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Varie e numerose sono quelle storie che, nei secoli, sono state raccontate sulle cosiddette “isole fantasma”: luoghi una volta esistenti, ora spariti da ogni carta geografica; o ancora, luoghi fittizi, resi talmente bene dai propri autori da sembrare quasi reali. Ma uno dei casi più curiosi della geografia dell’Oceano Pacifico è certamente costituito da Sandy Island.
Questo lembo di terra, osservato nel diciottesimo secolo durante le spedizioni compiute dal capitano James Cook, ha destato negli anni la curiosità di tutto il mondo: rappresentato nelle cartine geografiche fino all’epoca contemporanea, in realtà è introvabile agli occhi non solo dei cartografi, ma anche dei più moderni satelliti. Di cosa potrebbe allora trattarsi? E quale è stato il ruolo della Francia nella sua “non scoperta”?
Le prime osservazioni di Sandy Island
Dalla scoperta dell’America in poi, si apre l’era delle grandi scoperte: il mondo è più vasto rispetto a quel che, fino a quel momento, era stato conosciuto. Tanti si imbarcarono verso l’ignoto, e grandi furono le sorprese che gli esploratori si trovarono davanti.
Fu Vasco Núñez de Balboa, esploratore spagnolo in cerca di una terra leggendaria piena di ricchezze, a osservare per la prima volta il “mare del Sud”, non sapendo che si trattava della più vasta distesa d’acqua della Terra: l’Oceano Pacifico, il cui nome attuale venne dato più tardi da Ferdinando Magellano, data la semplicità della navigazione nelle sue acque.
La seconda metà del diciottesimo secolo, certamente, è legata al nome del capitano britannico James Cook, e ai suoi tre viaggi attraverso l’Oceano Pacifico, con l’obiettivo di scoprire e cartografare nuovi territori sfuggiti agli esploratori venuti prima di lui. Il suo viaggio permise di mappare numerosissimi nuovi territori, dalla Nuova Zelanda alle Hawaii, dando un importantissimo contributo alla cartografia fino a quel momento prodotta.
Durante il secondo dei tre viaggi, esattamente tra il 14 e il 15 settembre del 1774, Cook segnò sulla propria carta una nuova isola: Sandy Island, situata nei pressi della Nuova Caledonia. Un lembo di terra non grandissimo, che da quel momento in poi venne rappresentata su tutte le carte nautiche, fino alla fine del diciannovesimo secolo.
Tuttavia, già un secolo dopo la mappatura di Cook, una baleniera, la Velocity, notò che, nella località segnata dal capitano inglese, vi erano delle grosse onde che si infrangevano su delle isolette sabbiose; tuttavia, non vi era traccia di quella che sarebbe dovuta essere Sandy Island. Non passò molto tempo, perciò, prima che le cartine geografiche iniziarono a segnare tale luogo come “E.D.”, “existence doubtful”, esistenza incerta: l’importante, tuttavia, era avvisare i naviganti di un potenziale pericolo.
Dalle rilevazioni alla “non scoperta”
In tempi più recenti, nel XX secolo, si lavorò per venire a capo del mistero di Sandy Island. Un particolare interesse fu dimostrato dalla Francia: trovandosi, secondo quanto mappato da Cook, vicina alla Nuova Caledonia, l’Isola sarebbe risultata tra i possedimenti francesi. Per questo motivo, lo SHOM (service hydrographique et océanographique de la Marine), dopo aver rilevato la zona, decise di rimuovere l’isola dalle cartine geografiche.
La tesi dell’inesistenza fu avvalorata dall’Australian Hydrographic Service che, tracciando i fondali marini della zona, non solo si accertò della mancanza dell’isola, ma anche della profondità del mare dei dintorni: dai 1400 ai 2400 m. Sandy Island, così, venne “non scoperta”: sebbene sia stata presente su Google Maps fino ad anni recenti adesso, cercandone le coordinate, si può notare quasi una “traccia”, qualcosa che è stato cancellato.

Le ipotesi sull’esistenza dell’isola
Dopo una smentita tale, tuttavia, le domande rimangono molte. Può James Cook aver commesso un così grosso errore? Oppure Sandy Island è davvero esistita, a un certo punto della storia, per poi sparire del tutto? L’ipotesi più probabile è che Cook, così come la Velocity, potrebbero aver adocchiato una “zattera” di pietra pomice, frutto di un’eruzione subacquea avvenuta, ai tempi, nelle vicinanze della sua posizione.
L’errore di Cook potrebbe essere stato perciò genuino: tali oggetti galleggianti assomigliano in tutto e per tutto alla terra, con la presenza di sabbie nella zona della marea e, talvolta, di animali. La presenza di quest’ultimi, tra l’altro, spiegherebbe, secondo i biologi, la migrazione di certe specie da una terra all’altra, grazie al movimento di queste “zattere”. Sandy Island, tuttavia, resta un’isola fantasma: la “non scoperta” più curiosa della storia delle esplorazioni dell’Oceano Pacifico.
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