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Al mondo esistono tanti tipi di viaggio: c’è chi si sposta per godere dei numerosi tipi di turismo, chi ancora cerca l’avventura lontano da casa, immergendosi in un nuovo mondo e una nuova cultura. Ma, più di un secolo fa, nel 1868, nacque una straordinaria donna che fece del viaggio la propria ragione di vita: la scrittrice ed esploratrice belga-francese Alexandra David-Néel.
Celebre per le numerose spedizioni verso l’India e soprattutto verso il Tibet, fino a giungere sotto copertura a Lhasa, città ai tempi proibita agli stranieri, David-Néel visse appieno ogni suo viaggio, imparando usi, costumi e tradizioni. Queste informazioni, raccontate in forma epistolare, di saggi o come veri e propri resoconti di viaggio, sono giunte fino a noi, svelandoci un punto di vista unico e innovativo. Ma chi fu, questa donna dalla vita straordinaria?
I primi anni di Alexandra David-Néel: un’irrefrenabile voglia di viaggiare
La grande passione della viaggiatrice belga-francese fu visibile sin dalla giovane età. Appena quindicenne, scappò dal Belgio, dove si trovava in vacanza con la famiglia, fino in Olanda con l’obiettivo di raggiungere l’Inghilterra: venne fermata dalla mancanza di soldi. A diciott’anni, lasciò definitivamente la famiglia, partendo alla volta della Svizzera, della Spagna e, infine, dell’Inghilterra: lì frequentò la biblioteca del British Museum non solo per imparare la lingua, ma anche per avvicinarsi all’Orientalismo.
La svolta nella vita di David-Néel arrivò poco dopo i vent’anni, e precisamente tra il 1890 e il 1891. Fu il momento in cui, probabilmente grazie al ricevimento di una grossa eredità, partì per la prima volta per l’India. Affascinata dalla cultura del luogo, si avvicinò alle tecniche di meditazione e conobbe a Varanasi quello che narrò essere il suo maestro spirituale, Swami Bhaskarananda Saraswati: tanta fu la fama di questo personaggio storico che se ne menziona la presenza persino nel resoconto di viaggio Seguendo l’Equatore, scritto da Mark Twain.
Il canto lirico: mezzo di viaggio e di sostentamento
Il viaggio di circa un anno in India lascia un segno profondo nella giovanissima Alexandra David-Néel, che si ripromette di tornarvi quanto prima. Tra il primo viaggio in Oriente e il secondo, tuttavia, passano quasi vent’anni: un lungo periodo che, tuttavia, non vede la protagonista di questo racconto fermarsi.
Una delle doti di questa straordinaria donna, infatti, fu il canto: su consiglio del padre, studiò al Conservatorio Reale di Bruxelles. Ciò le permise di lavorare presso l’Opera di Hanoi, spostandosi poi verso Atene e infine a Tunisi, dove diviene direttrice artistica.
Tunisi diviene una nuova casa per la donna: è lì che conosce e sposa l’ingegnere ferroviario Philippe Néel. I rapporti fra i due, a causa dei frequenti viaggi di Alexandra, furono turbolenti; nonostante questo, vi fu un mutuale rispetto e supporto da parte di Philippe per la voglia d’indipendenza che caratterizzava la moglie.
Dall’India al Tibet: quattordici anni in viaggio
La separazione tra Alexandra e Philippe avvenne ben presto: nel 1911, ormai 43enne, la donna partì nuovamente alla volta dell’Oriente, per rimanervi fino al 1925. Molte furono le figure storiche che Alexandra David-Néel incontrò durante la sua lunga permanenza: divenne, ad esempio, “sorella spirituale” del principe Sidkeong Tulku Namgyal, noto studioso e poliglotta.
Non solo, fu durante questa spedizione che incontrò il giovanissimo Aphur Yongden. Questa figura diviene importantissima per Alexandra: il ragazzo divenne suo compagno di vita e di viaggio, fino ad essere adottato come figlio dalla stessa David-Néel.
Nonostante le molteplici esperienze accumulate durante gli anni, l’obiettivo del lungo viaggio in Oriente della viaggiatrice belga-francese si fece di giorno in giorno più evidente: il raggiungimento del Tibet. Un sogno impossibile: se non dalle note condizioni climatiche del luogo, i viaggiatori venivano fermati dalle dure leggi che chiudevano le porte ai visitatori stranieri.
Tale sogno divenne, tuttavia, negli anni, sempre di più una possibilità. Furono complici molteplici fattori: ad esempio, la perdita nel 1914 del caro amico Sidkeong Tulku Namgyal, divenuto monarca per pochi mesi del Regno del Sikkim, periodo durante il quale la viaggiatrice fu a tutti gli effetti sua personale consigliera. Non avendo lasciato alcun erede, il Sikkim passò al fratellastro, che allontanò Alexandra dal palazzo.
Il viaggio in incognito verso Lhasa
Alexandra David-Néel e Yongden sconfinarono una prima volta in Tibet, da Sikkim, nel 1916. La meravigliosa esperienza, coronata dall’incontro con il Panchen Lama, si concluse con un’ordine di espulsione da parte delle autorità coloniali inglesi, poiché colpevole di aver ignorato le leggi prestabilite.
Ciò, tuttavia, non avvenne: in Europa era scoppiata nel frattempo la prima guerra mondiale, e viaggiare verso il proprio paese d’origine era impossibile. La viaggiatrice, allora, scelse di spostarsi verso il Giappone: fu essenziale l’incontro con il filosofo Ekai Kawaguchi, che le narrò di come, sotto mentite spoglie, passò ben un anno e mezzo a Lhasa, una delle città più importanti del Tibet.
Ispirata da tale storia, Alexandra e Yongden si spostarono prima in Corea e poi in Cina, che attraversarono da est a ovest travestiti da mendicanti: fu così che, nel 1924, arrivarono a Lhasa, assieme a un gruppo di pellegrini, e lì vi restarono per almeno due mesi prima che venissero scoperti a causa, secondo quanto narrato in delle lettere successive, a causa dell’abitudine della donna di recarsi ogni giorno al fiume per lavarsi, non comune nel luogo.
Tuttavia, prima che le autorità prendessero in mano la situazione, i due viaggiatori si erano già allontanati da tempo da Lhasa. La situazione economica, tuttavia, iniziò a sfuggir loro di mano: da finti mendicanti, Alexandra e Yongden ben presto si trovarono ad aver bisogno realmente d’aiuto, cercando accoglienza di casa in casa durante la lunga strada verso l’India del Nord, dalla quale ripartirono alla volta della Francia.
Dal 1937 al 1969: in viaggio fino alla fine
Seppur settantenne, l’età non trattenne Alexandra David-Néel dal ritornare ancora una volta in Oriente. Ripartita verso la Cina, rivisitò nuovamente il Tibet, dove vi restò per ben cinque anni, e vide per un’ultima volta l’India. Lì, nel 1941, fu raggiunta dalla notizia della scomparsa del marito. Nonostante i freddi rapporti, i resoconti dell’epoca narrano di una forte commozione provata dalla donna.
Nel 1946, fece ritorno in Francia e andò a vivere a Digne-les-Bains: qui iniziò una lunga attività come autrice, raccontando le esperienze vissute durante le sue numerose spedizioni. Nel 1955, 87enne, perde improvvisamente il figlio adottivo. Ritrovatasi sola, fu importante nell’ultima parte della sua vita la figura di Marie-Madeleine Peyronnet, sua personale segretaria, confidente e spesso descritta allo stesso tempo come “una figlia che veglia sulla madre” e “una discepola al servizio del suo guru”.
Nel 1969, a cento anni, Alexandra David-Néel rinnova ancora una volta il passaporto, in attesa di un nuova avventura. L’8 settembre del 1969, a centouno anni, termina la vita della viaggiatrice belga-francese. Le sue ceneri, tuttavia, viaggiarono ancora una volta nel 1973 verso Varanasi, per venire disperse assieme a quelle del figlio adottivo nel Gange, nel luogo dove, poco più che ventenne, iniziò le sue esplorazioni d’Oriente.
Una storia, dunque, lunghissima e piena d’avventure, arrivata sino ai giorni nostri grazie ai numerosi scritti sui quali, fino agli ultimi giorni di vita, quasi cieca e piegata dall’età, continuò a lavorare. Una narrazione che diviene una vera e propria fonte d’ispirazione per tutti coloro i quali decidono di esplorare le bellezze del mondo, facendone la propria ragione d’esistenza, sulla scia di una donna eccezionale che, più di un secolo fa, trasformò la propria vita in una meravigliosa avventura.
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