e, al tempo stesso, devono avere anche una dimensione universale.
I suoi messaggi sono sempre in arabo e non prevedono una traduzione (inizialmente, però, era prevista in inglese). L’artista giustifica questa scelta ponendo l’accento sul fatto che l’opera parli già da sé; così come siamo abituati ad ascoltare musica straniera, spesso senza conoscerne le parole, è possibile apprezzare anche i complicati calligraffiti arabi, afferma l’autore. Non è, dopotutto, una scelta che implica un atteggiamento di chiusura culturale, ma l’esatto opposto: un invito a conoscerla e ad abbracciarla senza pregiudizi.
Calligraffiti per unire i popoli
Lavorare a un progetto, dice El-Seed, è “un’esperienza umana“. Nelle fasi di realizzazione, si entra in contatto con gli abitanti del luogo e ci si immerge nella loro quotidianità. Le sue opere sono dedicate alle persone, sono per le persone.
Tra i progetti di impatto dell’artista, non si può non menzionare l’enorme calligraffito dipinto su una facciata del minareto di Jara a Gabés, nella Tunisia meridionale. Si tratta di una scritta riportante alcuni versi del Corano che, oltre ad abbellire il minareto più alto della Tunisia, prima esteticamente anonimo, ha influito sulla comunità tunisina locale in modo del tutto inaspettato per l’artista.
Il nuovo “volto” del minareto ha suscitato la curiosità di visitatori, tunisini e non. In molti si sono recati a Gabés per ammirarlo, cosicché questa città, prima ignorata dal mondo, è stata posta su un palcoscenico mediatico, acquisendo maggiore visibilità. El-Seed è riuscito a mettere in luce Gabés e, conseguentemente, la gente del luogo.
Incoraggiato dai risultati ottenuti, l’artista franco-tunisino ha avviato una serie di ulteriori progetti in diverse città tunisine, promuovendo la conoscenza di quei territori e dei loro abitanti. Ha anche operato in paesi oltremare (e oltreoceano), come il Nepal, il Brasile e gli USA, per citarne alcuni.
Perception: un progetto ambizioso
L’ambizioso progetto realizzato in un distretto occidentale del Cairo, in Egitto, resta uno dei maggiori capolavori dell’artista. Conclusa nel 2016, l’opera, intitolata Perception, è stata la più complessa da realizzare, ma anche una delle più appaganti a livello artistico e umano.
Il progetto, messo in piedi nel distretto di Manshiyat Nasr district, dove vive una comunità di cristiani copti, consisteva nel realizzare un mega-murales su più di 50 edifici diversi. L’area scelta, e i residenti, non godono di particolare considerazione, per via dei carichi di spazzatura che vi confluiscono dal centro del Cairo.
L’obiettivo di El-Seed era quello di mettere in luce una comunità isolata, percepita come sporca, emarginata e segregata. “Perception” non è un titolo casuale: l’opera insegna a non soffermarsi sulle apparenze e ad assumere la giusta prospettiva, al fine di poter cambiare la nostra percezione sulle cose e, soprattutto, sulle persone.
L’opera Perception “prende vita” solo dal monte Mokattam, unico punto di osservazione in cui i vari “pezzi” del disegno sugli edifici del distretto danno vita al meraviglioso messaggio in lettere arabe di El-Seed. Il murales riporta la frase di un vescovo copto del III secolo, che dall’arabo si può tradurre in: “Chiunque voglia vedere chiaramente la luce del sole deve prima pulirsi gli occhi“.
Il graffito dell’artista franco-tunisino, dunque, insegna che dietro a un apparente caos, si nasconde ordine e bellezza; allo stesso modo, e più importante, El-Seed invita ad abbandonare i pregiudizi su una comunità screditata e denigrata, aprendo un dialogo con loro: bisogna assumere una “perception” differente.
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