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Nell’immaginazione collettiva, si è portati a vedere il deserto come una terra desolata, caratterizzata da vertiginose escursioni termiche, in pieno disaccordo con il concetto di vita. Eppure, è proprio dal deserto che una nuova trasformazione potrebbe nascere: una nuova frontiera dell’energia solare.
Il cambiamento, in particolare, andrebbe a partire da una delle oasi presenti in quella che è la parte settentrionale del Sahara, il deserto più grande del mondo, ambiente di ben 9 milioni di km² che, tra gli altri stati, va a toccare la parte meridionale della Tunisia. L’oasi di Rjim Maatoug, negli ultimi decenni, ha assunto sempre più importanza: ma perché? E quali piani riguardanti l’energia pulita le sono legati?
Rjim Maatoug: da oasi a punto di riferimento
Situata nel sud-ovest della Tunisia, in quella parte desertica al confine con l’Algeria, parte del governatorato di Kebili, Rjim Maatoug è un’oasi che, da trent’anni a questa parte, continua a stupire sempre di più. È caratterizzata dalla presenza delle palme da dattero, prodotto agricolo locale che, da solo, costituisce una percentuale importante dell’economia del governatorato tunisino.
Nel corso degli anni, l’oasi è divenuta un vero e proprio punto di riferimento per quel che riguarda la lotta contro l’avanzamento della desertificazione. Basti pensare che, dagli anni ’80, grazie a innovative tecniche di trasporto e raffreddamento delle acque fossili che scorrono sotto il deserto, sono stati raggiunti ben oltre i duemila ettari di rigoglioso verde: tale sviluppo ha portato cambiamenti positivi non solo a livello ambientale, ma anche nei confronti della popolazione che vi abita.
Sempre più famiglie di base nomade, infatti, hanno scelto di stabilirvisi nelle vicinanze; la piantagione ha inoltre portato nuova linfa vitale anche nei dintorni, portando il meridione tunisino a una nuova epoca di splendore dal punto di vista lavorativo e culturale, con la creazione di nuovi impieghi e di strutture essenziali come le scuole.
Questi sono solamente alcuni dei motivi per i quali, in poco tempo, l’oasi ha attratto sempre più lo sguardo del mondo; già da diverso tempo si è resa punto di partenza dei progetti legati all’energia pulita che hanno come obiettivo lo sfruttamento dell’altra grande ricchezza che le terre desertiche hanno da offrire in abbondanza: la luce solare.
Energia solare dal deserto: il progetto TuNur
Il deserto, più di ogni altro luogo sulla Terra, è il posto ideale dove raccogliere una grandissima quantità di energia solare: la costante esposizione e la presenza di pochi punti d’ombra permetterebbe, idealmente, di costruire enormi centrali solari, che potrebbero sostentare il fabbisogno energetico di interi stati.
Questo è l’obiettivo di uno degli ambiziosi progetti della compagnia TuNur (dall’incrocio tra le parole “Tunisia” e la parola araba “Nur”, “luce”), che vede protagonista, come controparte, proprio l’Italia: come spiegato dal team, nel 2028, da Rjim Maatoug partirà “una linea di trasmissione da 2.000 MW appositamente costruita per fornire energia solare […] dall’impianto solare ibrido di TuNur nel sud della Tunisia al cuore della rete europea”.
Tale impianto “sarà situato nel deserto tunisino, dove le risorse solari sono estremamente elevate, consentendo l’integrazione più efficiente di solare fotovoltaico e solare CSP, con accumulo termico. La combinazione di queste due tecnologie consente all’impianto di produrre energia solare a basso costo 24 ore al giorno 365 giorni all’anno“.
Ma ciò che più stupisce è il trasporto dell’energia pulita dalla Tunisia all’Italia, e da lì all’Europa: grazie alla cooperazione con l’azienda energetica italiana Terna, si costruirebbe un lungo cavo sottomarino (di ben oltre 600 km), atto a trasferire l’elettricità da una sponda all’altra del Mediterraneo, più precisamente al punto di raccolta di Montalto di Castro, in Lazio.

Un progetto ambizioso, dunque, coinvolgente per tutte quelle nazioni che vi prendono parte, dai molteplici risvolti positivi: dalla creazione di migliaia di nuovi posti di lavoro a una vera e propria trasformazione energetica all’insegna del rinnovabile, di quel tipo di alimentazione pulita e “green” alla quale, ora più che mai, serve ambire sempre di più.
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