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È in corso la Maratona delle Sabbie (dal francese: La Marathon des Sables), la prova di resistenza più dura del pianeta, giunta alla sua 38esima edizione.
L’ultramaratona del deserto è partita il 12 del mese di aprile e continuerà fino al 22. Con un itinerario lungo ben 240km, “The Legendary MDS“, titolo ufficiale della gara di quest’anno, si conferma come una delle maratone più difficili ed estreme di sempre. Essa si svolge in Marocco, sotto il caldo afoso del deserto sahariano, in condizioni tutt’altro che agevoli.
Nulla va preso alla leggera: per prendervi parte è necessaria una preparazione preventiva per abituare il fisico alle prove che dovrà affrontare; prime tra tutte: disidratazione e temperature soffocanti. L’invito alla cautela è serio; eppure, non sempre è stato sufficiente a evitare “incidenti”, poiché gli imprevisti sono dietro l’angolo.
Ne è caso emblematico il maratoneta italiano Mauro Prosperi, che partecipò alla competizione nel 1994, inconscio del fatto che la sua gara si sarebbe trasformata in un incubo dal quale uscì vivo solo per miracolo.
La Maratona delle Sabbie: inclusiva e solidale
Nata nel 1986, la Maratona delle Sabbie si svolge annualmente in Marocco, tra impervi e suggestivi paesaggi desertici. Non è, tuttavia, l’unica competizione a svolgersi nel deserto; esistono altri eventi simili dal format più breve (da 70 a 120 km) in diversi paesi nel mondo. Vengono chiamate HALF MDS e avranno luogo in date comprese tra maggio e dicembre in Namibia, Cappadocia, Fuerteventura, Giordania, Egitto e, persino, oltreoceano, nel deserto Ica del Perù.
La Maratona del deserto si è evoluta negli anni: i partecipanti si sono moltiplicati, la quota femminile è cresciuta notevolmente e l’attenzione verso i temi della sostenibilità e della solidarietà sono divenuti veri e propri perni ideologici dell’evento. La parola chiave, però, è rimasta sempre immutata: godersi un’esperienza fuori dal comune, a contatto con la natura.
La competizione abbraccia tanti valori, come: il sacrificio, la condivisione, la sicurezza, il rispetto e la fratellanza. Atleti da tutto il mondo vi prendono parte per sfidare i propri limiti, tra cui numerose donne. Si consideri che quest’anno la partecipazione femminile ha raggiunto il 35% del totale dei registrati all’evento, rompendo il record rispetto alle edizioni passate. Lo scopo è raggiungere la parità assoluta tra i due sessi nelle iscrizioni future.
A rendere onore alla maratona sahariana sono, inoltre, alcune misure introdotte dal 2024 che vanno incontro alle esigenze delle donne. Queste sono: la predisposizione di cabine-camerini riservate, per una maggiore privacy; servizi igienici presso il bivacco e le varie postazioni lungo il percorso; rifornimento di prodotti per il ciclo mestruale al bivacco e presso i checkpoints dell’itinerario; possibilità di dormire in tende suddivise per genere per tutta la durata dell’evento (8 notti); e, infine, l’offerta di un piano di allenamento gratuito adattabile agli obiettivi delle partecipanti. È, pertanto, evidente il forte spirito di inclusività alla base della maratona.
Tragedie e vittorie nel Sahara
Ogni edizione della Maratone delle Sabbie è una sfida per i suoi organizzatori. Tutto viene curato nel minimo dettaglio: dal trasporto presso i centri di bivacco alla preparazione dei checkpoints dove i maratoneti possono rifocillarsi dopo chilometri di camminata sotto il sole cocente del Sahara.
Sfortunatamente, però, non tutto può essere tenuto sotto controllo durante la gara. Nella scorsa edizione, per esempio, si è assistito a un elevato numero di rinunce e squalifiche, pari al 30% complessivo del numero dei partecipanti, a causa delle elevate temperature. Infatti, nonostante la maratona si sia svolta nel mese di ottobre, i picchi di caldo di 40° hanno complicato il recupero e l’idratazione degli atleti in gara.
In passato si sono verificati non pochi casi di malori tra i partecipanti e, purtroppo, in alcuni casi essi sono stati fatali. Dall’inizio della Maratona delle Sabbie il numero totale di decessi è stato di 3 persone. L’ultimo è avvenuto durante la 35esima edizione, una delle più difficili di sempre per una combo di fattori: dalle temperature calde e umide anormali per il periodo (ottobre) ai problemi intestinali che hanno colpito alcuni partecipanti nelle tende comuni; si aggiunga, poi, lo stato psicologico generale percosso dalla pandemia di COVID-19 allora in corso e, non ultimo, dal tragico arresto cardiaco di un cinquantenne francese in gara.
Nonostante i tristi episodi, la Maratona delle Sabbie ha anche assistito ad alcuni grandi traguardi. Certi partecipanti, in effetti, sono riusciti a sfidare i propri limiti con successo. Meritano una menzione speciale Lys Girard, la maratoneta sedicenne che ha completato la gara, accaparrandosi il titolo di partecipante più giovane sino a oggi; e, tra gli altri, Christian Ginter, uno dei più affezionati alla maratona, tanto da aver partecipato a quasi tutte le edizioni.
Mauro Prosperi, il “Robinson Crusoe” del deserto
Tra le storie più avvincenti legate alla Maratona delle Sabbie, quella di Mauro Prosperi merita indubbiamente di essere raccontata. Il poliziotto-atleta ex campione di Pentathlon prese parte all’edizione del 1994, con forte motivazione e desiderio di mettersi in gara in uno degli scenari più incredibili del mondo. Era ignaro del fatto che quell’esperienza si sarebbe trasformata in un incubo.
Il trentanovenne si perse durante il 4° giorno di gara a causa di un’inaspettata tempesta di sabbia che mutò completamente il paesaggio circostante. All’epoca, il numero dei partecipanti era più ridotto rispetto a oggi e il rischio di rimanere isolati e smarrirsi era maggiore. Così, Mauro rimase a vagare nel deserto del Sahara per dieci giorni prima di essere portato finalmente in ospedale.
La sua storia ha dell’incredibile. Mauro Prosperi percorse 291 km fuori dall’itinerario, attraversando inconsapevolmente il confine con l’Algeria. Durante la sua sventura, la sete fu la sua peggiore nemica. Quando si rese conto di essersi smarrito, aveva con sé solo mezza borraccia di acqua e capì ben presto che avrebbe dovuto bere la sua urina per sopravvivere.
L’equipaggiamento non gli mancava perché per partecipare alla competizione era necessario essere autosufficienti; eppure, le scorte di cibo non furono sufficienti. Dovette nutrirsi delle interiora e del sangue dei pipistrelli trovati all’interno di un santuario musulmano abbandonato e, nel suo percorso senza meta nel deserto, continuò a mangiare quello che trovava: serpenti, lucertole, piante grasse.
Durante le ore più calde cercava riparo, mentre la sera e nelle prime luci del mattino si metteva in marcia. Disperato, dopo esser passato inosservato a due elicotteri, compì il gesto estremo: provò a suicidarsi tagliandosi le vene, ma fallì a causa del livello di disidratazione del suo corpo che rese il sangue denso. Colse ciò come un segno e da quel momento fu determinato a non arrendersi.
La salvezza arrivò grazie a un gruppo di pastore berbere che, dapprima spaventate dal suo aspetto quando si imbatterono in lui, lo soccorsero e chiamarono la polizia. Così, l’incubo terminò e Mauro poté ricongiungersi con la sua famiglia. L’esperienza lo aveva debilitato notevolmente: perse 16 kg e ci vollero 2 anni di convalescenza prima che il maratoneta italiano potesse riprendersi del tutto.
“Quei 10 giorni oltre la vita”
Nonostante le brutte vicissitudini, Mauro Prosperi partecipò altre 8 volte alla Maratona delle Sabbie. Raccontò le proprie esperienze al limite tra la vita e la morte in un libro autobiografico intitolato Quei 10 giorni oltre la vita, scritto a quattro mani insieme all’ex moglie. Nel testo ripercorre i dieci giorni di vagabondaggio nel deserto e mette a nudo i forti sentimenti e le sensazioni provate con uno stile semplice e diretto.
Alla sua storia sono stati dedicati anche dei documentari: uno sul National Geographic Channel nel 2004, dal titolo Expeditions to the Edge: Sahara Nightmare, e un secondo nel 2019, nel quinto episodio della serie Netflix Lost in the Desert. La sua popolarità divenne enorme e persino un principe Tuareg gli dedicò una poesia.
Nell’immaginario comune Mauro Prosperi incarna l’emblema della resistenza e la sua storia continua ad affascinare e ispirare generazioni di atleti.
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