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Due importanti celebrazioni si avvicinano a grandi passi. Tra la notte del 9 e del 10 aprile, la comunità musulmana festeggerà l’Īd al-fiṭr, momento di rottura del digiuno e fine perciò del mese sacro del Ramadan. Non solo: due giorni dopo, il prossimo 12 aprile ricorrerà la giornata internazionale dei viaggi dell’uomo nello spazio, nella cui data si ricorda il primo volo di un uomo nello spazio, quello compiuto da Jurij Alekseevič Gagarin nel 1961, dando inizio all’epoca della corsa allo spazio.
Dagli anni ’60 ai giorni nostri, l’uomo ha compiuto passi da gigante nell’ambito dei viaggi spaziali: si ritornerà, nei prossimi anni, all’esplorazione lunare, mentre muovere i primi passi su Marte sembrerebbe il prossimo obiettivo da raggiungere nei decenni a venire. Nel frattempo, sono numerosi gli astronauti che, anche per lunghi periodi, passano del tempo nelle stazioni spaziali per missioni scientifiche e di ricerca.
Con l’avvenire dei social e dello streaming, alle attività svolta nello spazio si è aggiunta la condivisione non solo degli esperimenti, ma anche di rispondere a quelle curiosità che le persone dalla Terra cercano di comprendere riguardo la vita in un ambiente completamente differente, “alieno”. Così, tra attività quotidiane come l’igiene personale al dormire nello spazio, gli astronauti mostrano ogni aspetto della propria vita lontano dalla Terra, fino a giungere a tematiche più profonde, come la religione.
Gli astronauti musulmani nello spazio
Non è inusuale, dunque, giungere a questioni personali quali l‘osservazione della propria religione fuori dal proprio pianeta. A condividere questo aspetto si è sempre pensato sin dall’inizio del viaggio nello spazio, dalla religione cattolica fino all’Ebraismo e all’Islam. Proprio nei confronti di quest’ultima religione e del mese di digiuno che va seguito dagli osservanti, la curiosità si è innalzata: si segue il Ramadan quando si vive nello spazio e si assiste a più notti e albe, rischiando di perdere l’orientamento temporale?
La risposta è sì. Il primo astronauta musulmano a partire alla volta dello spazio fu il saudita Sultan bin Salman Al Saud, detentore di molteplici record: fu il primo uomo arabo, il primo musulmano, il primo membro appartenente a una famiglia reale e anche il più giovane a salire su uno Space Shuttle e partire alla volta del cosmo.
La missione alla quale partecipò il principe Al Saud ebbe luogo dal 17 al 24 giugno 1985, proprio negli ultimi giorni del Ramadan, che l’astronauta saudita osservava. A proposito del suo viaggio, scrisse un libro, Sette giorni nello spazio: in esso racconta le difficoltà dovute al digiuno, la disidratazione e la stanchezza, ma anche il supporto costante dell’equipaggio, che gli fu accanto in tutti i momenti, celebrando con lui la fine del Ramadan con una giornata definita dal principe come “estatica”, durante la quale ebbe luogo persino un banchetto.
Nel 2007 fu la volta di Sheikh Muszaphar Shukor, astronauta malese: anche lui trascorse il periodo finale del Ramadan nello spazio, che ebbe luogo tra settembre e ottobre di quell’anno. Anche lui elogiò la partecipazione dei colleghi e compagni di viaggio, raccontando di una grande celebrazione una volta giunto l’Īd al-fiṭr. Dal malese venne inoltre elogiata la religione islamica: ne raccontò la tolleranza, spiegando come, qualora il digiuno avesse potuto creargli difficoltà di salute, avrebbe potuto proseguirlo in seguito, una volta tornato sulla Terra.
Il Ramadan 2023 sulla Stazione Spaziale Internazionale
In tempi più recenti, a trascorrere l’intero mese del Ramadan nello spazio è stato l’emiratino Sultan Saif Al Neyadi. Durante la missione, durata ben sei mesi, ha raccontato della sua esperienza, ricordando come, nel suo caso, lo si possa “definire un viaggiatore, e quindi so che possiamo rompere il digiuno che non è obbligatorio […]. Il digiuno non è d’obbligo se una persona non si sente bene. Mangiare una parte di cibo è permesso se la mancanza di nutrimento o di idratazione può mettere a rischio la missione che stai compiendo o mettere a rischio qualcuno dell’equipaggio”.
L’astronauta ha condiviso il mese di digiuno e la gioia dell’Īd al-fiṭr con i suoi compagni a bordo dell’ISS, tenendo d’occhio l’orario di Greenwich, riconosciuta anche come Coordinated Universal Time. Per il Ramadan del 2024 ha condiviso sul proprio profilo X un video, ricordando il mese sacro trascorso nello spazio nel 2023, e dicendosi gioioso nel poterlo trascorrere con la propria famiglia quest’anno. Dunque, seppur lontano dalla terra, il Ramadan resta un mese sacro fedelmente osservato all’insegna della multiculturalità, dell’amicizia e del mutuo rispetto, valori alla base della convivenza nello spazio.
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